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Economia / Intervista

Che cosa (non) è successo in Europa dopo lo scandalo fiscale di Moderna

Le immagini che illustrano queste pagine sono tratte dal fumetto “Power of the 99%” realizzato dalla Rete internazionale per i diritti economici, sociali e culturali © Zago Brothers

Per Vincent Kiezebrink, ricercatore di Somo, la Commissione europea avrebbe avuto gli strumenti per agire contro la multinazionale che ha trasferito i suoi profitti in Paesi a fiscalità agevolata. Ma ha prevalso il potere delle lobby

Tratto da Altreconomia 243 — Dicembre 2021

Lo scorso luglio la Ong olandese Somo ha denunciato in un dettagliato report il fatto che la multinazionale farmaceutica Moderna “sta facendo ricorso a strategie di elusione fiscale per trasferire i suoi profitti in Svizzera e nello Stato del Delaware, negli Stati Uniti”. Per Vincent Kiezebrink, ricercatore di Somo e curatore del report, “abbiamo pagato tre volte il costo di produzione del vaccino contro il Covid-19 -spiega ad Altreconomia-. In primo luogo, le aziende farmaceutiche sono state finanziate con risorse pubbliche: Moderna, ad esempio, ha ricevuto dal governo degli Stati Uniti più di quattro miliardi di dollari per un vaccino la cui tecnologia, tra l’altro, era stata sviluppata presso l’Università della Pennsylvania. Anche qui, con fondi pubblici. In secondo luogo, gli Stati hanno pagato cifre molto alte per acquistare il siero e questo ha permesso a Moderna di realizzare profitti molto elevati: nel report abbiamo stimato un margine del 44%. Infine, c’è la questione della tassazione: Moderna sembra intenzionata a evitare il pagamento delle tasse facendo ricorso a una filiale che ha aperto appositamente in Svizzera nel giugno 2020 e sfruttando le normative fiscali molto favorevoli sui brevetti in vigore nello Stato del Delaware, dove ha la sede legale”.

Che cosa è successo dopo la pubblicazione del report che avete intitolato “Moderna’s free ride”?
VK
Sono stato contattato da alcuni parlamentari europei, che hanno presentato due interrogazioni scritte rivolte alla Commissione europea, e dall’eurodeputata Michèle Rivasi, membro della Commissione per il controllo dei bilanci (Cont). Fino a ora l’attenzione da parte della politica sul tema è arrivata prevalentemente dal Parlamento, ma non dalla Commissione. Dal canto suo, invece, Moderna avrebbe aumentato ulteriormente i prezzi dei vaccini per l’Unione europea, secondo quanto ha riferito a inizio agosto il Financial Times. Non c’è stato quindi quel cambiamento che avevamo auspicato.

Può dirci di più in merito all’attività della Commissione per il controllo dei bilanci?
VK Si tratta di un organo del Parlamento europeo che ha il compito di vigilare sul budget della Commissione europea. Ma i suoi membri hanno un accesso molto limitato ai contratti e, di conseguenza, hanno anche una capacità limitata di esercitare quel controllo democratico che sarebbe necessario. La parlamentare con cui ho parlato, ad esempio, non è stata in grado di ottenere il contratto siglato da Bruxelles con Moderna fino a quando il testo dell’accordo non è trapelato sui media.
La Cont sta lavorando alla stesura di una mozione per migliorare la trasparenza sugli appalti dell’Unione europea: nel testo si chiede alla Commissione di rendere pubblici i contratti più rilevanti, come in questo caso quelli siglati con Moderna, Pfizer e AstraZeneca. 

Che risposte hanno ricevuto gli eurodeputati agli interrogativi che hanno sollevato rispetto alla questione dell’elusione fiscale da parte di Moderna?
VK C’è stata una seduta della Commissione per il controllo del bilancio a cui ha partecipato anche la commissaria europea alla salute, Stella Kyriakides. In quell’occasione l’eurodeputata Rivasi ha chiesto esplicitamente informazioni in merito all’elusione fiscale messa in atto da Moderna. La commissaria ha risposto che sì, l’elusione fiscale è un problema e deve essere contrastata. Ma che in questo caso la Commissione non ha nessuna responsabilità perché si tratta semplicemente di un contratto firmato con un’azienda che fornisce vaccini e che la Commissione non può dire nulla rispetto a come poi quell’azienda si comporta. Una risposta simile è stata data dal commissario all’economia, Paolo Gentiloni, agli eurodeputati che hanno sollevato la questione al Parlamento europeo con due interrogazioni scritte. Penso invece che sia responsabilità della Commissione europea affrontare il tema dell’elusione fiscale anche in questa vicenda, ma che non voglia intervenire quando in realtà avrebbe il potere di farlo. 

