Cultura e scienza / Intervista
Il 41% delle lingue parlate in tutto il mondo è a rischio. E la crisi climatica aggrava il quadro
Da anni linguisti e attivisti per i diritti dei popoli indigeni lanciano l’allarme: fenomeni come l’innalzamento dei mari siccità estreme fanno da amplificatore, costringendo le persone a lasciare le proprie comunità. Ma è possibile intervenire per salvare gli idiomi in pericolo. L’intervista alla ricercatrice canadese Anastasia Riehl
Con i suoi 12mila chilometri quadrati di superficie, Vanuatu, nazione insulare dell’Oceano Pacifico meridionale, è poco più grande del Libano. Eppure lì si parlano circa 110 lingue. La piccola Repubblica ha la più alta densità linguistica pro-capite al mondo ed è anche uno dei Paesi maggiormente esposti alle conseguenze estreme dei cambiamenti climatici: condizioni che minacciano seriamente anche la sopravvivenza della varietà linguistica dell’arcipelago. E non è un caso isolato. Da molti anni linguisti di tutto il mondo e attivisti per i diritti dei popoli indigeni lanciano l’allarme su questo fenomeno: il 41% delle circa settemila lingue parlate oggi in tutto il mondo è in pericolo e rischia di scomparire. Un fenomeno che viene esacerbato proprio dal cambiamento climatico.
“Funge da effetto moltiplicatore di alcuni dei fattori che mettono una lingua a rischio, aggravando una situazione estremamente vulnerabile -racconta ad Altreconomia Anastasia Riehl, direttrice della Strathy Language Unit presso la Queen’s University di Kingston, in Canada-. Uno dei problemi principali è che gli effetti dei cambiamenti climatici sradicano le persone, costringendole a lasciare la propria comunità. Se i mari si innalzano o se c’è un prolungato periodo di siccità molte persone decidono di trasferirsi altrove e può capitare che si stabiliscano in un’area dove si parla una lingua diversa, così quella d’origine lentamente si perde perché non viene più insegnata ai bambini. In questo senso il cambiamento climatico aggrava la situazione perché sradica le persone”.
Professoressa Riehl, quando una lingua è in pericolo?
AR Quando si riduce la trasmissione intergenerazionale. Quando nascono nuove generazioni di bambini che non la parlano quanto quelle precedenti sappiamo che c’è un declino. È importante rilevare anche che non tutti condividono la definizione di lingua in pericolo (endangered language, in inglese): ci sono alcune comunità che non condividono questa definizione perché suggerisce l’idea che la perdita sia inevitabile, mentre loro intendono preservarla. In altre dove si è già interrotto il processo di trasmissione di una lingua, si sta lavorando per riportarla in vita: per questo preferiscono usare il termine “dormiente”.
Si tratta di un fenomeno nuovo?
AR No è sempre successo: le lingue sono in evoluzione, cambiano sempre. Nel corso del tempo alcune muoiono e altre nascono. Ma l’aumento repentino che si è verificato negli ultimi secoli è nuovo e oggi ci troviamo in un punto critico.
Quali sono i fattori che possono causare la scomparsa di una lingua?
AR Uno di questi è l’oppressione delle minoranze linguistiche che si verificava in passato come oggi: ci sono governi che impediscono ad alcuni gruppi di parlare il proprio idioma. È successo ad esempio in Canada, dove tra Ottocento e Novecento, si sono diffuse le cosiddette “Scuole residenziali” per i bambini appartenenti alle comunità indigene cui veniva imposto di parlare solo inglese o francese. Un altro elemento sta nel fatto che negli ultimi cento anni alcuni Paesi hanno adottato una propria lingua nazionale, come ha fatto l’Indonesia, e questo ha portato gradualmente al declino degli idiomi locali attraverso l’adozione dell’indonesiano nel sistema scolastico e in tutta la società civile. Non c’è stata un’imposizione forzata, ma gradualmente le popolazioni indigene sono passate dall’uso della propria lingua a quella che sentono tutti i giorni alla radio e alla tv, che leggono sui giornali. È questo uno dei principali fattori che sta causando la crisi che viviamo oggi.
A suo avviso l’impatto dei cambiamenti climatici sulla scomparsa delle lingue indigene è inevitabile?
AR Purtroppo sì, considerata la situazione attuale oltre al fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici probabilmente continueranno a peggiorare, non a migliorare. Non dico però che non ci sia speranza: ci sono molte cose che le comunità possono fare per evitare l’estinzione della propria lingua, ma si tratta di un compito enorme perché sono migliaia quelle a rischio e non ci sono abbastanza risorse e attenzione per fare la differenza per tutte. Con una maggiore consapevolezza e più mezzi riusciremo a impedire che alcune vadano perse, ma non tutte. In questo senso è inevitabile che molte vadano perdute.
Che cosa si può fare per prevenire questa scomparsa?
AR L’educazione dei bambini è un elemento chiave di questo processo: in Australia e in Canada, ad esempio, ci sono i cosiddetti “nidi linguistici” in cui si allevano i più piccoli “immergendoli” nella lingua dei loro genitori e dei loro nonni, riproducendo quello che avveniva per le generazioni precedenti. Oppure si cerca di inserirne lo studio all’interno dell’orario scolastico tradizionale. Laddove l’uso dell’idioma tradizionale ha già “saltato” una generazione sono gli adulti a mettersi a studiare, molte comunità organizzano dei corsi intensivi per questo. La sfida è data dal fatto che ci vogliono fondi, tempo e competenze. Oltre all’istruzione, ci sono molte altre misure utili che potrebbero essere adottate, come il sostegno alla produzione di media nelle lingue locali e, criticamente, la fine della discriminazione delle minoranze linguistiche.
Perché è importante evitare che una lingua scompaia?
AR La lingua è così strettamente intrecciata con la cultura, l’identità e la storia di una popolazione che perderla significa iniziare anche a perdere questi aspetti. Studi condotti in Australia hanno mostrato che i giovani che conoscono la lingua indigena o che si trovano in una comunità in cui questa è forte hanno una salute migliore, fanno meno abuso di sostanze e sono meno esposti a subire abusi fisici. Poi c’è un altro aspetto che a mio avviso è importante sottolineare: perché alcune tra le comunità più esposte al rischio di perdere il proprio idioma si stanno impegnando così tanto per evitare che questo scompaia? Penso a quello che succede in Canada: le popolazioni indigene hanno subito ogni tipo di ingiustizia, alcune comunità hanno seri problemi di salute e sicurezza, persino l’approvvigionamento di acqua pulita per loro è difficoltoso. Eppure stanno anche cercando di far rivivere le proprie lingue e mantenerle forti per le future generazioni: per me questa è un’indicazione di quanto sia importante.
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