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I Cie e l’era Maroni che non finisce

Il cambio della guardia al ministero dell’Interno non ha ancora portato tangibili novità. Anna Maria Cancellieri ha appena lanciato un nuovo allarme "grandi sbarchi" e non ha ancora risposto all’appello dei giornalisti per la libertà d’accesso dei cronisti ai Cie

Ora che al ministero degli Interni non c’è più Roberto Maroni, espressione del più potente fra i partiti anti immigrati che proliferano in Europa, sarebbe il tempo di avere un segno di discontinuità dal nuovo titolare del Viminale, la signora Anna Maria Cancellieri. La neoministra nei giorni scorsi si è presentata a un vertice a Parigi sull’immigrazione, dal quale non è uscito niente di nuovo, se non l’ennesimo allarme – da parte di Cancellieri – per possibili "nuovi grandi sbarchi a Lampedusa".

L’unica, importante novità del dopo Maroni, al momento, è la cancellazione della cosiddetta "emergenza nomadi" (di per sé un’espressione infame, poiché fa intendere che costituisca un’emergenza la presenza in Italia di famiglie appartenenti alla cultura rom), una cancellazione decisa però dai giudici e non dal nuovo governo, tanto meno dal parlamento (che è quello di prima, protagonista di una lunga serie di provvedimenti xenofobi e incostituzionali).

Un gruppo di giornalisti, fiducioso che il passaggio da Maroni a Cancellieri possa portare a qualche cambiamento, ha ribadito una richiesta ormai antica: la possibilità, per i giornalisti, di accedere ai Cie, che sono ormai degli spazi extraterritoriali. Ufficialmente non sono luoghi di detenzione – vi si entra non perché autori di reati, ma in attesa di identificazione o altri provvedimenti – ma sono più chiusi di un carcere.

L’accesso ai Cie sarebbe un piccolo atto di giustizia e di ripristino del diritto-dovere di informare: in nulla cambierebbe il più che discutibile status dei Cie. Cancellieri, al momento, non ha dato cenno di risposta.

L’era Maroni non è ancora finita?

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