Nel giugno 2020 Moderna ha aperto una filiale in Svizzera, dopo avere fatto ricorso a strategie per trasferire i suoi profitti anche nello Stato del Delaware negli Stati Uniti, secondo quanto ricostruito dalla Ong Somo © Zago Brothers

La Commissione ha gli strumenti per agire?
VK Certamente, l’Europa ha un grandissimo peso geopolitico ed è uno dei primi mercati mondiali. A Bruxelles non mancano le leve per muoversi. Nella fase di negoziazione dei contratti con le aziende -come Moderna, in questo caso- l’Europa potrebbe imporre che i pagamenti legati a contratti per appalti pubblici rilevanti vengano effettuati solo a società che hanno sede in Paesi dove hanno una reale attività economica e non in paradisi fiscali o Paesi con tassazione agevolata. Questo potrebbe essere un pre-requisito all’interno del processo negoziale. 

Se gli strumenti ci sono, da dove viene la mancata volontà di intervento?
VK L’Ong Corporate Europe Observatory (che monitora le attività di lobby delle multinazionali, ndr) ha denunciato il fatto che i rappresentanti dell’industria farmaceutica abbiano avuto un accesso privilegiato alla Commissione europea durante i mesi dell’emergenza Covid-19. La capacità di svolgere attività di lobby da parte di questi gruppi è molto più forte rispetto a quella di altri soggetti come, ad esempio, quelli che chiedono la sospensione dei brevetti sui vaccini.

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Lo scorso 10 novembre la Commissione ha annunciato di aver siglato un accordo con la società farmaceutica Valneva per acquistare un nuovo vaccino. C’è il rischio che si ripeta quello che è successo con Moderna?
VK Non conosco i termini del contratto e non posso commentare la vicenda nello specifico. Penso però sia importante precisare che non tutte le società farmaceutiche che hanno siglato contratti con la Commissione europea e i diversi Paesi si sono comportate allo stesso modo. AstraZeneca e Johnson&Johnson, ad esempio, vendono i vaccini a un prezzo poco superiore a quello di costo e non stanno realizzando enormi profitti come invece stanno facendo Moderna e Pfizer. Quando ci saremo lasciati la pandemia alle spalle, AstraZeneca e Johnson&Johnson alzeranno i prezzi e faranno utili. È legittimo che un’azienda faccia profitti. Il punto sta nel loro ammontare.

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India e Sudafrica avevano presentato all’Organizzazione mondiale del commercio la proposta di sospendere i brevetti sui vaccini. Una richiesta cui l’Ue si è sempre opposta: che cosa ne pensa?
VK
 L’Unione europea sta spingendo per quello che viene definito “compulsory licensing” in alternativa alla sospensione dei brevetti. Si tratta di un meccanismo che permetterebbe ai Paesi di produrre vaccini sulla base di specifiche licenze ma solo per l’uso domestico. Come ha affermato anche Medici senza frontiere, questa non è una reale soluzione all’emergenza che stiamo affrontando che richiederebbe invece una produzione di vaccini veloce, a prezzi accessibili e diffusa a livello globale. La posizione dell’Ue è discutibile da un punto di vista etico.

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Perché c’è stata così poca attenzione da parte dei media mainstream e dell’opinione pubblica sul tema dei prezzi dei vaccini e della vostra “inchiesta” su Moderna?
VK C’è stata attenzione su questi temi da parte dei media che si occupano di questioni europee e da parte dei parlamentari europei. A mio avviso, però, c’è anche un altro elemento da tenere in considerazione: i vaccini sono lo strumento che ci ha permesso di uscire dall’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ed è certamente un fatto positivo. Ma al tempo stesso è necessario uno sguardo più critico rispetto al ruolo che stanno giocando le aziende farmaceutiche e non limitarci ad acclamarle come i nostri salvatori, come ho visto fare sui media olandesi. Perché non è così, non sono i nostri salvatori: sono aziende e il loro obiettivo, lecitamente, è fare profitti. Ma non quando l’attività delle imprese non è regolamentata e viene permesso loro di trarre enormi profitti alle spalle dei contribuenti, grazie a prodotti il cui sviluppo è stato finanziato con risorse pubbliche. Inoltre questo dibattito sull’ingiustizia economica è complesso e astratto: sebbene ci riguardi tutti non ha un impatto così diretto sulle vite delle persone come le chiusure o le altre restrizioni.

Un altro fattore che ha inciso sulla scarsa attenzione dei media su questi temi è stata la mancanza di trasparenza. Abbiamo potuto lavorare al nostro report solo perché un programma della televisione pubblica italiana (Report, ndr) ha ottenuto e pubblicato i contratti per la fornitura di vaccini siglati da Bruxelles con Moderna e Pfizer. Solo in quell’occasione abbiamo avuto informazioni affidabili sui prezzi che sarebbero stati pagati dai cittadini europei. E la stessa mancanza di trasparenza c’è stata con i successivi contratti di fornitura. 

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