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Diritti / Reportage

In Uganda a lezione di igiene per superare il tabù delle mestruazioni

© Marta Ravasio

Nelle zone rurali del Paese africano le ragazze non sempre hanno a disposizione tamponi e biancheria intima adeguata. Così durante i giorni del menarca rinunciano ad andare a scuola. Reportage da Masaka

Tratto da Altreconomia 229 — Settembre 2020

Siamo in Uganda a Masaka, città situata a circa un’ora e mezza dalla capitale Kampala, in una delle scuole distrettuali durante una lezione sulla salute mestruale organizzata con il supporto di Afripads, azienda che distribuisce assorbenti igienici riutilizzabili in tutto il continente africano, nella quale si parla di igiene personale, dell’utilizzo di biancheria intima adeguata e dei tamponi.“Alcune ragazze saltano la scuola a causa del ciclo mestruale, altre invece riescono comunque a essere presenti. Molto dipende dall’approccio che la famiglia ha rispetto al tema. Ci sono genitori che decidono di affrontare l’argomento con le proprie figlie, altri no”, racconta Nakiwala Judith, insegnante della classe. Non sempre le ragazze hanno a disposizione tamponi igienici, racconta la docente, e molte di loro finiscono per fabbricare i propri assorbenti con i pochi stracci che hanno a disposizione o con foglie di palma, cercando poi un luogo appartato dove poter lavare i propri vestiti, lontane da occhi indiscreti.

Il problema non riguarda solo l’Uganda: ogni giorno, circa 200 milioni di donne e ragazze nei Paesi in via di sviluppo devono affrontare situazioni simili, che spesso sono aggravate da stigma e indifferenza sociale. Numerosi studi suggeriscono una correlazione tra l’inizio delle mestruazioni e i tassi di abbandono scolastico, anche se alcuni autori contestano che il menarca possa esserne la causa diretta. Uno studio del 2018 pubblicato sulla rivista scientifica BMC Womens’s Health, condotto su 352 ragazze in Uganda con un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, ha chiarito che l’assenteismo scolastico durante i giorni del ciclo mestruale si attesta attorno al 28% mentre nel resto del mese questa percentuale è pari al 7% circa. Un report del 2013 prodotto dal Netherlands Development Organization (SNV)/IRC International Water and Sanitation Centre, istituzione che si occupa di progetti e programmi di sviluppo in molti Paesi africani, chiarisce che, tradotto in una percentuale sull’intero anno scolastico, una ragazza può perdere fino all’11% delle lezioni a causa delle mestruazioni.

Il tema delle mestruazioni è spesso oggetto di tabù e atteggiamenti culturali negativi, in particolare nei contesti rurali dove nelle scuole le ragazze soffrono una maggiore stigmatizzazione

Il tema delle mestruazioni è troppo spesso oggetto di tabù e di atteggiamenti culturali negativi, compresa l’idea che le donne mestruate siano contaminate, sporche e impure. In particolare nei contesti rurali, le ragazze nelle scuole soffrono una maggiore stigmatizzazione e scontano la mancanza di servizi utili a far fronte ai dolori fisici e alla sfera psicologica durante il ciclo mestruale, come servizi igienici separati dai maschi, presenza di tamponi, formazione specifica delle insegnanti. Parlando con la docente, infatti, si capisce che per le scuole situate vicino ai medi-grandi centri abitati ci sono molte più probabilità di essere coinvolte in programmi di questo tipo, mentre le aree rurali sono penalizzate a causa dell’isolamento geografico.

Il ministro dell’Istruzione, Henri Oryem Okello, e quello della Sanità, Jane Ruth Aceng, hanno riposto molta attenzione sul tema perché il problema non si esaurisce con la percentuale di ragazze che perdono parte dell’anno scolastico a causa della mancanza di servizi e prodotti mestruali, ma comprende anche quella grande fetta della popolazione femminile in età scolare (15-19 anni) che abbandona la scuola per una gravidanza precoce, la cui percentuale si attesta circa al 25%. “La situazione sta migliorando anno dopo anno, ma l’educazione -anche se importante- non può bastare e il governo sta collaborando con altri stakeholder per creare quelle infrastrutture e quei servizi che a oggi rimangono carenti”, commenta Cathie Kansiime, ricercatrice indipendente, che sulla salute mestruale ha condotto importanti ricerche in collaborazione con la Makerere University -principale università di Kampala- e la London School of Hygiene and Tropical Medicine.

Masaka, Uganda. Una ragazza di 13 anni, dopo aver assistito a una lezione di salute mestruale, mostra alle proprie compagne come utilizzare un assorbente igienico riutilizzabile. In molte scuole delle regioni rurali del Paese, si svolgono periodicamente attività di informazione ed educazione igienica per le ragazze © Marta Ravasio

Nel 2015, il ministro dell’Educazione John Chrysestom Muyingo aveva emanato una circolare sulla salute mestruale contente alcune importanti istruzioni circa le politiche da implementare negli istituti scolastici, quali corsi di formazione specifici per gli insegnanti, la creazione di servizi igienici separati per maschi e femmine, la fornitura di materiale appropriato alle ragazze. “Non credo però che a oggi siano molte le scuole che abbiano realmente implementato le proprie politiche sulla base di queste indicazioni, servirebbe un follow up su scala nazionale che ancora non è stato realizzato”, continua Kansiime.

