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Il “buio” sull’utilizzo dei fondi italiani in Libia è illegittimo. La sentenza del Consiglio di Stato

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Il Consiglio di Stato ha condannato il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale a rendere pubblici i rapporti di spesa dei progetti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni in Libia finanziati dal governo italiano. “Una sentenza dalla portata strategica”, afferma l’Asgi

È illegittimo negare l’accesso ai rapporti di spesa sui fondi italiani impiegati in Libia. È la sentenza del Consiglio di Stato che ha condannato il ministero degli Esteri a rendere pubblici i rapporti di spesa dei progetti avviati dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Libia finanziati dal governo italiano. Lo scorso gennaio l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) aveva presentato una richiesta di accesso civico ai progetti portati avanti da organizzazioni internazionali e non governative in Libia, Tunisia, Niger ed Egitto con finanziamenti italiani derivanti dal “Fondo Africa”. L’accesso era stato negato.

Con la sentenza emessa lo scorso 13 maggio, il Consiglio di Stato ha affermato la validità del principio di trasparenza e accesso alle informazioni sull’uso di fondi italiani quando sono affidati a organizzazioni internazionali per lo svolgimento di programmi umanitari. L’accesso alle informazioni che può essere esercitato da qualunque cittadino, secondo quanto previsto dal Freedom of Information Act (FOIA) che prevede la possibilità che il singolo, senza motivare la richiesta, chieda conto alla pubblica amministrazione dell’uso delle risorse pubbliche. Il principio di trasparenza è valido per gli atti riguardanti le agenzie delle Nazioni Unite, anche nel caso di rapporti finanziari in cui il donatore è rappresentato dal governo italiano. In particolare, si è ribadito che tutti gli atti non coperti da segreto di Stato sono accessibili a meno che la pubblica amministrazione non motivi puntualmente le ragioni del rigetto, specificando nel dettaglio quali sarebbero gli interessi pubblici compromessi dalla divulgazione delle informazioni.

Nel diniego dell’accesso agli atti presentato dal ministero degli Esteri, si legge nella sentenza, non si parlava della sussistenza di un interesse pubblico “alla non conoscenza del documento”. Al contrario i giudici hanno aggiunto che “anzi sussiste un oggettivo interesse contrario a prevenire la mala gestione di questi fondi, ricostruendo dall’origine motivazioni e destinazioni delle risorse”. Il governo italiano potrà oscurare solo i nomi propri di singoli e aziende e i luoghi sensibili ma indicando la motivazione della scelta.

“È una sentenza dalla portata strategica”, scrive l’Asgi, perché permetterà alla società civile di venire a conoscenza, con dati e informazioni, delle attività che le organizzazioni internazionali svolgono in Libia e in contesti di crisi con finanziamenti italiani quando si tratta di progetti con finalità umanitarie. In particolare, alcune organizzazioni hanno già richiesto all’autorità giudiziaria amministrativa di verificare la legittimità delle misure di rimpatrio assistito dalla Libia nei Paesi di origine portate avanti dall’Oim con i fondi italiani.

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