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Diritti / Attualità

A Milano le procedure online per le domande d’asilo rendono invisibili le attese

Krizjohn Rosales - Pexels

Da circa un anno nel capoluogo lombardo è stato adottato un nuovo meccanismo di prenotazione degli appuntamenti. Ma invece di snellire l’iter burocratico ha semplicemente fatto sparire le file davanti alla questura, scaricando la gestione sulle realtà del Terzo settore. La denuncia in un report di Asgi, Irc, Le Carbet, Mutuo Soccorso Milano, Naga e Intersos

È passato poco più di un anno da quando, il 5 aprile 2023, la questura e la prefettura di Milano hanno adottato un nuovo sistema di prenotazione online per permettere ai richiedenti asilo di accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale. Sulla carta avrebbe dovuto contribuire a risolvere le molte criticità di questo iter, a partire dalle lunghe attese notturne in condizioni precarie e degradanti davanti agli uffici della questura in via Cagni. Dove le persone migranti si incolonnavano nella speranza di per poter fissare un appuntamento per presentare la propria domanda d’asilo.

Nella pratica, invece, il nuovo sistema digitalizzato ha semplicemente spostato, senza risolverle realmente,  le barriere e i ritardi che molti richiedenti continuano ad affrontare: l’attesa infinita davanti alla porta degli uffici della questura (denunciate anche da Altreconomia) sono semplicemente diventate virtuali e, di conseguenza, meno visibili.

A denunciare la situazione è il reportAttendere, prego. Il diritto negato alla protezione internazionale in Italia” curato dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), dall’International rescue committee Italia (Irc), Le Carbet, Mutuo Soccorso Milano, Naga e Intersos e pubblicato il 4 aprile. Le organizzazioni, grazie al contributo di diverse realtà della società civile attive su diversi territori, hanno analizzato e denunciato i molti ostacoli all’accesso alla protezione internazionale a Trieste, Torino, Imperia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Milano.

Con un’attenzione particolare proprio al capoluogo lombardo dove, nel 2022, le persone straniere che hanno presentato domanda di protezione internazionale sono state 6.393 a fronte delle 3.311 di tutto il 2021. E il loro numero è continuato a crescere nel coso del 2023: al 31 agosto, infatti, aveva già raggiunto la 6.659 unità. Una situazione a cui le autorità non hanno saputo rispondere in modo adeguato, denunciano gli autori del report: “Al recente incremento delle richieste di protezione internazionale non è seguito un immediato aumento proporzionale degli slot mensili disponibili presso l’Ufficio immigrazione della questura per la registrazione”.

A questo si si sono aggiunte le difficoltà causate dal nuovo sistema per la prenotazione online degli appuntamenti in questura. Inizialmente i richiedenti asilo in possesso di un documento d’identità potevano farlo in autonomia, accedendo direttamente al portale della Polizia di Stato “Prenota facile” mentre quanti non avevano un passaporto o un altro documento valido potevano rivolgersi alcune realtà del Terzo settore e sindacati individuati da questura e prefettura: Acli, Avsi, Caritas, Cgil, Cisl, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa e Progetto Arca.

Slot disponibili presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano per la registrazione delle richieste di protezione internazionale © “Attendere, prego”

Ma già poche settimane dopo l’avvio di questa sperimentazione è emerso uno dei principali paradossi di questo meccanismo: la necessità di “prendere appuntamento per prendere appuntamento”. Inoltre, dal 17 luglio è stata eliminata anche la possibilità di accedere autonomamente al portale “Prenota facile” per le persone che avevano un documento d’identità valido, facendo così aumentare la pressione sulle realtà del Terzo settore incaricate di gestire le registrazioni online. A questo si sono aggiunte le criticità del portale della Polizia di Stato “complesso da utilizzare a causa di malfunzionamenti o problemi di sistema” ancora più difficili da risolvere per coloro che non avevano familiarità con le procedure digitali. Una situazione resa ancora più complessa dal fatto che molti richiedenti asilo hanno un livello di alfabetizzazione minimo o nullo.

