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Diritti / Inchiesta

Frontex-PoliTo, ecco le prime mappe. E la clausola sui diritti umani non vincola l’Agenzia

© Facebook: Frontex, the European Border and Coast Guard Agency

Il Politecnico di Torino ha comunicato che il consortium agreement è stato sottoscritto con al suo interno la clausola vincolante sul rispetto dei diritti umani. Dall’Agenzia fanno sapere però di non esserne a conoscenza. Intanto da marzo l’ateneo ha iniziato a realizzare le prime 39 mappe

Frontex non conosce l’esistenza della “clausola vincolante” di rispetto dei diritti umani con cui il Politecnico di Torino, secondo quanto dichiarato a seguito della riunione del Senato accademico del 14 dicembre 2021, avrebbe dovuto scongiurare un utilizzo improprio dei prodotti della sua ricerca. L’accordo in cui l’Ateneo aveva promesso di inserire tale clausola, il consortium agreement, non coinvolge infatti gli uffici dell’Agenzia ma solo i partecipanti al consorzio italiano (Ithaca, Fondazione Link e il Dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del territorio) che nel luglio 2021 si sono aggiudicati la commessa da quattro milioni di euro per la produzione di cartografia aggiornata. La conferma arriva sia da Frontex -che ha fatto sapere ad Altreconomia di “non detenere alcun documento” con riferimento alla sottoscrizione o alle bozze dell’accordo consortile-, sia dal rettorato dell’ateneo di Torino. Un nulla di fatto che sancisce l’inizio ufficiale, a partire dal marzo 2022, della collaborazione tra le due parti, con il PoliTo che ha già iniziato a realizzare 39 mappe.

Fin da quando Altreconomia aveva ottenuto la copia del contratto siglato tra Frontex e il consorzio italiano (febbraio 2022) non era chiaro se il consortium agreement chiamasse in causa anche l’Agenzia. All’interno del contratto quadro (framework contract) si sottolineava come l’accordo fosse già entrato in vigore il 17 giugno 2021, a seguito della controfirma negli uffici di Frontex a Varsavia, e che sarebbero stati siglati di volta in volta solamente dei “moduli d’ordine” con cui il committente chiedeva la realizzazione di specifiche prestazioni. Il 23 maggio 2022 l’ateneo ha comunicato ad Altreconomia che sarebbe stato sottoscritto “il consortium agreement tra Politecnico di Torino, Ithaca Srl e Fondazione Links” con uno specifico riferimento, all’articolo 1 del contratto, al rispetto dei dei diritti umani.

“Ciascuna parte si impegna ad agire -si legge- nel pieno rispetto dei diritti umani e fondamentali, nonché dei principi di integrità della ricerca, come definiti in particolare nel manifesto programmatico ‘Integrità della ricerca al Politecnico di Torino’ al punto 12: ‘Ripudiamo ogni forma di discriminazione che porti all’esclusione di qualsiasi minoranza dai benefici ottenibili attraverso qualsiasi attività di ricerca e ci impegniamo a mantenere un ambiente di lavoro aperto a ricercatori e studenti di tutto il mondo’”. Il 31 maggio 2022 l’Agenzia ha comunicato però di “non detenere alcun documento” con riferimento alla richiesta di avere accesso a “eventuali bozze di consortium agreement sottoscritte dall’Agenzia da luglio 2021 in avanti”. Eppure il 14 dicembre dell’anno scorso, a seguito della riunione del Senato accademico che ha dato il via libera all’accordo con Frontex, i senatori avevano fatto sapere, tramite le pagine de La Stampa, che avrebbero introdotto “una clausola vincolante, allo scopo di specificare nel Consortium agreement l’impegno tanto del personale docente e di ricerca coinvolto quanto del committente ad agire in osservanza del rispetto dei diritti umani e fondamentali delle persone”. Tra le parti che si impegnano ad agire in tal senso, però, Frontex è esclusa. O di sicuro non ha preso visione di questa clausola.

Copia del “Framework contract” siglato tra Frontex, l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne europee e il consorzio italiano formato da Ithaca e Politecnico di Torino

Proprio il controllo che l’ateneo può avere dell’utilizzo dei prodotti della ricerca è l’elemento critico rispetto al contratto che prevede la produzione di cartografia aggiornata per un periodo di due anni, prorogabile di 12 mesi per un massimo di due volte, e un finanziamento totale pari a quattro milioni di euro. Al punto I.10 del framework contract si trova una “lista dettagliata” delle possibilità di utilizzo della cartografia fornita dal consorzio italiano che diventerà “proprietà dell’Ue” che potrà, tra le altre cose, “renderla disponibile a Frontex; renderla fruibile a persone ed enti che lavorano per l’Agenzia o collaborano con essa, inclusi contraenti, sub-contraenti che siano persone legali o fisiche; fornirla ad altre istituzioni Ue, agenzie, istituzioni degli Stati membri”. Non solo. Al punto “e” dello stesso articolo si legge poi che tutte le modifiche che l’Agenzia o un terzo a nome della stessa possono apportare ai risultati della ricerca. “Riduzione; riassunto; modifica del contenuto; delle dimensioni; apportare modifiche tecniche al contenuto, aggiungere nuove parti o funzionalità; fornire a terzi informazioni aggiuntive riguardanti il risultato (ad esempio, il codice sorgente) al fine di apportare modifiche; l’aggiunta di nuovi elementi, paragrafi, titoli, legenda […]; estrazione di una parte o divisione in parti; incorporare, anche mediante ritaglio e taglio, i risultati o parti di essi in altre opere, come su siti web e pagine web”. Un elemento su cui aveva insistito, più volte, anche il professore Michele Lancione che su Altreconomia, per primo, aveva preso le distanze dall’accordo sottoscritto dal suo ateneo.

