Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Economia / Opinioni

A proposito delle bollette del gas con costi di oltre tre euro al metro cubo

© REEET JANK - Unsplash

Una signora ultraottantenne, già in mercato libero, ha dovuto pagare per i consumi di dicembre 2023 e gennaio 2024, pari a 289 metri cubi, 906 euro. “Qualcuno dovrebbe spiegare agli utenti disorientati che le tariffe a prezzo fisso del gas sono un rischio”. Ma Arera latita o fa il contrario del suo mandato, denuncia Remo Valsecchi

Come ampiamente riportato dalla stampa nazionale e locale, numerosi utenti di servizi energetici, in particolare del gas, stanno ricevendo bollette dai costi esorbitanti, anzi assurdi, con effetti devastanti per l’economia familiare già precaria dati gli effetti dell’inflazione che continua ad aumentare, anche se con variazioni contenute e in linea con l’andamento inflazionistico dal 2015 al luglio 2021.

Non è possibile accettare bollette con costi di oltre tre euro al metro cubo consumato quando, per effetto della consistente riduzione del costo della materia prima rispetto al 2022 e alla prima parte del 2023 e nonostante il ripristino degli oneri di sistema e dell’Iva ordinaria, il costo per metro cubo è di circa un euro, già eccessivo per la natura e funzione del servizio.

Come si giustifica, nella logica della tutela del consumatore, che una signora ultraottantenne, già in mercato libero, debba pagare per i consumi di dicembre 2023 e gennaio 2024, pari a 289 metri cubi, una somma di 906 euro? Sono 3,14 euro a Standard metro cubo (Smc), quando alle condizioni di mercato attuali avrebbe pagato 329 euro, pari a 1,14 euro/Smc?

Qualcuno dovrebbe spiegare agli utenti disorientati che le tariffe a prezzo fisso del gas sono un rischio perché il fornitore ha la possibilità di modificare le condizioni economiche unilateralmente se non profittevoli, senza il consenso dell’utente che ha la sola possibilità di cambiare il fornitore, ma che non ha alcun obbligo di ridurle se sono alte tre o più volte il costo corrente.

Mi ripeto: l’Autorità di regolazione per energia reti ambiente (Arera) è la principale responsabile di questa paradossale anomalia, avendo introdotto, con l’articolo 13, nel Codice di condotta commerciale, da lei stessa predisposto, la possibilità per gli operatori di elettricità e gas di variare unilateralmente le condizioni economiche previste dal contratto. Le variazioni unilaterali sono previste per le sole banche dal Testo unico bancario, una legge necessaria perché in deroga rispetto ai principi fissati dal codice civile. Di fatto Arera ha modificato la legge con l’estensione a operatori diversi dalle banche anche se non ha una funzione legislativa, che compete solo al Parlamento; è vero che è un’Autorità indipendente ma non può fare quello che vuole, derogando alle leggi vigenti.

Il citato articolo 13 prevede, inoltre, che il fornitore debba comunicare all’utente la sua volontà di cambiare le condizioni economiche senza alcun riscontro di ricevimento della comunicazione da parte dell’utente, cioè con una raccomandata con ricevuta di ritorno o con una mail certificata. Anche questa mi sembra una violazione palese della normativa generale che regola i rapporti contrattuali.

Arera ha aggirato però l’ostacolo della necessaria prova di ricevimento della comunicazione da parte dell’utente inserendo un’espressione sibillina: “Fatta salva prova contraria, la comunicazione si presume ricevuta trascorsi dieci giorni dall’invio effettuato da parte del venditore”. Un capovolgimento dell’onere della prova che dovrebbe essere a carico di chi invia la comunicazione, al quale viene riconosciuta la semplice presunzione, e non all’utente che non sa che gli è stata inviata una comunicazione e, quindi, non può opporsi. L’utente se ne accorge solo quando gli arrivano bollette esorbitanti alle quali non può sottrarsi perchè Arera non ha tutelato lui bensì il fornitore.

Se il fornitore è scorretto, e ve ne sono parecchi visti i numerosi provvedimenti dell’Antitrust, nemmeno invia all’utente la comunicazione. Non avendo l’obbligo di dimostrare il ricevimento da parte dell’utente ed essendo sufficiente una presunzione decorsi dieci giorni da un fantomatico invio, è tranquillo perché in caso di contestazione l’onere della prova è a carico dell’utente e non suo.

Per risolvere eventuali contrasti tra utente e fornitore Arera ha inserito il Servizio di conciliazione, un servizio completamente inutile quando si tratta di questioni di legittimità, in particolare se in discussione quella dei suoi atti, meglio la magistratura ordinaria che è terza e senza dubbio autonoma e indipendente.

Non mi stancherò mai di affermare che il principale problema nella gestione dei servizi pubblici è Arera che non promuove la concorrenza, affranca regimi di monopolio naturale e crea posizioni dominanti, e non tutela gli utenti e consumatori, funzioni alla stessa attribuite dalla legge istitutiva. Meglio sopprimerla e affidare le sue funzioni all’Antitrust. Arera inoltre predispone anche i metodi tariffari e le tariffe: per come stanno le cose, lasciamo questa funzione agli operatori, saranno gli utenti e consumatori a regolarli, Arera a mio parere rischia così di garantire solo i profitti degli operatori, e un profitto garantito è una violazione delle regole del mercato e della concorrenza.

Remo Valsecchi, già commercialista, è autore del nostro dossier “Carissimo gas” e coautore dell’inchiesta “È arrivata la bolletta” pubblicata su questi temi sul numero di dicembre di Altreconomia
© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati