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Diritti / Intervista

Sophia Grinvalds. Per occuparsi apertamente di povertà ed equità mestruale

La salute mestruale è una questione di diritti umani, spiega la consulente del Sanitation and hygiene fund delle Nazioni Unite. Sedici anni fa ha avviato Afripads, una delle principali imprese sociali al mondo dedicata alla produzione di assorbenti igienici riutilizzabili in Uganda

“Sapevi che una donna in media ha le mestruazioni per 3mila giorni nella sua vita? E usa oltre 15mila assorbenti? Quindi che cosa fa se non può permetterseli?”. Sophia e Paul Grinvalds sedici anni fa hanno avviato Afripads, oggi una delle principali imprese sociali al mondo dedicata alla produzione di assorbenti igienici riutilizzabili in Uganda.

Intervenendo al Social entreprise open camp, l’evento di formazione internazionale dedicato all’imprenditoria sociale della Fondazione Opes-Lcef Onlus, che quest’anno si è tenuto a Catania dal 24 al 27 ottobre, hanno raccontato le tappe più importanti della storia dell’impresa dalla fondazione fino alla decisione di rinunciare al loro ruolo di Ceo per dedicarsi a un un nuovo progetto sociale.

Eppure non hanno smesso di occuparsi di salute, povertà ed equità mestruale. Come spiega Sophia, oggi consulente del Sanitation and hygiene fund, il fondo delle Nazioni Unite dedicato a questi temi: “La realtà è che 800 milioni di donne e ragazze nei Paesi a basso e medio reddito si affidano a prodotti di fortuna: pezzi di materasso di gommapiuma, carta igienica e persino foglie di banana”.

Sophia Grinvalds perché secondo lei oggi si parla ancora così poco di salute e povertà mestruale?
SG
Il più grande ostacolo perché si parli apertamente di salute mestruale è il fatto che culturalmente il ciclo mestruale è qualcosa di avvolto nel segreto. E quando non si parla di qualcosa i miti e le falsità si perpetuano. Questo ha avuto un’influenza molto profonda sui tabù e sullo stigma che perdura e condiziona il modo in cui consideriamo le mestruazioni. Perché, ad esempio, ancora oggi una donna non parla con i suoi amici uomini del suo ciclo o dei prodotti mestruali? Quindi una delle sfide più grandi nel tentativo di raggiungere l’equità e di affrontare la povertà mestruale consiste molto semplicemente nell’avere conversazioni aperte, chiare e basate sui fatti. Molto del lavoro che deve essere fatto in Africa, in Asia, ma anche in Europa, riguarda la rottura di tabù e stigma. Faccio un piccolo esempio. Ricordo che quando ero adolescente si diffusero le casse self-checkout nei supermercati e nei negozi e io le preferivo ogni volta che dovevo comprare assorbenti o tamponi perché non dovevo interagire con una cassiera. E io sono cresciuta in Canada, in una situazione in cui ero molto supportata e con la possibilità economica di comprare prodotti di cui avevo bisogno. Ma ho comunque provato quell’imbarazzo, nonostante sia la cosa più normale del mondo.

 

Sophia Grinvalds durante il Reykjavik Globlal Forum 2019, occasione in cui ha ricevuto il Power together award

Quali sono le conseguenze?
SG Le mestruazioni non solo impediscono di andare a scuola, ma influenzano la salute in generale e il benessere e creano anche molta ansia e preoccupazione quando non si è in grado di proteggersi e questo condiziona anche la salute mentale. Inoltre, prendersi cura delle proprie mestruazioni va oltre l’accesso al prodotto. Se hai acceso al prodotto ma hai dei crampi terribili, il dolore rimane un grande ostacolo alla partecipazione alla vita quotidiana. Se hai il prodotto e hai gli antidolorifici, ma quando vai in bagno la porta non si chiude a chiave o non c’è acqua per lavarti le mani è comunque un problema. Hai bisogno di tutti i pezzi del puzzle e hai anche bisogno delle informazioni per sapere cosa ti sta succedendo per prenderti cura di te stessa. E se ci allontaniamo anche dal contesto dei Paesi in via di sviluppo, ci sono studi che esaminano come le mestruazioni influenzano le donne sul posto di lavoro. Quindi se una donna ha mestruazioni molto abbondanti con forti dolori mestruali, può effettivamente partecipare al lavoro quotidiano? Può essere efficace come lo sarebbe se le fosse permesso di lavorare da casa quel giorno per sentirsi a suo agio e usare un impacco caldo o avere accesso al suo bagno? Potrebbe avere una giornata lavorativa più produttiva rispetto ad andare in ufficio. E così si è cominciato a riflettere sulle possibilità che si hanno a disposizione per creare luoghi di lavoro positivi o che prendano in considerazione le complicazioni che alcune donne hanno durante il ciclo, cioè se soffrono della sindrome dell’ovaio policistico o di endometriosi. Dobbiamo quindi iniziare a guardare oltre alle ragazze nel contesto della scuola. Dobbiamo pensare ai rifugiati, alle donne in prigione, alle donne nei centri di accoglienza, alle ragazze all’università. Dobbiamo davvero pensare alla salute mestruale a un livello molto più olistico di quello che stiamo facendo oggi. Dovremmo essere in grado di parlarne per quello che è: una questione di diritti umani. Ma per ottenere l’attenzione di alcune persone devi esprimerti in termini economici. E ci sono davvero conseguenze economiche negative su tutti i livelli, se pensiamo che la metà della popolazione che contribuisce all’ economia vive questa sfida su base mensile.

