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Ambiente / Opinioni

Sul taciuto via libera ai nuovi Ogm

Un progetto di ricerca per modificare geneticamente la manioca © Claire Benjamin/RIPE

Nel “decreto siccità” è stata infilata una norma che contraddice gli obblighi internazionali dell’Italia in materia di diversità biologica. Ma il silenzio è assordante. La rubrica di Nicoletta Dentico

Tratto da Altreconomia 261 — Luglio/Agosto 2023

La notizia è passata in sordina, nascosta tra quelle sulle inondazioni in Emilia-Romagna, sull’attesa controffensiva ucraina e sui viaggi in Tunisia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni per fermare i flussi migratori. Dopo le votazioni a maggioranza nelle commissioni Agricoltura e Ambiente di Camera e Senato a fine maggio, il decreto recante disposizioni urgenti per il contrasto alla siccità è stato blindato in aula con voto di fiducia l’8 giugno.

Cosa buona, direte: la Romagna allagata non scongiura certo il pericolo della scarsità d’acqua che da anni assedia il nostro Paese, il nuovo governo doveva pur prendere provvedimenti urgenti. Il problema è che con il decreto siccità è passato, più in sordina che mai, l’emendamento 9-bis che apre alle cosiddette Tecniche di evoluzione assistita (Tea), già note come New breeding techniques (Nbt).

Si tratta di varietà vegetali ottenute con biotecnologie di nuova generazione che, secondo la vulgata del ministero dell’Agricoltura, dovrebbero servire per ridurre l’uso di pesticidi e adattare l’agricoltura agli effetti del cambiamento climatico. Tecniche di modificazione genetica di semi e cibo, che secondo un pronunciamento della Corte di giustizia europea del 2018, sono a tutti gli effetti Ogm.

Prima questione: che cosa c’entra la liberalizzazione delle nuove biotecnologie vegetali con il decreto siccità? L’inserimento della clausola sulle Tea si pone in netta discontinuità con decenni di norme rigorose adottate in Italia per limitare la sperimentazione in campo aperto e l’uso degli Ogm, una strategia che in passato è stata condivisa trasversalmente proprio in virtù della speciale qualità e tradizione delle filiere del cibo italiano. Seconda domanda: come è possibile che virate così importanti vengano approvate quasi sotto silenzio, in assenza di un dibattito e di uno sforzo di informazione rivolto all’opinione pubblica?

La preoccupazione espressa dalla coalizione “Italia libera da Ogm”, che ha chiesto l’immediato stralcio dell’emendamento, riguarda in particolare il punto 5 dell’articolo 9-bis, quello che sancisce la “non applicazione” nel “Decreto siccità” dell’articolo 8.2.c e dell’articolo 8.6 del decreto legislativo n. 224/2003. Ovvero quelli che recepiscono la Direttiva europea del 2001 con cui è normato il principio di precauzione, un principio baluardo dell’Unione europea, identitario per molti versi nella sua applicazione in controversie commerciali dell’Ue con mercati deregolamentati, a tutela della salute pubblica. Vuol dire che in Italia non vale più?

Sono circa 300 le organizzazioni che hanno chiesto al vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, rigorose regolamentazioni sugli Ogm, per portare al 25% la superficie agricola europea coltivata con metodi biologici entro il 2030.

Con fervore, la scienziata e senatrice Elena Cattaneo ha salutato l’apertura alle nuove tecnologie sull’editing genomico come “un’utile scappatoia per riaccendere la conoscenza in un settore nel quale, prima di un blocco scientificamente immotivato, i ricercatori italiani erano all’avanguardia”, auspicando un cambio di paradigma da parte di legislatori consapevoli per evitare “chiusure a priori dettate da un malinteso principio di precauzione”.

Resta il fatto che questa improvvisa decisione, secondo accreditati interpreti di un’altra visione scientifica (la scienza è divisa sul tema, se ne faccia una ragione la senatrice) risulta incomprensibile e pericolosa per la sovranità dei semi, la biodiversità e il futuro dell’agricoltura italiana. La norma inserita nel “Decreto siccità” contravviene infine gli obblighi che l’Italia ha contratto con la ratifica della Convenzione Onu sulla diversità biologica e del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza. Il discorso non può finire qui: a luglio la Commissione europea presenterà la sua proposta di regolamentazione delle nuove tecniche genomiche (come CRISPR/Cas9). Non c’è siccità che tenga.

Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development


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