Economia / Attualità
Torna a crescere la produzione libraria italiana. Ma a due velocità
Nel 2021 secondo l’Istat sono aumentati sia i titoli pubblicati (più 11,1% sul 2020) sia le tirature (più 11,7%). “Resta sostanzialmente stabile il prezzo medio di copertina mentre un editore su tre dichiara un aumento del fatturato rispetto all’anno precedente”. Come stanno i “micro” e “piccoli” rispetto ai “grandi” marchi del settore
Nel 2021 in Italia la produzione letteraria è aumentata, registrando un incremento dell’11,1% rispetto all’anno precedente sui titoli pubblicati e del 11,7% sulle tirature. La ripresa non è stata solamente nei confronti del 2020, anno segnato dalla pandemia da Covid-19, ma anche rispetto all’anno precedente. Dal 2019 al 2021 la pubblicazione di opere è infatti cresciuta dell’8,2% e la tiratura del 3,7%. Sono i risultati che emergono dal report dell’Istat “Produzione e lettura di libri in Italia: anno 2021”, pubblicato il 7 dicembre 2022, che indaga il mercato editoriale e le sue tendenze. Secondo l’Istituto un terzo degli editori ha dichiarato un aumento del proprio fatturato rispetto al 2021 ma questo fenomeno riguarda principalmente la media e grade produzione, mentre i micro e piccoli editori hanno avuto incrementi inferiori. Nello stesso periodo il prezzo medio di copertina è rimasto stabile, intorno ai 20 euro, e con esso il numero di lettori; nel 2021 il 40,8% della popolazione al di sopra dei sei anni ha letto almeno un libro “per motivi non strettamente scolastici o professionali”.
“L’emergenza pandemica ha influito sul comparto editoriale e sulla produzione libraria. Considerando le imprese e gli enti che hanno come attività principale l’edizione di libri, tra il 2019 e il 2021 sono diminuiti gli editori attivi (che hanno pubblicato almeno un’opera nell’anno considerato, ndr) del 10,1% ma è aumentata la loro produzione, in termini sia di titoli pubblicati (+8,2%) sia di copie stampate (+3,7%)”, si legge ancora nell’indagine. Secondo l’Istat l’editoria italiana è “un comparto polarizzato, composto da una pletora di operatori di piccole e piccolissime dimensioni e da un nucleo ristretto di medi e grandi marchi editoriali”. Nel 2021 infatti dei 1.543 editori attivi il 53,4% rientra nella categoria dei “micro editori” con una tiratura annua inferiore alle cinquemila copie, il 37,4% è inserito nella “piccola editoria” con una produzione non superiore alle 100mila copie. Infine solo il 6,7% rientra nella categoria dei “medi editori” con una tiratura inferiore al milione di copie l’anno, al di sopra vi sono i cosiddetti “grandi editori” che costituiscono il 2,5% delle case editrici italiane.
In generale nel 2021 sono state pubblicate più di 90mila opere stampate per un totale di 200 milioni di copie. “La quota di invenduto, pur rimanendo una caratteristica del mercato editoriale italiano, si ridimensiona: il 21,4% degli operatori del settore dichiara giacenza e reso per oltre la metà dei titoli pubblicati (24,8% nel 2020). Tale quota è maggiore per i micro (25,3%) e i piccoli editori (17,4%) e molto più contenuta per i medi (7,8%) e per i grandi editori (5,2%) che hanno una maggiore capacità di programmare la produzione editoriale”, si legge nell’indagine. In termini economici il valore totale dell’editoria italiana nel 2021 è stato di 3,9 miliardi di euro, un aumento del 12,3% rispetto al 2020. Su questo guadagno incidono prevalentemente le gradi case editrici che contribuiscono per il 75,1%, le medie per il 17,4%, mentre i più piccoli editori contribuiscono solo per il 7,4%.
Un altro aspetto esaminato dal report riguarda la vendita di prodotti digitali: anche se la vendita di e-book è lievemente diminuita rispetto al 2020, il 42,5% delle opere letterarie pubblicate durante lo scorso anno è stata rilasciata parallelamente anche in formato digitale. In particolare sono state le pubblicazioni scolastiche a ricevere la maggior diffusione in formato elettronico, per il 60% delle edizioni. Mentre rispetto al 2019 è aumentato dell’80% opere pubblicate esclusivamente in formato e-book senza una “controparte” cartacea. Anche il settore degli audiolibri ha visto una netta crescita, del 192,4% rispetto al 2020 e del 223,7% sul 2019. “Tendenzialmente la transizione digitale sembra coinvolgere di più i grandi e medi editori, forse perché risulta meno remunerativa; poco più della metà degli editori dichiara di non ricavare alcun fatturato dalla produzione di contenuti digitali”.
La seconda parte del report si concentra sui canali di distribuzione: le rivendite che hanno garantito maggiori ricavi agli editori sono state le librerie indipendenti e gli store on-line. I micro e piccoli editori hanno indicato come la vendita diretta, tramite presentazioni, corrispondenza e sito “proprio”, ad esempio, siano stati il canale privilegiato. I principali editori invece hanno privilegiato la vendita attraverso catene di librerie o lungo la grande distribuzione organizzata. Per quanto riguarda il fatturato il 41,4% degli editori ha segnalato un calo dei propri guadagni contro il 64,6% del 2020. “Sebbene in netto miglioramento, la variazione di fatturato tra il 2021 e il 2020 è inversamente proporzionale alle dimensioni d’impresa. I micro e i piccoli editori sono quelli che più frequentemente lamentano di aver subito una perdita di fatturato (50,8% dei micro editori, 31,9% dei piccoli, 19,7% dei medi e 2,6% dei grandi) mentre ad aver dichiarato un aumento dei guadagni sono il 22,1% dei micro editori, il 43,2% dei piccoli, il 51,9 % dei medi e il 53,9% dei grandi”, riporta l’Istat. Tra i motivi delle perdite gli editori segnalano principalmente una minore o mancata partecipazione a eventi e fiere, la chiusura di librerie indipendenti e la diminuzione delle opere pubblicate.
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