Uno dei pilastri di questa circolare era il coinvolgimento degli uomini in attività di sensibilizzazione e informazione sul tema, come spiega Richard A. Mwesigwa, ricercatore allo United Nation Population Fund, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di temi quali le mutilazioni genitali, salute sessuale e mestruale, matrimoni e gravidanze precoci: “Coinvolgere anche i maschi in questo tipo di attività è molto importante perché gli uomini sono parte della comunità e devono essere pronti a fornire il supporto necessario alle donne. Soprattutto nelle aree rurali, sono gli uomini a gestire il budget famigliare e per una donna diventa quindi molto più semplice potere acquistare quanto necessario per la propria igiene mestruale se anche gli uomini sono sensibili al tema. La nostra esperienza è che quando gli uomini vengono coinvolti nella sensibilizzazione su questi temi, l’ambiente diventa molto migliore per le donne. Uno studio recente chiarisce che il 50% delle donne sarebbe più sollevato di sapere che anche gli uomini fossero a conoscenza delle caratteristiche del ciclo mestruale”. La necessità di questo engagement viene sottolineata anche da Kansiime, che aggiunge: “Con la Makerere University, abbiamo di recente condotto uno studio che conferma la necessità di un approccio olistico che prenda in esame non solo gli uomini ma anche i genitori delle ragazze. Questo riduce notevolmente lo stigma”.

Secondo uno studio di Unhcr e Afripads, il 65% delle rifugiate in Uganda non ha abbastanza sapone durante il proprio ciclo mestruale e il 59% non possiede biancheria intima adeguata

La pandemia non ha migliorato una situazione già precaria, soprattutto nelle settimane in cui l’Uganda ha vissuto un lockdown molto rigido, simile a quello italiano, anche se di più breve durata, che si è protratto dalla terza settimana di marzo fino al quattro maggio con una riapertura graduale. “La pandemia ha portato con sè molti effetti indiretti, quali ad esempio l’impossibilità di andare ad acquistare i prodotti necessari per l’igiene mestruale. Lo stesso si può dire per l’accesso all’acqua che non è per nulla scontato per comunità che vivono isolate in aree rurali piuttosto remote”, chiarisce Mwesigwa.

In diverse aree del Paese, da Nord a Sud, alcune organizzazioni non governative che lavorano sul tema hanno collaborato con le autorità locali per individuare, laddove possibile, giovani donne con una situazione economica fragile a cui poter far pervenire prodotti a domicilio. Dati relativi al distretto di Machakos, in Kenya, provano che da febbraio a giugno quattromila ragazze sotto i 19 anni sono rimaste incinte. Anche se non è chiaro quanto questo dato si discosti dalla media, la denuncia promossa dal dipartimento minorile del distretto di Machakos sembra poter lasciare intendere che la discrepanza di tale aumento rispetto alla media sia notevole.

Il legame con il lockdown, anche se non comprovato da uno studio peer review condotto nell’area, pare piuttosto evidente: anche se il problema è inverso rispetto a quello della correlazione tra menarca e perdita di giorni scolastici, c’è un legame a doppio filo con la maturazione sessuale delle giovani, le gravidanze precoci e il successivo abbandono scolastico. “Non ci sono studi simili sull’Uganda, ma possiamo aspettarci che anche qui si registrerà un dato non molto diverso. Il dato del Kenya può essere preso come riferimento perché gli scenari ugandesi e keniota su gravidanze precoci non differiscono di molto”, aggiunge Kansiime.

Con oltre un milione e 300mila rifugiati, di cui il 65% provenienti dal Sud Sudan, l’Uganda è il Paese africano che ne accoglie maggiormente e questo pone notevoli sfide anche nell’ambito dell’igiene mestruale della componente femminile di questa numerosa popolazione. “In questo caso non mancano solo i prodotti e l’accesso all’acqua, ma spesso anche l’informazione è carente. Svariate sono le attività che sono state avviate ma si deve lavorare ancora molto sul tema”, dice Mwesigwa. Uno studio condotto da Unhcr e Afripads chiarisce che il 65% delle rifugiate ha dichiarato di non avere abbastanza sapone durante il proprio periodo mestruale, il 59% ha lamentato la mancanza di biancheria intima adeguata e il 44% ha giudicato di avere informazioni piuttosto scarse sul tema.

Una delle chiavi di volta per risolvere questo problema è supportare l’innovazione, come spiega Mwesigwa: “Con i progetti messi in atto dallo United Nation Population Fund, abbiamo supportato numerose startup che hanno avviato attività per la produzione di tamponi ecologici, lavabili e creati soprattutto tramite processi di upcycling, ad esempio utilizzando gli scarti della produzione della canna da zucchero”. Sono molte le iniziative che stanno prendendo forma, anche dal punto di vista della ricerca. “Speriamo quindi che possa esserci un notevole impatto per il prossimo futuro”, conclude Kansiime.

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