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Film dal mondo e convivialità, l’estate milanese al Nuovo Armenia

Attivo dal 2015 all’interno di un parco nella zona Nord della città, vuole essere un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere di Dergano, promuovendo iniziative culturali a prezzi accessibili. E tenendo in equilibrio la sostenibilità economica complessiva, la riqualificazione dell’edificio e l’inclusione delle fragilità sociali

© Nuovo Armenia

Un cinema, un bar bistrot, una scuola di italiano, un edificio da recuperare e mettere a norma. È questo e tanto altro Nuovo Armenia, il progetto che dal 2015 continua ad animare le estati ma non solo del quartiere di Dergano nel quadrante Nord di Milano. Ha sede presso le scuderie di Villa Hanau, residenza nobiliare del XIX secolo oggi diventata sede del Consiglio di Zona 9, all’interno di un parco. Ci si arriva percorrendo un tratto di terra battuta che costeggia un’area verde dove sono state messe a dimora delle piante e sono state collocate le sedie e il telo per proiettare film e documentari. In fondo, all’ombra delle ex scuderie a lungo abbandonate -e che sono oggetto di un processo di ristrutturazione-, sono posizionati più di una ventina di tavolini: qui da metà maggio a fine settembre gli abitanti del quartiere si danno appuntamento in cerca di un po’ di fresco e di proposte culturali originali.

In primis cinematografiche come suggerisce anche il nome del progetto. “Armenia films” era infatti il nome di una delle prime case cinematografiche italiane: nata nel 1917 aveva sede al confine tra i quartieri di Dergano e Bovisa, a pochi metri dal Nuovo Armenia di oggi. “Il cinema è il punto di partenza ma anche il punto di arrivo -racconta Gina Bruno, una delle fondatrici e presidente dell’associazione che gestisce la struttura-. Abbiamo imparato che le proiezioni da sole non sono sostenibili: il Nuovo Armenia è sfaccettato. Dobbiamo portare avanti il progetto culturale tenendo presente contemporaneamente la sostenibilità economica complessiva, la riqualificazione dell’edificio e l’inclusione delle fragilità sociali”.

Conciliare le diverse esigenze non è semplice, specie se si tiene in considerazione la vocazione popolare di questa iniziativa, aperta alle diverse anime del quartiere: i biglietti di tutte le proiezioni sono in vendita al prezzo di cinque euro. Inoltre i film in cartellone sono state scelti tra le produzioni di diversi Paesi africani, asiatici e dell’America latina che trovano pochissimo spazio nelle nostra sale: “Fare cinema in queste condizioni è una forma di attivismo e di resistenza -sottolinea Gina Bruno-. L’idea di proporre pellicole che arrivano da tutti i continenti è nata dall’osservazione della realtà che abbiamo intorno quotidianamente”.

Una delle ultime indagini condotte dal Comune di Milano sulla popolazione residente ha rivelato come il Municipio 9 sia il secondo in città con la più alta percentuale di cittadini immigrati residenti. “Abbiamo organizzato le prime proiezioni cinematografiche all’interno dei cortili delle case di ringhiera della zona. Inoltre abbiamo organizzato momenti conviviali con donne provenienti da Senegal, El Salvador e Perù che, insieme al cinema, volevano presentare anche alcune specialità della loro cucina”, continua Gina che non nasconde anche le difficoltà e i cambiamenti intervenuti in questi anni. “La presenza di persone straniere che vengono e partecipano alle attività del Nuovo Armenia è minoritaria rispetto agli italiani”, ammette, spiegando che “le comunità immigrate hanno già una loro programmazione, una loro soggettività e i loro bisogni. Anche grazie alle difficoltà che abbiamo incontrato, ci siamo resi e rese conto che non basta proporre un film straniero per fare un cinema multiculturale”.

© Nuovo Armenia

Questa nuova consapevolezza, però, “ci ha fatto definire meglio la nostra identità e ci ha dato la possibilità di intrecciare direttamente rapporti con le case di produzione estere ed esplorare anche nuove vie di collaborazione: non solo con il cinema, ma attraverso la musica, ad esempio”. Il riferimento è alla sinergia inaugurata quest’anno con la band Cacao Mental. Grazie alla cumbia, anzi a quella che definiscono elektro cumbia, nuovi avventori si sono avvicinati e hanno intrecciato la loro strada con quella del Nuovo Armenia.

Non a caso quest’esperienza ha trovato casa proprio in un quartiere come Dergano dove già sono presenti varie realtà impegnate in sperimentazioni socio-culturali. “Condividiamo una comune visione di inclusione volta a creare opportunità di crescita insieme. Da questo substrato culturale comune, che privilegia la collaborazione alla competizione, nascono delle progettualità condivise”, dice ancora Gina. A suo avviso a spiegare questa effervescenza del quartiere contano parecchio sia la sua storia -nel dopoguerra Dergano ha accolto la più grande migrazione di uomini e donne dal Sud in cerca di lavoro- sia il suo presente, con la presenza di una forte componente sia di stranieri sia di professionisti e di creativi. Ultimo, ma non meno importante, le sue caratteristiche geografiche e viarie rimaste immutate nel corso degli anni: “Ha la struttura di un paese, ma con confini permeabili”, spiega Gina.

Per gli abitanti del quartiere ritrovarsi al Nuovo Armenia è diventato un appuntamento fisso dell’estate per assistere alle proiezioni durante la settimana e nel weekend, per trascorrere una serata al bar -in servizio tutte le sere grazie anche ai molti volontari- e partecipare a una delle numerose iniziative culturali. “Continueremo con la solita programmazione fino a ottobre ma ci immaginiamo di dare una maggiore continuità alle nostre iniziative, anche nei mesi più freddi”, conclude la presidente dell’associazione.

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