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Esteri / Attualità

Una delegazione italiana al valico di Rafah per chiedere il cessate il fuoco

Una psicologa palestinese di Vento di terra tiene un laboratorio per bambini e bambine

Dal 3 al 6 marzo operatori umanitari, parlamentari, giornalisti e attivisti si recheranno in Egitto per denunciare il massacro in corso nella Striscia. Ci sarà anche Vento di Terra, Ong impegnata da vent’anni al fianco dei palestinesi. “La situazione peggiora: serve una posizione chiara da parte del governo italiano”

“Vogliamo dimostrare vicinanza ai nostri colleghi e colleghe con cui siamo in contatto quotidianamente. Non li potremo abbracciare, ed è terribile, ma faremo sentire loro che siamo lì. Che non tutto il mondo sta in silenzio di fronte alla tragedia che stanno vivendo”.

Serena Baldini è pronta a partire per Il Cairo con l’Ong Vento di Terra, di cui è vicepresidente. Dal 3 al 6 marzo una delegazione italiana composta da operatori e operatrici umanitari, parlamentari, giornalisti e giornaliste oltre che accademici ed esperti di diritto internazionale si recherà infatti in Egitto con l’obiettivo di raggiungere il valico di Rafah per chiedere il cessate fuoco. “Serve una posizione netta e chiara da parte anche del nostro governo -sottolinea Baldini-. La situazione nella Striscia precipita ogni giorno di più, con i crimini di guerra che sono ormai all’ordine del giorno”.

La delegazione è promossa dalla rete Aoi (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) in collaborazione con Amnesty international Italia, Arci e Assopace Palestina. I partecipanti si recheranno prima a Il Cairo dove incontreranno Ong, attivisti, agenzie delle Nazioni Unite oltre alle rappresentanze diplomatiche italiane in loco. Dalla capitale egiziana si sposterà poi ad Al Arish, nel Nord-Est del Paese, per seguire il percorso dei tre container di aiuti umanitari realizzati grazie alla raccolta fondi #EmergenzaGaza promossa dalla stessa Aoi.

Da qui la delegazione attraverserà il Sinai e si dirigerà verso il valico di Rafah per incontrare le agenzie umanitarie che provano, nonostante gli ostacoli, a far arrivare gli aiuti essenziali nella Striscia. “Questo ci permetterà anche di raccogliere informazioni direttamente sul campo sugli ultimi sviluppi -riprende la vicepresidente di Vento di Terra-, sappiamo che Israele non autorizza l’ingresso di tanti convogli e gli aiuti umanitari sono insufficienti rispetto alle richieste”.

E Baldini lo sa bene. Vento di Terra, infatti, lavora da oltre vent’anni al fianco della popolazione palestinese, con 15 operatori che attualmente sono attivi nella Striscia. “Sono medici, psicologi e assistenti sociali che portano avanti attività ricreative e di supporto psicosociale rivolte ai bambini e alle bambine, oltre che di distribuzione di viveri e acqua a Gaza City e Rafah, dove abbiamo anche allestito delle tende per ospitare le famiglie che sono in continuo movimento”. In un contesto terribile.

A Rafah, nella Striscia di Gaza, Vento di Terra ha allestito alcune tende in cui trovano rifugio le famiglie costrette a lasciare le loro case

“L’attacco militare israeliano sta causando distruzione, pericolo, terrore e sofferenza tali da rendere quasi impossibile l’operatività del sistema umanitario internazionale all’interno della Striscia da cui la popolazione civile non può fuggire e dove manca tutto”, sottolineano gli organizzatori della marcia. “Le persone si spostano sempre di più verso il mare -aggiunge Baldini-. C’è un disordine sociale evidente, basta guardare gli assalti a quei pochi convogli che riescono a entrare per portare i beni di prima necessità. Nessuno sta proteggendo la popolazione civile”. Per questo, la richiesta delle realtà promotrici è un “cessate fuoco permanente che fermi il massacro in atto”, rivolta anche al governo italiano chiamato a “prevenire ulteriori offensive militare e creare un ambiente favorevoli ai negoziati e al dialogo” e a “condannare l’occupazione israeliana in Palestina”.

A Rafah e Gaza City Vento di Terra distribuisce beni di prima necessità alla popolazione

La delegazione incontrerà alcune agenzie delle Nazioni Unite. Oltre alla Mezzaluna rossa (egiziana e palestinese) e all’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umaitari (Ocha) è in programma anche un punto della situazione con l’Unrwa (l’Agenzia Onu per il soccorso dei rifugiati palestinesi) che in queste settimane è oggetto di un “gravissimo attacco che colpisce collettivamente quasi sei milioni di rifugiati palestinesi a Gaza, in Cisgiordania, Siria, Libano e Giordania”.

Dopo che Israele ha accusato una dozzina di membri dello staff senza però fornire prove a supporto– di essere coinvolti negli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas che hanno ucciso oltre 1.200 di israeliani, diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno sospeso i finanziamenti all’Agenzia. Il primo marzo la Commissione europea, invece, ha dato il via libera per procedere con il pagamento di 82 milioni di euro già previsti per il 2024, di cui 50 verranno già versati la prossima settimana. “Una situazione tragica -conclude Baldini-. Lo stop ai fondi colpisce milioni di persone, soprattutto chi è nella Striscia. Andiamo a Rafah per pretendere il cessate il fuoco. E far sentire, a chi soffre, la nostra voce”.

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