Quali sono le strategie portate avanti dal Sanitation and hygiene fund per combattere la povertà mestruale?
SG Il Sanitation and hygiene fund sta guidando un approccio basato sul mercato per aumentare l’accesso e l’accessibilità dei prodotti mestruali. Ciò che il fondo sostiene è che non sarà possibile soddisfare le esigenze delle donne e delle ragazze senza creare mercati solidi di prodotti per la salute mestruale. Un altro importante intervento a cui sto collaborando è il lavoro che sta portando avanti l’International standards organization (Iso). Ad oggi c’è infatti pochissima regolamentazione per i prodotti medici, pochissima standardizzazione, specialmente per le innovazioni che stanno arrivando sul mercato e che sono così importanti per donne e ragazze. Attraverso il lavoro di sviluppo degli standard Iso si possono ottenere modelli armonizzati. Ad esempio se la Tanzania sviluppa uno standard, l’Uganda un altro e la Nigeria un altro ancora, tutti questi potrebbero essere diversi e dunque per vendere un prodotto in un Paese, questo deve apparire e funzionare in un determinato modo e in un altro Paese in un modo ancora diverso. Quello su cui stiamo lavorando è la possibilità che si sviluppino standard minimi di qualità armonizzati che siano la base di partenza pur lasciando spazio e opportunità per l’introduzione di innovazioni.

Un momento di educazione alla saluta mestruale organizzato da Afripads © Afripads

Prodotti, istruzione e dati: questi sono i tre pilastri alla base dell’offerta di Afripads, come siete arrivati a definirli e che risultati avete ottenuto?
SG Abbiamo iniziato con il prodotto perché quella era la necessità più evidente. Era così ovvio che c’era un divario nel mercato tra gli assorbenti monouso usa e getta che le donne e le ragazze dovevano acquistare ogni mese e che andavano oltre le loro capacità economiche, si parla di 10, 12 assorbenti circa ogni mese, e le soluzioni improvvisate su cui facevano affidamento che erano inefficaci e che rappresentavano una barriera alla partecipazione alla vita quotidiana. Abbiamo ideato un prodotto che fosse un ponte tra i due. Abbiamo pensato a una soluzione riutilizzabile e il 70% più economica di una fornitura annuale di assorbenti usa e getta. Ma poi ci siamo resi conto che molte non avevano informazioni accurate e fattuali sulla loro salute mestruale e riproduttiva e abbiamo anche imparato a conoscere i molti miti e tabù dannosi che portavano ragazze e donne a credere a cose false e a impegnarsi in pratiche rischiose o dannose per la loro salute fisica o per il loro benessere in generale. Quindi l’istruzione è arrivata perché, come azienda orientata all’impatto, ci siamo resi conto che non puoi essere emancipata se non sei in grado di capire cosa sta succedendo al tuo corpo e come prenderti cura di te stessa al meglio. Infine i dati e le prove sono stati introdotti ​​perché ci siamo resi conto che per molto tempo è stato difficile convincere le persone a interessarsi alla salute mestruale, a comprendere la portata e l’entità del problema e a voler investire in questa. I dati invece parlano chiaro. Abbiamo realizzato che dovevamo impegnarci realmente per costruire una base di prove per supportare la salute mestruale come priorità, come parte degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, perché non è specificatamente nominata in nessuno di questi. Anche se di solito è compresa nel 6.2 che riguarda l’accesso a impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti, in realtà è un problema molto più ampio e trasversale che riguarda ad esempio la salute riproduttiva sessuale o l’istruzione. E quindi, il lavoro sui dati serve a contribuire a costruire una base per ottenere davvero più spinta e supporto tangibile per la salute mestruale sotto forma di programmi di finanziamento, investimenti, politiche e regolamenti.

Sophia e Paul Grinvalds all’apertura della nuova fabbrica di Afripads inagurata nel 2019 © Afripads

Oggi siamo più vicini quindi a una soluzione?
SG Un decennio fa stavamo cercando di convincere le persone che la salute mestruale era un argomento che doveva essere affrontato. E ora vediamo innovazioni incredibili arrivare sui mercati. Vediamo film sul ciclo mestruale vincere il premio Oscar, studenti delle università negli Stati Uniti, in Canada e in altre parti del mondo che si organizzano per affrontare l’argomento dell’equità mestruale e per far sì che gli assorbenti gratuiti siano presenti nei bagni degli ospedali e degli ambienti accademici. Vediamo Paesi come il Canada e la Scozia introdurre programmi di distribuzione gratuita. E quindi, mentre da una parte la salute mestruale può essere ancora inquadrata come un argomento “segreto”, dall’altra c’è stato così tanto slancio negli ultimi anni da aprire molte porte e le persone stanno iniziando ad ascoltare. Siamo a un punto di svolta in cui come comunità globale possiamo iniziare ad agire e accelerare davvero il progresso, prendendo posizione e dicendo che la salute mestruale è una questione di diritti umani e quindi in qualsiasi contesto in cui è potenzialmente una barriera alla salute, all’igiene, alla dignità, al benessere e alla partecipazione alla vita quotidiana dobbiamo prendere misure per affrontarla. Spero che tra dieci anni rifletteremo su altri enormi progressi raggiunti in questo campo oltre a quello dell’accesso ai prodotti, ai servizi e alle informazioni di cui donne e ragazze hanno bisogno. Questo non dovrebbe essere infatti considerato uno dei “problemi irrisolvibili” del mondo.

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