Diritti / Approfondimento
Dalla squadra del Torino al Cpr: è Sanitalia il nuovo gestore del “Brunelleschi”
Il gruppo radicato nel torinese vanta collaborazioni con i “granata” e gestisce importanti strutture sul territorio provinciale, compreso un centro all’avanguardia per persone con Alzheimer. Si è appena aggiudicato l’appalto da 8,4 milioni di euro per la gestione biennale del Cpr battendo la concorrenza di Ekene. Il centro, ristrutturato dopo la rivolte del 2023, è pronto a riaprire
C’è un filo rosso che da oggi lega la squadra di calcio del Torino Fc al Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. È il gruppo Sanitalia, medical partner dei granata e fresco vincitore dell’appalto da oltre 8,4 milioni di euro per la gestione del Cpr “Brunelleschi”, pronto a riaprire i battenti dopo la chiusura a marzo 2023 a causa dell’inagibilità provocata dalle proteste delle persone trattenute.
Con una spesa di poco più di 250mila euro sostenuta dal ministero dell’Interno e da quello della Difesa, due aree sono state ristrutturate per un totale di 70 posti. “Il Cpr riaprirà nelle stesse identiche condizioni che ne hanno visto la chiusura -spiega Monica Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Torino-. Nessuna nuova soluzione ma un nuovo ente gestore che per la prima volta si troverà a gestire un luogo che in nome della sicurezza umilia la Costituzione e la dignità delle persone che vengono rinchiuse in attesa di un rimpatrio che molto probabilmente non avverrà”.
Come detto, l’appalto per i servizi all’interno della struttura è stato affidato alla Cooperativa Sanitalia che, questa volta, entra dalla porta principale al “Brunelleschi”. In passato, infatti, era già transitata dalle aree del Cpr occupandosi dei “servizi di igiene e sanificazione” e di “assistenza infermieristica” per l’allora ente gestore Gepsa, multinazionale francese che dal 2016 al 2022 ha incassato 8,6 milioni di euro dalla prefettura di Torino.
La vittoria di Sanitalia segna così un cambio di passo: dopo una doppia gestione da parte di società straniere (a Gepsa era seguita Ors Italia, colosso del gruppo britannico Serco) questa volta il Cpr sarà nelle mani di una realtà radicata nel territorio torinese che da ormai diversi mesi ha individuato la detenzione amministrativa come nuove settore in cui investire.
Nell’aprile 2024 Sanitalia è stata tra le trenta realtà che si sono candidate per gestire i centri per migranti previsti dal protocollo Italia-Albania e, pochi mesi dopo, la cooperativa è stata anche tra le concorrenti nella gara per il Cpr di via Corelli di Milano.
In Lombardia il duello è stato con la Cooperativa Ekene (in corsa anche a Gorizia e a Roma) che poi ha vinto l’appalto per la gestione della struttura travolta un anno fa da un’indagine giudiziaria.
A Torino invece la prefettura ha valutato come migliore l’offerta di Sanitalia, già conosciuta dall’ufficio torinese del Viminale con cui la Coperativa ha siglato negli anni diversi contratti per la gestione dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) su tutta la provincia. Almeno a partire dal 2016 quando Gregorio Fabiano, padre dell’attuale rappresentante legale di Sanitalia, era consigliere di amministrazione della Cooperativa sociale Carapace e successivamente di “Agape – Madre dell’accoglienza”: due realtà conosciute sul territorio piemontese –connesse anche alla cooperativa Edu-care– che nascono nell’orbita della congregazione dei Giuseppini del Murialdo che in quegli anni erano molto attivi nell’accoglienza dei richiedenti asilo.
Il capitolo di Carapace (liquidata coattivamente nel 2021) e Agape (inattiva) si chiude, mentre resta attiva e cresce la Cooperartiva Sanitalia che ha visto passare il fatturato da poco più di 27mila euro nel 2013 a oltre 14 milioni di euro al 2023, anno in cui ha chiuso con un risultato positivo di 241mila euro. Grazie alla gestione di alcuni Centri d’accoglienza straordinaria in Piemonte, due ad Asti, tra i malumori in passato degli ospiti, così come successo più recentemente a Chiaves, in val di Susa, dove i richiedenti asilo sono scesi in strada in segno di protesta.
Sanitalia è però soprattutto attiva nell’area sanitaria (gestione di servizi infermieristici) nella residenzialità psichiatrica (cinque strutture, tre ad Asti e due ad Albissola Marina) e all’area anziani con cinque Rsa tra Lombardia (Milano), Liguria (Albisola Marina) e ovviamente in Piemonte, ad Asti e Torino.
