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Una catena umana per salvare dal fango i libri alluvionati in Romagna

Le mani di un volontario al lavoro su un volume appena recuperato. Tra i libri sommersi dal fango ci sono anche un migliaio di cinquecentine, risalenti ai primi decenni del Cinquecento © Silvia Camporesi

Oltre trecento volontari hanno lavorato per due mesi per ripulire e catalogare circa 50mila volumi antichi custoditi nella biblioteca del Seminario di Forlì danneggiati dagli eventi estremi che hanno colpito la Regione lo scorso maggio

Tratto da Altreconomia 262 — Settembre 2023

Trecento volontari hanno lavorato per due mesi, da metà maggio a metà luglio 2023, per salvare almeno 50mila libri di valore storico, allagati all’interno della biblioteca del Seminario vescovile di Forlì. Hanno risposto a un appello del rettore, don Andrea Carubia, collaborando con i tecnici del ministero dei Beni culturali, con la task force dei carabinieri “Caschi blu della cultura” e con gli esperti di una ditta friulana incaricata delle operazioni più delicate. La biblioteca è stata invasa dal fango durante la seconda alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra il 16 e il 17 maggio 2023.

Anche il vescovo Livio Corazza è rimasto isolato all’interno del Seminario, colpito come tutta la zona di San Benedetto (FC). Tra i libri finiti sott’acqua, ha spiegato all’agenzia Servizio informazione religiosa (Sir), anche “un migliaio di cinquecentine, libri antichi, vera memoria storica della nostra città”.

Tra i volontari reclutati grazie all’appello di don Carubia c’è anche Sauro Turroni, 75 anni, architetto, ambientalista, parlamentare Verde per alcune legislature e membro del forum “Salviamo il paesaggio!”. “Una catena umana passava i libri estratti fino al punto in cui venivano leggermente lavati dal fango per arrivare su un banco dove bibliotecari e archivisti -ce n’erano tanti anche tra i volontari- e funzionari decidevano cosa fare di ogni volume”.

Per poter prendere parte al processo, i volontari hanno ricevuto un breve corso di formazione, per essere in grado di capire la portata delle azioni che stavano realizzando: non erano armati di badile, non serviva forza per liberare dal fango il Seminario ma gesti gentili per pulire i volumi senza rovinarli. “Una volta completate queste operazioni, ogni singolo tomo è stato imbustato e consegnato a un carabiniere che lo riponeva in una cassa che, una volta riempita, veniva portata in un frigorifero”, spiega Turroni.

I frigoriferi a meno 25 gradi -per impedire che le muffe e batteri aggrediscano e degradino le pagine- sono quelli di Orogel, cooperativa produttrice di surgelati leader di mercato in Italia, che ha sede a Cesena. “Conosco da circa quarant’anni il presidente della cooperativa, che si è dimostrato disponibilissimo”, racconta Turroni. Prima di essere imbustato, ogni libro è stato fotografato. È una sorta di catalogo, dato che -spiega il volontario- è impossibile “sapere quanti libri abbiamo recuperato”.

Le corsie della biblioteca del Seminario vescovile di Forlì danneggiata dall’alluvione che il 17 maggio ha colpito la città romagnola © Silvia Camporesi

Per concludere il salvataggio, però, serve un ulteriore passaggio: “I frigoriferi conservano ma per il recupero e il restauro è necessario il supporto di professionisti. Sono felice che abbiamo trovato la disponibilità del laboratorio della Biblioteca nazionale di Firenze, quello che si era occupato dei volumi dopo l’alluvione del 1966 nella città toscana. Abbiamo portato là un primo campione di libri perché possano testare un metodo di lavoro. Stiamo aspettando di capire quando potremmo portare il primo carico”, racconta Turroni a fine luglio.

Le operazioni di salvataggio dei libri sono state documentate dalla fotografa Silvia Camporesi. Il materiale fotografico verrà utilizzato per allestire una mostra © Silvia Camporesi

Con la chiusura del cantiere al Seminario, però, la macchina solidale non s’è fermata: “Tutte le fasi di questo lavoro sono state documentare da una fotografa. Stiamo lavorando a una mostra. Pensiamo anche di organizzare una festa, ma la data la deciderà il vescovo”, conclude Turroni. La fotografa che ha seguito i volontari è Silvia Camporesi (sono suoi gli scatti di queste pagine). “Sono potuta entrare nell’archivio, con grandissima difficoltà, sia per la quantità di fango sia per il buio. Sono tornata più volte, fino a fotografare il cumulo di libri che venivano portati al macero: troppo danneggiati o che non avevano valore storico -racconta-. Quando l’emergenza sarà passata e tornerà una normalità, la memoria di ciò che è stato resterà nelle fotografie. Credo per questo sia importante una serie come quella che ho scattato, realizzata da me che non sono una reporter ma un’artista che usa la fotografia. Sono un documento che resterà, una testimonianza”.

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