Diritti / Attualità
Il Festival dei diritti che mette al centro il Pianeta
Il 20 marzo prende il via a Milano la terza edizione del Festival dei Diritti Umani negli spazi della Triennale. Incontri per studenti, film in anteprima, documentari da tutto il mondo, mostre fotografiche e dibattiti. “La Terra è un oggetto finito e in pochi la stanno letteralmente saccheggiando, rubando diritti, spazi, libertà, cibo e beni comuni. I diritti non si possono isolare”, spiega Danilo De Biasio, direttore della rassegna
“Una. Per tutti. Non per pochi”. Per la sua terza edizione, gli organizzatori del Festival dei Diritti Umani di Milano hanno scelto di mettere la Terra al centro del programma e della scena, alla Triennale, dal 20 al 24 marzo. Una lettura della realtà e un incedere che per il direttore del Festival, Danilo De Biasio -già direttore di Radio Popolare e membro dell’associazione “Reset-Diritti Umani”- puntano a superare steccati “conservazionisti”. Il come lo racconta il programma di quest’anno, articolato tra martedì 20 e sabato 24 attraverso la programmazione dedicata agli studenti delle scuole superiori (“Edu”), la proiezione dei documentari in concorso a cura di Sole Luna Doc Film Festival (“Doc”), dibattiti, lezioni e racconti in prima persona (“Talk”), il cinema sui grandi temi, dalle rassegne internazionali (“Film”), la fotografia documentaria presentata dagli autori (“Foto”), l’arte e le mostre.
Direttore, partiamo dal titolo che presenta questa edizione del Film Festival Forum.
DDB Quando abbiamo iniziato a ragionare sul festival, nell’autunno scorso, ci siamo resi conto che trattare della natura non potesse prescindere da un richiamo forte all’aspetto economico, alla condivisione dei problemi, e che quella Terra al centro non rappresentasse soltanto un limitato punto di difesa dell’orso polare o della semplice piantina. L’unica cosa che si poteva dire dunque è che la Terra è un oggetto finito; che in pochi la stanno letteralmente saccheggiando, rubando diritti, spazi, libertà, cibo e beni comuni. A danno di tutti. Da qui è nato quel titolo. Il tentativo cioè è quello di spiegare che quando parli di ecologia stai parlando di economia, e che non ci si può limitare a guardare il singolo pezzettino.
Un tratto distintivo del Festival è sempre stato il coinvolgimento degli studenti. Sarà così anche quest’anno?
DDB Sì, assolutamente. Il Festival è nato tre anni fa esattamente con l’idea di parlare a un pubblico giovanile semplicemente perché lì c’è ancora modo di intervenire per riuscire a modificare un modo di pensare e di agire. Quindi mentre il pomeriggio e la sera sono pensati per un pubblico adulto, alla mattina abbiamo scelto documentari semplici, avventurosi ma altrettanto diretti, per un pubblico giovanile. E quest’anno abbiamo aggiunto le buone pratiche perché in passato abbiamo notato che i ragazzi alla fine di ogni mattinata si chiedono e ci chiedono ‘Sì, d’accordo, ma io che cosa posso fare?’. Ecco perché il come sarà al centro del dialogo su ‘Economia, ecologia, etica’ con Carlo Carraro, docente a Venezia di Economia ambientale, per capire quali sono i costi del climate change, e la pratica concreta della cooperativa energetica ‘ènostra’ in compagnia di Gianluca Ruggieri. O del dibattito sulla produzione di cibo sano e in quantità necessaria, partendo dalle conoscenze contadine, con Matteo Dell’Acqua, ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Daniele Bocchiola, ricercatore di ruolo presso il Politecnico di Milano, con la buona pratica di Giuseppe Savino di VàZapp’. E così via.
Proietterete anche film in anteprima?
DDB Lo faremo mercoledì 21 marzo, al Teatro dell’Arte alle 20.30, in collaborazione con Slow Food Italia. Si tratta del film ‘Petit paysan – Un eroe singolare’ di Hubert Charuel (Francia 2018, 104’), che racconta di come l’allevamento intensivo produca enormi danni anche a chi lo sta facendo in modo rispettoso dell’ambiente circostante. Per concludere il festival, invece, sabato 24 alle 20.30 proietteremo la prima italiana di ‘Lerd (A man of integrity)’ di Mohammad Rasoulof (Iran 2017, 120’). È la storia di quest’uomo stanco della politica che vuole rifarsi una vita diversa, in armonia con l’ambiente e che invece si ritrova ancora una volta confinato e stretto da corruzione e lobby di potere. Il tentativo anche in questo caso è quello di spiegare che non si possano isolare i singoli diritti.
