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Altre Economie / Opinioni

Dopo il dolore, la giustizia: il Coronavirus ci offre la possibilità di ripensare il nostro mondo

"Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema". Una scritta, realizzata dal collettivo artistico Delight Lab, su un palazzo a Santiago del Cile, capitale del Cile

È chiaro quale sarà il nuovo modo di vivere dopo il trauma del diffondersi del virus: da subito bisogna imparare a dare seguito alla solidarietà come chiave della giustizia. E la giustizia che risana le situazioni inique, risollevando le vittime. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 225 — Aprile 2020

L’età della ragione. È quella che ora, sotto la pressione del virus Covid-19, l’umanità deve raggiungere senza rinvii. Molti ripetono che d’ora in poi tutto cambierà ma poi resta il vuoto dell’incertezza, si ammutolisce nello sgomento. In effetti, che cosa e come cambierà? Di fronte a un male che minaccia l’umanità bisogna tornare alla ragione intesa come l’organo di sintesi capace di tenere insieme gli affetti, la compassione, la percezione della realtà, il dialogo intersoggettivo, il riconoscimento dei valori più alti. Essa non è fatta semplicemente di cervello, ma consiste anzitutto nella nostra qualità umana. Infatti è grazie all’umanità di cui siamo personalmente capaci che comprendiamo veramente le cose della vita.

Qualunque tipo di male ci colpisca -che sia una guerra, un terremoto o un virus- è ben diversa la qualità della nostra risposta, che varia molto a seconda del fatto che siamo un’umanità divisa, persa dietro ideologie di competizione, di profitto o di razza, oppure siamo una comunità solidale e democratica. L’arrivo di una grande disgrazia, di per sé, non migliora gli individui e le collettività. Ogni volta si riproduce subito la solita divisione tra chi ha mezzi, denaro e poteri per tutelarsi e chi è povero e privo di altre risorse, tra popoli arricchiti e popoli depredati. La disgrazia diventa indirettamente occasione di svolta solo se si risponde attingendo all’intelligenza del cuore, della mente e dell’esperienza della dignità umana. Se lo facciamo, subito percepiamo la grande evidenza che in questi decenni è stata oscurata: siamo una sola umanità sulla stessa terra, un’unica comunità che ha la stessa dimora. Ogni logica di competizione, di isolamento, di sfruttamento, di respingimento o di “autonomia differenziata” porta ai delitti contro l’umanità. Il mio nemico non è l’altro, è il male che viene da cause fisiche imponderabili e soprattutto il male che viene dalla violenza e dall’iniquità, entrambe figlie della sete di potere.

Se si comprendesse questa evidenza solare, allora avremmo in mano la chiave per aprire qualsiasi via di liberazione. La ragione comune, indivisibile, ha natura etica, non tecnica. E l’etica reale non è una teoria, è la capacità concreta di dedicarsi al bene comune superando l’egocentrismo del “prima io” o “prima noi”. Solo da questa forza di trasformare la sofferenza in passione per la giustizia possono sorgere la nuova politica, la nuova economia, la nuova cultura dell’umanità. Ormai è sotto i nostri occhi la verità del fatto che la società non è un mercato, né una caserma, ma dev’essere una libera comunità in armonia con la natura.

Non si riduca questo discorso a pura filantropia. In realtà si tratta di porre fine politicamente e con decisione alle divisioni che mortificano chi ha di meno e per questo si crede che sia qualcuno che è di meno, uno scarto, una non-persona. Chi è sfruttato, disoccupato, vecchio o malato, chi di solito è sottomesso ad altri per qualunque ragione: tutta questa maggioranza dell’umanità sembra sia invisibile e irrilevante. Oggi che ci sentiamo minacciati dal virus Covid-19 ci accorgiamo di quanto sia terribile la precarietà esistenziale: ma quando, come del resto tuttora accade, essa colpiva gli esclusi e i migranti, nell’opinione pubblica non c’era alcuno scandalo. Adesso è chiaro quale sarà il nuovo modo di vivere dopo il trauma del diffondersi del virus: da subito bisogna imparare a dare seguito alla solidarietà come chiave della giustizia. E la giustizia che risana le situazioni inique, risollevando le vittime, è il metodo della politica, dell’economia e della cultura.
Ascoltare la ragione integra, in modo che diventi l’orientamento etico prevalente nella società, è il passaggio che dobbiamo compiere nei nostri atti quotidiani. Sarebbe vano seguire le norme di prudenza sanitaria senza seguire quelle del coraggio etico e civile. Nessuno pensi di tutelare se stesso senza fare la propria parte per contribuire alla tutela e alla liberazione degli altri.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Nel 2016 ha pubblicato “La rivolta delle risorse umane. Appunti di viaggio verso un’altra società” (Pazzini editore)

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