Cultura e scienza / Attualità
Un cinema a basso impatto ambientale ma ad alto impatto artistico
Organizzato dal 28 maggio al 2 giugno dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod) in collaborazione con Archivio Luce, l’UnArchive found footage fest alla sua seconda edizione invita il pubblico a scoprire la pratica artistica del riuso di immagini d’archivio, reinventate e trasformate in nuove narrazioni e riflessioni profonde
Dal 28 maggio al 2 giugno Roma ospita una manifestazione artistica unica nel suo genere: l’UnArchive found footage fest, giunto alla sua seconda edizione. Organizzato dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod) in collaborazione con Archivio Luce – Cinecittà e con il patrocinio della Direzione generale cinema e audiovisivo del ministero della Cultura, il festival rappresenta un’incredibile opportunità per esplorare il vasto e mutevole panorama del found footage.
Il found footage, la pratica di attingere dalla vastità degli archivi audiovisivi e cinematografici, è al centro di riflessioni profonde sulla società contemporanea, sull’arte e sulla cultura. Come ha sintetizzato una volta Jean-Luc Godard, “fare un film utilizzando immagini di repertorio non significa carpire la vita che dorme nei fortini delle cineteche, ma spogliare la realtà della sua apparenza, ridandole l’aspetto grezzo che basta a se stessa e cercando al contempo l’aspetto in cui essa avrà termine”.
Diretto da Alina Marazzi e Marco Bertozzi, il festival si propone di scrutare, interrogare e reinventare il passato attraverso un’ampia gamma di materiali, immaginari, supporti e tecnologie. Il manifesto di questa edizione, realizzato dall’artista Gianluca Abbate, evoca l’essenza stessa del found footage: un cinema che brucia, che ribalta le proprie fonti, che si rigenera attraverso un processo di riuso creativo. Con un programma ricco di 115 opere tra lungometraggi, cortometraggi, installazioni e performance, offre uno spaccato multidimensionale delle pratiche di rielaborazione creativa.
Come ha detto il presidente di Aamod, Vincenzo Vita, “UnArchive si aggiunge pienamente alle tradizionali programmazioni dell’Archivio: il premio intitolato a Cesare Zavattini, l’Aperossa, il progetto e le forme di un cinema politico, il Cineforum palestinese, la residenza per artisti Suoni e Visioni”. Le proiezioni si terranno in diversi luoghi nel quartiere Trastevere: dal Cinema Intrastevere alle performance dal vivo al Live Alcazar, dalle tavole rotonde all’Accademia di Spagna a Roma alle installazioni artistiche nel Tempietto del Bramante e a Vicolo Moroni. Ospiti internazionali di rilievo accompagneranno le loro opere, dialogando apertamente con il pubblico e arricchendo il contesto culturale del festival. Al centro del programma c’è il concorso internazionale che accoglie opere audiovisive di ogni genere, formato, durata e nazionalità, caratterizzate dall’uso libero e creativo di materiali d’archivio. Gli 11 lungometraggi e i 12 cortometraggi in competizione rappresentano una varietà di narrazioni e sperimentazioni linguistiche, concorrendo per prestigiosi premi come l’UnArchive award, il Best feature film award e il Best short film award.
Una delle novità di questa edizione è la sezione “Processi d’archivio”, che porta lo spettatore dentro le aule dei tribunali attraverso immagini d’archivio dei processi più famosi della storia. Opere come “The Kiev Trial” di Sergei Loznitsa e “Uno specialista – Ritratto di un criminale moderno” di Eyal Sivan propongono uno sguardo potente sulla natura umana e sull’idea di giustizia. Eventi speciali come il focus su Kamal Aljafari e l’opera di Bill Morrison testimoniano l’ecletticità del programma, che include anche riflessioni sui confini geografici ed estetici del found footage e una panoramica sulle pratiche e poetiche del movimento italiano. Attraverso masterclass, panel e tavole rotonde, il festival propone anche occasioni di approfondimento e confronto su temi cruciali come il femminismo, la decolonialità e le poetiche del riuso nel contemporaneo.
Come hanno dichiarato i direttori artistici del festival Marazzi e Bertozzi, la pluralità e varietà di sguardi è eccezionale: “Nel lavoro di preparazione per il programma dell’edizione 2024 siamo stati sorpresi nel visionare film diversissimi tra loro, non solo per tematiche ed epoche di appartenenza dei repertori, ma anche per le differenti pratiche adottate e per le estetiche abbracciate. Gli autori si mettono fatalmente in gioco, talvolta in prima persona, altre assumendo il punto di vista di soggetti terzi, talvolta collettivi o anonimi; altre volte ancora tendono all’invisibilità, sfiorando prospettive dell’occhio-cinema o utilizzando immagini recuperate da telecamere di sorveglianza”.
In un’epoca in cui il cinema d’archivio rivela la sua vitalità e la sua capacità di rielaborare il passato in processi estetici e critici contemporanei, l’UnArchive found footage fest si conferma come un punto di riferimento imprescindibile per gli amanti dell’arte cinematografica e della creatività senza confini.
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