Il coinvolgimento del Terzo settore, inoltre, non sembra aver snellito le tempistiche: tra aprile e luglio del 2023 era necessario attendere circa due mesi tra il primo appuntamento per accedere al portale online e quello in questura. Dopo il 17 luglio alcune realtà hanno segnalato un aumento fino a oltre quattro mesi. “Gli sportelli riportano inoltre difficoltà nel fornire riscontro al grande numero di persone che si rivolge a loro -si legge nel report-. Numero considerevole in sia in termini assoluti sia relativi, se rapportato al numero di slot disponibili per ogni sportello”. Questo ha comportato la creazione di liste d’attesa invisibili che arrivano a contare anche 900 persone costrette ad aspettare per mesi prima di recarsi nella sede delle realtà del Terzo settore o dei sindacati cui le autorità pubbliche hanno affidato la gestione degli appuntamenti.

“Accedere alla procedura d’asilo a Milano è pressoché impossibile -commenta Riccardo Tromba presidente del Naga-. Ogni giorno attraverso le nostre attività di supporto legale a richiedenti asilo verifichiamo i gravi ritardi e gli ostacoli nell’accesso al diritto alla protezione internazionale. Oltre al fatto che questi ritardi implicano gravi violazioni di un diritto fondamentale, il sistema di prenotazione rappresenta una delega inaccettabile a Terzo settore e sindacati, e introduce margini di discrezionalità nel riconoscimento del diritto stesso”.

Oltre ad ostacolare l’effettiva tutela dei diritti fondamentali, le lungaggini nell’avvio della procedura di riconoscimento della protezione internazionale hanno un pesante impatto sull’accesso a tutti gli altri diritti legati alla regolarità del soggiorno in Italia, quali ad esempio l’accesso al sistema di accoglienza, la possibilità di cercare lavoro e l’assistenza sanitaria.

La digitalizzazione di un segmento dell’iter per la procedura d’asilo, insomma, non sembra aver migliorato né l’organizzazione del sistema né le condizioni di vita delle persone che vogliono presentare domanda di protezione internazionale. Le organizzazioni che hanno curato il report evidenziano come quella online non possa essere l’unica modalità di accesso al sistema e criticano anche la delega “di funzioni essenziali che la legge assegna alle strutture pubbliche” a realtà del Terzo settore. Funzioni che, peraltro, vengono svolte pro bono.

Ma i ritardi delle questure italiane nel registrare le domande di protezione sono un problema che attraversa tutto il Paese e che vede violato quotidianamente un diritto garantito dall’ordinamento italiano, europeo e internazionale. A Torino, ad esempio, i richiedenti asilo devono presentarsi innumerevoli volte davanti agli uffici della questura mettendosi in fila anche alle quattro del mattino, e quando finalmente ottengono un appuntamento, questo viene fissato a tre o quattro mesi di distanza. Anche a Trieste si registrano difficoltà nella fase di accesso alla procedura: i richiedenti asilo sono costretti a fare molteplici tentativi prima di poter accedere alla questura e riportano di essersi imbattute in atteggiamenti respingenti da parte delle autorità competenti, che talvolta tentano di reindirizzarle verso altri uffici o le allontanano senza ulteriori spiegazioni.

A Roma, dove per anni le persone sono state costrette a lunghe code per provare ad accedere alla procedura di protezione internazionale, la situazione sembra essersi aggravata a partire dalla fine di ottobre 2023: centinaia di persone attendono in fila, anche di notte, il momento di poter accedere alla questura. Ad aggravare ulteriormente la situazione sono poi le prassi apparentemente discrezionali messe in atto dagli operatori: “La questura permette l’accesso ai propri uffici soltanto a un determinato numero di richiedenti protezione al giorno, facendo ‘una sorta di illegittima selezione per nazionalità all’ingresso'”, si legge nel report.

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