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Diritti / Opinioni

Chi vuole violare i diritti per “fermare le destre”

Ylva Johansson, commissario europeo agli affari interni, durante presentazione del Patto europeo per la migrazione e l'asilo © European Union, 2023

In Europa si diffondono tesi assurde che propongono di abolire o limitare il diritto d’asilo per frenare i nazionalismi. Un tragico paradosso. Perdente. La rubrica di Gianfranco Schiavone

Tratto da Altreconomia 266 — Gennaio 2024

Il 13 novembre 2023 sulle pagine di Delo -uno dei principali quotidiani della Slovenia- è stato pubblicato un articolo a firma del giornalista Novica Mihailović. “Se i Paesi europei vogliono frenare il rapido rafforzamento dell’estrema destra a seguito di quanto sta accadendo a Gaza e in Medio Oriente, l’Unione europea dovrà controllare l’immigrazione clandestina -si legge-. Per raggiungere questo obiettivo dovrà violare i diritti umani e modificare l’attuale procedura di asilo, avverte l’esperto di sicurezza Boštjan Perne. Per quanto vorremmo evitarlo, Perne avverte che alla fine saremo messi con le spalle al muro e costretti a scegliere tra il modello australiano e quello pakistano di gestione della migrazione”.

Ritengo singolare che per evitare il rafforzamento dell’estrema destra in Europa l’esperto proponga di “violare i diritti umani”. Ovvero indichi come rimedio il conseguimento (semplicemente in modo più veloce) del medesimo obiettivo che gli estremisti si prefiggono di raggiungere.

Prendo a prestito questa proposta, ma potrei farlo con molte altre assai simili perché non suscitano più alcun imbarazzo, ma iniziano a palesarsi come una sorta di nuovo pensiero dotato di autorevolezza.

L’assunto di fondo su cui si basano è, con minime varianti, sempre lo stesso: bisogna rivedere la concezione universalistica dei diritti umani fondamentali e in particolare abolire o ridurre drasticamente il diritto d’asilo per come esso si è sviluppato dopo la Seconda guerra mondiale. Vale a dire il diritto di accedere, per come le condizioni della fuga lo permettono, e senza preventiva autorizzazione, al territorio dello Stato in cui si chiede protezione. È la stessa Convenzione di Ginevra del 1951, all’articolo 31, a vietare l’imposizione di sanzioni (tra cui la limitazione della libertà) ai richiedenti asilo che si presentano senza indugio alle autorità e hanno buone ragioni per il loro ingresso, o la loro presenza, non autorizzata. Diversamente, come ho già evidenziato nella rubrica pubblicata sul numero di novembre 2023 di Altreconomia, verrebbe sanzionato il semplice fatto di aver esercitato un diritto fondamentale.

Uno scenario paradossale che annullerebbe la nozione stessa di Stato di diritto. E mette i brividi vedere che qualcuno in Europa oggi possa invocare come obiettivo da raggiungere il modello pakistano (basato sull’esplicita violazione del divieto di respingimento) o quello australiano di gestione del diritto d’asilo.

Facciamo un passo indietro per ricapitolare quali le politiche sono state adottate da Canberra in materia. Il 26 agosto 2001 la nave norvegese Tampa aveva soccorso 438 persone da un’imbarcazione che stava affondando ed era approdata nei pressi dell’isola di Natale. Anche per contrastare un crescente numero di arrivi, il 27 settembre dello stesso anno il governo australiano ha dato il via alla politica denominata “Soluzione pacifica” stringendo accordi con i governi della vicina Papua Nuova Guinea e di Nauru che prevedevano la deportazione sistematica sia dei migranti immigrati irregolari sia dei richiedenti asilo sull’isola papuana di Manus e su quella di Nauru.

In queste due località, le domande di asilo venivano esaminate con un procedimento a distanza privo delle più basilari garanzie e con detenzione a tempi illimitati. Solo nel novembre 2023 l’Alta Corte australiana ha stabilito l’illegalità di questa prassi.

L’inaudito livello di violazione dei diritti umani messo in atto nei confronti dei migranti ha trovato espressione in un capolavoro della letteratura mondiale contemporanea, l’opera di Behrouz Boochani “Nessun amico se non le montagne” vincitrice del Victorian prize for literature, pubblicato anche in italiano (Add Editore, 2023). Dall’isola di Manus dove era detenuto, Boochani ha composto il suo libro usando, quando gli era possibile, sms e whatsapp, non avendo altro a disposizione. Un libro magistrale sull’annientamento della dignità umana nei nuovi campi di confinamento del nostro secolo.

Gianfranco Schiavone è studioso di migrazioni. Già componente del direttivo dell’Asgi, è presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste

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