Sempre Frontex ha fatto sapere ad Altreconomia che sono già stati siglati due moduli d’ordine di cui uno il 16 marzo 2022, un altro invece non contiene la data di emissione.  Il primo richiede la produzione di sette mappe (cinque di piccola scala e due di larga), il secondo invece la stampa di 1.090 mappe professionali e la realizzazione di 20 mappe di riferimento, sia a piccola sia a larga scala, nove mappe tematiche e un “libro di mappe”. Secondo il bando le mappe di riferimento prevedono l’indicazione dei confini amministrativi, i nomi dei luoghi e le principali caratteristiche fisiche della zona interessata come strade, ferrovie, linee costiere, fiumi e laghi; le mappe “tematiche” mostrano invece una “variabilità spaziale di un tema o di un fenomeno, per esempio la migrazione, criminalità, nazionalità, operazioni, ricerca e soccorso, etc.” oltre che le informazioni geologiche e morfologiche del territorio. Infine le infografiche integrano dati e grafici con la mappa e i libri di mappe uniscono diversi prodotti cartografici in un unico supporto. Questo è il materiale che ha cominciato a produrre il Politecnico di Torino in un periodo, in cui, Frontex è nuovamente finita sotto i riflettori per la sua attività.

I moduli d’ordine con cui l’Agenzia ha commissionato al Politecnico di Torino la produzione delle “prime” mappe

Il 29 aprile 2022 Fabrice Leggeri ha rassegnato le dimissioni da direttore esecutivo dell’Agenzia per le pesanti accuse di violazione dei diritti umani di cui Frontex si è resa complice, specialmente nel mar Egeo dove è accusata di non aver denunciato migliaia di operazioni illegittime di respingimento realizzate dalla Guardia costiera greca con metodi brutali: alle imbarcazioni con i migranti a bordi intercettate al largo della Turchia veniva tolto il motore e venivano spinte nuovamente verso il punto di partenza. L’Agenzia sorvolava dall’alto, come mostrano le immagini ottenute da Der Spiegel, ma non interveniva. Le accuse a Leggeri, contenute nel documento finale dell’indagine dell’Ufficio antifrode europeo (Olaf), riguardano anche spese ingiustificate per voli charter e insabbiamento di casi di molestie interni all’Agenzia. Il suo nuovo capo ad interim, Aija Kalnaja, ha dichiarato il 30 maggio ai legislatori europei che “Frontex è traumatizzata”. Prima del 2027 dovrebbe assumere 10mila agenti ma l’Eu Observer riporta che “entro il 2021 avrebbe dovuto assumere 6.500 dipendenti, ne ha trovati 5.900; nel maggio 2022 aveva assunto 835 dipendenti a fronte di un obiettivo di mille”. Kalnaja ha dichiarato che “alcuni si rifiutano di venire all’Agenzia a causa della sua reputazione” e promesso di rendere Frontex più trasparente e conforme, nella sua attività, alle rispetto dei diritti fondamentali. “Serve un cambio culturale -ha spiegato- che non avverrà in un giorno né nell’agenzia né nell’Ue”. Tradotto: se cambia la “strategia” delle istituzioni europei per respingere negare l’accesso alla protezione a chi tenta di raggiungere il territorio, potremo cambiare anche noi.

Questo cambiamento sembra però distante. Il vicepresidente della Commissione europea Margaritīs Schoinas in un’intervista rilasciata il 28 maggio al de Volkskrant ha chiarito alcuni “punti fermi” di questa strategia. Alla richiesta del perché la Commissione non abbia mai avviato procedimenti disciplinari per le centinaia di casi documentai di respingimenti alle frontiere, Schoinas ha risposto: “Ho la coscienza pulita su questo. Le frontiere esterne devono essere protette! Non ci sarà politica migratoria dell’Ue senza effettivi controlli delle frontiere […]. Le persone muoiono nel Mediterraneo ma sono state salvate anche un milione di vite. Raramente ne leggi. Ci sono molte accuse ma quasi nessuna prova solida. Voglio indagini indipendenti su possibili abusi non casi portati avanti dalle Ong, dalla stampa e non certo dal regime autoritario di Ankara che ha inviato illegalmente 20mila migranti al confine greco”. Il registro non cambia, così come la sistematica violazione del principio di non discriminazione che il Politecnico di Torino si illude di rispettare.

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