Diritti
VIOLANTE E LA DEMOCRAZIA INTERMITTENTE…
VIOLANTE E LA DEMOCRAZIA INTERMITTENTE In una terribile intervista alla Stampa, l’onorevole Violante si esibisce nell’ennesima difesa d’ufficio del capo della polizia De Gennaro. Dice che l’avviso di garanzia inviatogli dalla procura di Genova per istigazione alla falsa testimonianza non…
VIOLANTE E LA DEMOCRAZIA INTERMITTENTE
In una terribile intervista alla Stampa, l’onorevole Violante si esibisce nell’ennesima difesa d’ufficio del capo della polizia De Gennaro. Dice che l’avviso di garanzia inviatogli dalla procura di Genova per istigazione alla falsa testimonianza non è credibile (ma non spiega il motivo, se non la sua cieca fiducia in De Gennaro) e poi, dovendo riconoscere le bestialità compiute a Genova, dice che comunque si sta parlando della stessa polizia che ha arrestato Provenzano e "la responsabile dell’omocidio della ragazza uccisa nella metropolitana di Roma".
A parte gli accostamenti filo leghisti, questo ragionamento vuole forse dire che la polizia, in quanto compie anche buone operazioni in linea con il proprio mandato, è autorizzata di tanto in tanto a calpestare la costituzione, sospendere lo stato di diritto, negare i diritti democratici a migliaia di persone, e pestare, arrestare arbitrariamente e torturare qualche centinaio di persone? Forse l’onorevole Violante vuol dire che non possiamo permetterci una polizia autenticamente democratica? Che sbagliano quei paesi dove di fornte a errori – chiamiamoli così – come quelli avvenuti durante il G8 di Genova, sospendono o chiedono le dimissioni dei dirigenti che si trovano ai vertici delle forze dell’ordine?
Violante oggi, e lo stesso Prodi col suo rifiuto di accostare l’uscita di scena di De Gennaro agli scempi genovesi, lavorano a un ulteriore allontanamento della nostra polizia dai canoni della democrazia. Legittimano la chiusura corporativa, la copertura degli abusi, l’ostruzionismo alle inchieste giudiziarie, l’omertà e la menzogna applicate con protervia per sei anni. Si annuncia una drammatica sconfitta – e una clamorosa presa in giro (ricordate la promessa elettorale della commissione d’inchiesta?) – per chi, come noi, ha creduto di poter assistere a un recupero della dignità democratica che le nostre istituzioni hanno perduto nelle piazze, nelle scuole e nelle caserme di Genova.
Ciliegina sulla torta: la nomina, come successore di De Gennaro, del prefetto Manganelli, quindi una scelta di continuità, di conferma del blocco di potere che De Gennaro ha costruito al vertice della polizia di stato, con i metodi che abbiamo avuto modo di apprezzare in questi anni. Per la classe politica e in particolare per l’attuale governo, è un’esplicita ammissione di impotenza e anche di vigliaccheria.
L’unico commento è fatto di una parola: vergogna.