Diritti / Opinioni
Gli orrori dell’estrazione finanziaria sulla salute dei più poveri
Negli ospedali privati in Africa i pazienti possono essere detenuti se non pagano le esose tariffe. Un’emergenza che ci riguarda. La rubrica di Nicoletta Dentico
Il rapporto “Sick development”, pubblicato da Oxfam lo scorso 26 giugno, è uno di quei testi che non si possono liquidare con una veloce lettura. Occorre sostare su quello che dice e fare le connessioni con il nostro Paese. Interrogarci su come siamo arrivati a questo punto. Il report -che si concentra sulla situazione africana mentre un secondo, dal titolo “First, do not harm”, si focalizza sull’India- sciorina un catalogo degli orrori sulle forme dell’estrazione finanziaria in campo sanitario.
Al Nairobi Women’s Hospital -come in tutti gli ospedali del Kenya- è possibile “detenere” per legge i neonati appena partoriti se i genitori non hanno soldi, i pazienti che non hanno saldato il conto e persino i cadaveri dei deceduti fino a quando i familiari non abbiano pagato le spese sanitarie del caro estinto. Il cui debito, ovviamente, aumenta con il passare del tempo.
La notizia della detenzione dei pazienti e delle salme come forma di intimidazione finanziaria è cosa nota dal 2016 in Kenya, dove gli abusi non si sono fermati neppure dopo che un tribunale ha citato in giudizio l’ospedale per violazione della Costituzione, nel 2018. Le cattive abitudini sono dure da estirpare e nell’ospedale kenyano vige un vero e proprio sistema di ritorsioni che coinvolge anche il personale sanitario nel caso di dimissioni troppo frettolose, ovvero incapacità di imporre nuove (inutili) diagnosi, o (superflui) interventi chirurgici.
Oxfam documenta tutto, inclusa la paura dei familiari che temono rappresaglie sui loro cari. Il Nairobi Women’s Hospital non è una mela marcia e il problema non riguarda solo il Kenya. Nel Sud del mondo una miriade di ospedali privati sfruttano i bisogni di comunità spesso prive di strutture sanitarie pubbliche, negando il pronto soccorso ai pazienti poveri, strangolandoli finanziariamente con tariffe assurde anche quando spetterebbero loro cure gratuite, spingendoli così in un abisso di dolore e impoverimento dal quale è praticamente impossibile riscattarsi e che investe anche familiari e amici.
In Nigeria (quarto Paese al mondo per mortalità materna) le tariffe “convenienti” dei Lagoon Hospitals per un parto -a patto di avere un’assicurazione privata, una copertura aziendale o il contante- corrispondono a nove mesi di reddito per il 50% più povero della popolazione, nove anni per il 10% di fascia più bassa. In India due ospedali convenzionati negli Stati di Chhattisgarh e Odisha hanno rifiutato le cure gratuite a titolari di assicurazioni governative, costringendo le famiglie di questi pazienti a “conseguenze finanziarie catastrofiche”.
Il pagamento giornaliero chiesto dal Nakasero Hospital di Kampala (Uganda) per un letto in terapia intensiva durante la pandemia da Covid-19 è di 1.900 dollari
La vera patologia sta a monte, e ci riguarda: proprietari e gestori di questi ospedali sono sostenuti dalle istituzioni finanziarie europee per la cooperazione allo sviluppo. Oxfam ha seguito le tracce di circa 400 investimenti fra il 2010 e il 2022, per un totale di 3,2 miliardi di dollari, che rimandano a tre distinte realtà europee (la British international investment, la francese Proparco e la tedesca Deutsche investitions und entwicklungsgesellschaft) alla Banca europea per gli investimenti e all’International finance corporation, il braccio del settore privato in seno alla Banca mondiale, spesso intrecciate fra loro.
Il 56% degli investimenti europei è destinato a ospedali privati soprattutto in Africa e in Asia, tramite intermediari finanziari del comparto sanitario. La mobilitazione finanziaria cresce nel segno dell’obiettivo 3 dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile nel più allarmante deficit di trasparenza e accountability. Cresce in una fitta nebbia di intermediari finanziari, fondi di azionariato privato (private equity funds) perlopiù, del tutto impenetrabili perché domiciliati in paradisi fiscali: l’80% dei 140 intermediari intercettati da Oxfam hanno sede alle Mauritius e alle Isole Cayman. Sviluppo odioso.
Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development
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