Nel capoluogo è conosciuta in particolare per la gestione del complesso Clinica della Memoria che prevede 40 posti per persone affette dal morbo di Alzheimer. Gregorio Fabiano nel frattempo ha lasciato le redini della gestione societaria al figlio ma continua ad essere attivo nel mondo cooperativo come presidente provinciale di Unicoop, associazione di promozione assistenza, tutela e revisione del movimento cooperativo. E resta titolare di diverse cariche in dieci tra aziende e cooperative che si occupano di ristorazione, residenze per anziani e impianti elettrici.
Sanitalia è dentro una rete di società collegate l’una all’altra. Sopra a tutte c’è l’Antares Investments Holding Srl con sede a Roma che non svolge alcuna attività (il valore della produzione è pari a zero sia nel 2021 sia nel 2022) ed è la controllante della società di persone SF Partecipazioni Ss e CF Partecipazioni Ss oltre che del 15% dell’Altair Real Estate Srl (1,5 milioni di euro di capitale sociale) che si occupa di attività di “sostegno alle imprese”.
La Antares Investments Holding Srl è poi proprietaria all’88%, con 2,5 milioni di euro di capitale, della Sanitalia Health Care Srl, capogruppo della rete di società che gestiscono diverse realtà, dal già citato centro per gli anziani attraverso la Centro italiano per l’Alzhemeir Srl e infine alla Sanitalia Medical Care Srl, una clinica medica-chirurgica con sede a Collegno (TO). Questa società dall’agosto 2022 è medical partner del Torino Fc.
La casa dei granata, lo Stadio Olimpico Grande Torino, dista poco più di quattro chilometri dal “Brunelleschi”, uno dei Cpr più longevi d’Italia della cui esistenza la città si è accorta tragicamente il 21 maggio 2021 quando nelle “gabbie pollaio” dell’ospedaletto -un luogo di isolamento all’interno della struttura- si è suicidato Moussa Balde.
Per la sua morte a metà febbraio 2025 inizierà il processo per omicidio colposo a carico dell’allora direttrice e il medico della struttura. Nell’ultima udienza che si è svolta a novembre, l’allora ente gestore Gepsa, chiamato in qualità di datore di lavoro come responsabile civile, ha sollevato la legittimità costituzionale del Cpr Brunelleschi. “Sostanzialmente hanno detto che loro non sono responsabili perché quel luogo è di per sé illegittimo”, spiega Gianluca Vitale, l’avvocato della famiglia Balde. Un cortocircuito. Nel frattempo le accuse di sequestro di persona a danno delle persone isolate nell’ospedaletto a carico di quattro funzionari di polizia sono state archiviate, a inizio novembre, per mancanza di dolo.
Per quanto riguarda i lavori di ristrutturazione si sa che sono stati spesi circa 250mila euro per due aree del centro la cui capienza dovrebbe essere di 70 posti con la possibilità di un aumento nel corso della gestione targata Sanitalia.
Il ministero dell’Interno, però, ha rigettato la nostra richiesta di visionare il progetto di ristrutturazione perché condividerlo avrebbe comportato un pregiudizio alla sicurezza e all’ordine pubblico.
Anche da chiuso, nel 2023, il “Brunelleschi” è costato tantissimo. “Oltre 3,4 milioni di euro, diventando nel medesimo anno il Cpr più costoso d’Italia”, spiega Fabrizio Coresi di ActionAid uno degli autori del report “Trattenuti”.
Da questi costi sono esclusi tra l’altro quelli per il presidio costante delle forze dell’ordine: da alcuni documenti consultati da Altreconomia risulta che in un solo giorno sono state impegnate 18 aliquote dell’esercito e due della questura per due turni notturni, 19 per quelli di giorno. In totale 86 persone in 24 ore per una struttura chiusa. Oggi pronta a riaprire: la data dell’avvio non è ancora certa ma con l’aggiudicazione della Cooperativa Sanitalia -che non ha risposto alle nostre richieste di intervista- il tassello più importante è stato fissato.
“Negli ultimi anni di attività dal Cpr di Torino sono stati rimpatriati meno del 30% degli stranieri -conclude la Garante Monica Gallo-. Quelli che vi sono molto più elevati sono i numeri dei gesti autolesivi, dei tentativi di suicidio, dei ricoveri ospedalieri e delle proteste. Tutto questo si ripeterà: la città di Torino aveva lavorato dal basso a possibili alternative, probabilmente non sono state neppure considerate dal ministero dell’Interno”.
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