Ambiente / Attualità
Dal governo nuove risorse per i piccoli impianti di risalita e l’innevamento artificiale
Nel bando “Energie in vetta” l’esecutivo stanzia 10,8 milioni di euro per affrontare i maggiori costi della stagione 2022/2023 dovuti a energia e approvvigionamento idrico necessario per la produzione di neve “programmata”. Un “accanimento terapeutico”, osserva Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente
Il Governo Meloni mette a disposizione altri 10,8 milioni di euro per “sostenere” i gestori di piccoli impianti di risalita e piste da sci. S’intitola infatti “Energie in vetta” la misura del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie (Dara) della presidenza del Consiglio dei ministri a supporto del “funzionamento delle infrastrutture sportive per i maggiori costi sostenuti nella stagione invernale 2022/2023 rispetto alla stagione invernale precedente”, pubblicata sotto forma di avviso il 24 maggio di quest’anno.
L’iniziativa mette a disposizione complessivamente 10,8 milioni di euro “a valere sul Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane” e si rivolge a gestori di impianti di risalita e piste da sci (da discesa o da fondo) aventi rilevanza locale e non, dotate di impianti per la produzione di neve artificiale. A presentare la domanda possono essere soggetti pubblici sia soggetti privati: imprese, associazioni sportive dilettantistiche e società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro.
Due i requisiti per essere riconosciuti come impianti “aventi rilevanza locale”: le stazioni sciistiche devono disporre di un numero di impianti inferiore a tre e gli stessi devono avere una lunghezza inferiore ai tre chilometri. Oppure nel caso in cui il numero di pass settimanali venduti nell’intera stagione invernale 2022/2023 “non supera il 15% e del numero totale dei pass venduti e il numero di letti commerciali disponibili è inferiore o pari a duemila”.
Le agevolazioni, si legge ancora nel testo, “sono riconosciute nella forma di contributo a fondo perduto e sono destinate a sostenere le maggiori spese della stagione invernale 2022/2023 rispetto alla stagione precedente” che comprendono il costo dell’energia elettrica e l’approvvigionamento idrico necessario per la produzione di neve artificiale. Ciascun beneficiario del contributo potrà ottenere un importo non superiore ai 70mila euro.
“Gli impianti di risalita e le stazioni sciistiche di piccole dimensioni sono prevalentemente quelle che si trovano a quote più basse dove già oggi, a causa dell’aumento delle temperature, la neve è sempre meno frequente e dove in futuro non si potrà più sciare -osserva Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente-. Queste realtà non hanno più futuro, ma se si vuole andare incontro a chi le gestisce si chieda loro un impegno verso la transizione, finalizzato allo sviluppo di forme diverse di turismo”.
Bonardo ricorda poi come il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) consideri l’innevamento artificiale “un’azione dai costi molto elevati e ad alta intensità energetica” che per questo viene considerato una pratica da scoraggiare in prospettiva. “Eppure si continua a investire importanti risorse economiche in attività che sono in perdita e che non avranno futuro: questo è accanimento terapeutico”, conclude.
L’innevamento artificiale richiede l’uso di milioni di litri d’acqua e in futuro ne servirà sempre di più per garantire il funzionamento delle stazioni sciistiche, aumentando la “competizione” tra i diversi attori del territorio per questa preziosa risorsa. L’ultima edizione del rapporto “Nevediversa” pubblicato a marzo 2023 da Legambiente stima un aumento della domanda di risorse idriche dal 50% al 110% su tutto l’arco alpino: “Questi maggiori fabbisogni idrici dovranno essere conteggiati insieme a usi idrici di altri settori, come l’idroelettrico, l’agricoltura, gli usi domestici in generale, il turismo. Con un clima ancora più caldo, nei prossimi anni andremo incontro a usi plurimi dell’acqua sempre più problematici e conflittuali”. L’Italia, poi, è il Paese dove è maggiore il ricorso ai cannoni spara-neve: la percentuale di piste innevate artificialmente è del 90%. Seguono l’Austria con un 70%, la Svizzera con il 50%, la Francia con il 39%. La percentuale più bassa è in Germania, con il 25%.
Il report di Legambiente ha provato anche a stimare il costo economico ed energetico necessario alla produzione di neve artificiale: “Il consumo totale di energia nella regione alpina, solo per la produzione del primo strato minimo di neve artificiale, pari a 30 centimetri, corrisponde a circa 1.400 GWh per stagione -si legge nel rapporto Nevediversa-. Tuttavia, il consumo totale raggiungerebbe i 2.100 GWh in relazione ai successivi interventi di innevamento”. Per innevare i 5.771 chilometri di piste delle Alpi italiane il dispiego energetico sarebbe pari a 480 GWh per i primi trenta centimetri per toccare i 720 GWh per tutta la stagione, mentre per i 710 chilometri degli Appennini il dispiego energetico stimato è rispettivamente di 58 e 87 GWh.
“Se tutti cannoni sparaneve fossero in funzione, in Italia nella stagione 2022-2023 per uno spessore di circa 30 centimetri si arriverebbe ad un costo totale che può variare tra 242 milioni di euro e 564,9 milioni”, conclude il rapporto.
Per quanto riguarda l’utilizzo di risorse idriche, invece, può essere utile evidenziare che con un metro cubo di acqua è possibile produrre mediamente 2,5 metri cubi di neve. Per innevare un ettaro di pista, ovvero una striscia lunga un chilometro e larga dieci metri, con uno strato di fondo alto trenta centimetri, servono circa mille metri cubi d’acqua: quasi la metà di quella contenuta in una piscina olimpica.
I 10,8 milioni messi a disposizione dalla presidenza del Consiglio dei ministri si vanno a sommare ai 200 milioni di euro stanziati dall’esecutivo nell’ambito della Legge di bilancio 2022 e ripartiti nel periodo 2023-2026 a supporto delle imprese di impianti di risalita a fune e di innevamento artificiale. Il 10 maggio il ministero del Turismo guidato da Daniela Santanché ha approvato il decreto che fissa i requisiti per l’erogazione delle risorse.
All’articolo cinque il decreto elenca le spese ammissibili, tra queste la ristrutturazione ammodernamento e manutenzione dei sistemi che consentano l’innevamento delle piste (ad esempio vasche o bacini di approvvigionamento idrico necessari al funzionamento degli impianti di innevamento, impianti di innevamento con sistemi innovativi ad alta efficienza), la realizzazione di “progettualità innovative in ambito di snow-farming al fine di garantire l’operatività turistica delle strutture nei periodi a bassa precipitazione”. Ovvero raccolta e copertura di neve artificiale per evitarne lo scioglimento, il trasporto e la posa presso le piste e gli impianti.
© riproduzione riservata