Non ci sono case lungo la provinciale 11 che dalla piana di Oristano sale a Seneghe, ma terreni divisi da muri a secco, con piante di olivo e vigneti. Il centro storico dall’anno Mille è appoggiato al versante orientale del Montiferru, il più ampio complesso vulcanico della Sardegna.
Seneghe è un posto dove la storia sedimenta ed Eréntzia è il nome giusto per un vino prodotto in paese: in lingua sarda richiama lo spagnolo herencia. Matteo Illotto lo spiega citando il “Ditzionàriu de sa limba e de sa cultura sarda di Mario Puddu”, il più completo dizionario monolingue della lingua sarda con 111mila lemmi: “erentzia non è semplicemente eredità -spiega- ma l’onere che dai vecchi passa ai più giovani, una responsabilità che ti assumi, legata all’esigenza di portare avanti una cultura”.
Illotto è il presidente della cooperativa di comunità Mussura, che imbottiglia Eréntzia. È nata per offrire ai giovani un’alternativa all’emigrazione, come accade in tanti paesi in Italia. A Seneghe, 3