Un’altra colonna del programma è la sezione “Foto”, in che modo?
DDB Quest’anno raccogliamo e condividiamo il frutto di un esperimento: nel 2017 abbiamo chiesto a due Ong di farsi accompagnare durante i loro progetti dallo sguardo e dall’obiettivo di un fotografo e che poi le immagini raccolte e selezionate venissero trasportate e trasformate in due mostre in Triennale. Una è più classica e una più composita, con supporti diversi come video, taccuini, immagini. Puntavamo a dare un riconoscimento alla fotografia non solo come toccata e fuga. Inoltre abbiamo preso quattro reportage già usciti e deciso di proiettarli su grandi schermi intervistando ciascun fotografo-autore. Penso al servizio ‘The victims of our wealth’ di Stefano Stranges, moderato da Beatrice Taddei Saltini dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo o a ‘With bare hands’ di Tomaso Clavarino, moderato da Chiara Oggioni Tiepolo delle Officine Fotografiche Milano. O ancora alla ‘Terra dei fuochi’ di Silvia Tenenti, intervistata da Veronica Ulivieri. E tanto altro ancora.
Venerdì 23 metterete intorno a un tavolo medici e avvocati. Titolo: un patto anti-inquinamento. Perché?
DDB Come spieghiamo nella sinossi, l’appuntamento è stato costruito in collaborazione con l’Ordine degli avvocati e l’Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri di Milano. Ci poniamo il problema di uno sviluppo senza inquinamento e di una crescita senza smog. E se vogliamo che il cittadino non ne rimanga vittima, è necessario che medici e avvocati trovino linguaggi e obiettivi comuni. Ne parleremo con Edoardo Bai, epidemiologo, Federico Boezio, avvocato specializzato in Diritto ambientale, Stefano Caserini, ingegnere ambientale (editorialista di Ae, ndr), Paolo Crosignani, epidemiologo, Angelo Leone, avvocato specializzato in Diritto ambientale e Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth.
Si parlerà anche di migranti climatici.
DDB Lo faremo con Hindou Oumarou Ibrahim, coordinatrice dell’Associazione delle Donne e Popolazioni Indigene del Chad (AFPAT). È un’agronoma che sta cercando di fermare la fuga di un popolo di pastori del lago Chad che per le condizioni invivibili dell’ecosistema si sta spostando verso la città. E ragioneremo sullo status di profugo ambientale che ancora l’Europa non vuole riconoscere.
Tra il 23 e il 25 marzo Milano ospiterà tanti eventi interessanti e per un certo verso “coerenti”. Il Festival del cinema africano, asiatico e latinoamericano, Book Pride, Fa’ la cosa giusta!, il vostro Festival dei Diritti Umani. Che succede?
DDB Quando mi sono accorto in modo del tutto casuale che eravamo nello stesso periodo ho alzato il telefono e chiamato gli organizzatori degli altri eventi. Ovviamente nessuno di noi riusciva a spostare l’appuntamento e allora ci siamo detti ‘inventiamoci qualcosa da fare insieme’; ci siamo inventati logo #insieMI per riunire quattro eventi culturali, che sono un segnale positivo per la città e che in linea di massima funzionano tutti bene. Un pezzo di Milano che ha voglia ancora di conoscere.
Che cosa vi lega?
DDB Ci abbiamo riflettuto molto e alla fine abbiamo deciso di rifarci a una persona: Alessandro Leogrande, scrittore e giornalista scomparso alla fine del novembre 2017. È una persona che sta nel nostro cuore e in quello delle iniziative. Andava a informarsi prima di scrivere un pezzo, i suoi racconti erano legati agli ultimi, scriveva ma non rinunciava a intervenire pubblicamente. E allora abbiamo pensato a qualcosa di comune. Sceglieremo un libro e lo metteremo a disposizione del pubblico. Se lo conoscete, rileggerete una pagina, se non lo conoscete scoprirete perché era ed è così importante.
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