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Economia / Approfondimento

Il dimenticato ruolo dell’efficienza energetica per liberarsi dal gas russo

© Ben Allan - Unsplash

Da settimane si discute dell’urgenza di interrompere la dipendenza dell’Italia da Mosca ma in pochi sottolineano il contributo decisivo dell’efficienza energetica, se non per criticare il “Superbonus”. Il think tank ECCO propone misure strutturali e più ambiziose, escludendo peraltro dagli incentivi le caldaie a gas

Il “problema” del Superbonus 110% non è tanto il “costo” quanto paradossalmente le ambizioni ancora troppo limitate. L’Italia infatti non può fare a meno di strumenti e politiche forti per incentivare l’efficientamento energetico degli edifici privati se vuole fare a meno del gas (russo e non solo) e ridurre le emissioni di CO2 in base ai target, sempre più ambiziosi, fissati dall’Unione europea. Per il 18 maggio, infatti, è prevista la presentazione del nuovo piano europeo “REPower Eu” che ha come obiettivo quello di superare la dipendenza europea dal gas di Mosca e assegnare un ruolo centrale al risparmio e all’efficienza energetica. “L’Italia deve sostituire 29 miliardi di metri cubi di gas russo -spiega Matteo Leonardi, fondatore di ECCO, think tank indipendente sull’energia e il clima-. Le prime anticipazioni del piano ci dicono che due terzi della diversificazione dal gas russo devono coincidere con azioni di decarbonizzazione, promozione dell’efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili. Ma l’Italia non ha ancora fissato gli obiettivi quantitativi di sostituzione assegnati a queste due dimensioni”.

Alla luce del nuovo piano europeo è urgente correggere le storture del meccanismo del Superbonus 110%. Temi di cui si è discusso durante il media brief organizzato da ECCO il 6 maggio, durante il quale sono stati presentati dati e stime che permettono di avere un’idea più precisa rispetto alle risorse investite in interventi per migliorare l’efficienza energetica e i risultati ottenuti in questi anni. L’elaborazione di ECCO evidenzia come nel 2021 l’Ecobonus (che prevede detrazioni al 65% delle spese sostenute per l’efficientamento energetico) sia costato circa tre miliardi di euro. Mentre il Bonus casa (detrazioni al 50%) ha un impatto sul mancato gettito fiscale pari a circa otto miliardi di euro. “Si tratta di dati contenuti nel Rapporto annuale sulle spese fiscali 2020 del ministero dell’Economia, che però non ha i dati relativi al Superbonus 110% -ha spiegato Francesca Andreoli, policy advisor programma energia di ECCO-. Secondo gli ultimi dati di Enea, ad aprile 2022 le asseverazioni ammesse a detrazioni sono pari a circa 27 miliardi. Se questa cifra viene spalmata sui cinque anni, la spesa annuale è di circa sei miliardi di euro all’anno”.

La somma dei benefici prodotti dai tre bonus fiscali presi in considerazione (Casa, Ecobonus e Superbonus, quest’ultimo solo fino a settembre 2021) permette secondo ECCO di risparmiare circa 0,33 Mtep/anno (1 Mtep è un milione di tonnellate equivalenti di petrolio): “Un risultato in linea con gli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza -sottolinea Andreoli-. Tuttavia questi obiettivi dovranno essere aggiornati per essere in linea con i più ambiziosi obiettivi europei: il ‘Green new deal’, infatti, prevede una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e fissa anche target più elevati per l’efficienza energetica. Secondo le nostre stime dovremmo arrivare a 0,6 Mtep/anno”. E il probabile traguardo fissato dal piano piano “REPower Eu” alza ancora di più l’asticella: 1,60 Mtep/anno secondo le previsioni di ECCO.

La spesa necessaria per migliorare in maniera significativa l’efficienza energetica degli edifici residenziali, delle scuole e degli uffici di tutta Italia, portandoli in classe energetica “A” in modo da ottenere importanti riduzioni dei consumi energetici è di oltre 650 miliardi di euro. “Occorre un meccanismo di incentivazione per l’efficienza energetica -conclude Andreoli- ma deve essere programmato e strutturato tenendo conto di una strategia di lungo termine e deve basarsi sul principio dell’energy efficiency first”.

Per Matteo Leonardi, considerata la bassa efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano e gli alti consumi di energia del settore privato, il nostro Paese non può fare a meno di un meccanismo pubblico che aiuti il settore privato a raggiungere i target fissati dall’Ue per ridurre le emissioni di CO2: “Ma se si mobilita una spesa pubblica di questo livello non ci si può accontentare della semplice efficienza energetica, ma deve coincidere con gli obiettivi di decarbonizzazione -spiega il fondatore di ECCO-. Una delle principali criticità del Superbonus, per come è stato concepito, sono le limitate ambizioni. Il problema quindi non è tanto il costo in generale per le casse pubbliche, quanto il rapporto tra gli obiettivi raggiunti con la mobilitazione di questo tipo di risorse”. In altre parole, a fronte di una spesa pubblica molto elevata non ci si può accontentare di un “salto” di efficienza energetica di sole due classi o di una generica riduzione dei costi delle bollette per le famiglie, ma bisogna puntare a rendere quante più abitazioni possibili “a zero emissioni”. Inoltre, sottolinea ECCO, dovrebbero essere escluse dal meccanismo incentivante le caldaie a gas.

Concentrarsi solo sul Superbonus 110%, però, rischia di essere fuorviante, come ha spiegato Gianluca Ruggieri, ricercatore presso l’Università dell’Insubria e vicepresidente della cooperativa energetica “ènostra”, secondo cui un ulteriore nodo della questione è l’intero sistema delle detrazioni fiscali: “Penso, ad esempio, ai bonus per la manutenzione edilizia o al bonus facciate che non richiedono alcun tipo di miglioramento in termini di efficienza. O al bonus al 65% che copre interventi minimi, come la sostituzione della caldaia o degli infissi che determinano in miglioramento in termini di consumo e di emissioni sostanzialmente trascurabili -ha spiegato Ruggieri-. Da settimane si discute sull’urgenza di interrompere la dipendenza dell’Italia dal gas russo, ma nessuno sottolinea il ruolo dell’efficienza energetica in questo scenario se non per criticare il Superbonus. Quando invece sappiamo da più di vent’anni che gli investimenti in questo settore si ripagano nel tempo, sono economicamente efficienti, generano posti di lavoro di qualità in Italia e migliorano la qualità della vita di coloro che vivono negli edifici riqualificati”.

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