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Ambiente / Approfondimento

Spiagge da liberare: i litorali italiani nel dopo pandemia

© Associazione "Mare Libero"

Il 50% delle coste sabbiose del nostro Paese è sottratto alla fruizione libera. Cemento, concessioni ai privati e regole diverse per ogni Regione mettono a rischio un bene collettivo. E c’è chi vuole approfittare delle misure anti-Covid-19

Tratto da Altreconomia 228 — Luglio/Agosto 2020

A Ostia lo chiamano il “Lungomuro”: è la barriera formata dal susseguirsi degli stabilimenti balneari, bar e locali che impedisce di guardare il mare quando si cammina attraversando il centro della città, frazione litoranea del Comune di Roma. Sono 12 chilometri di costa occupati in modo ininterrotto da cancelli e pareti, stando ai dati pubblicati da Legambiente nel “Rapporto Spiagge” del 2019. Il litorale della Capitale rappresenta un caso limite delle condizioni in cui versa il demanio marittimo in Italia dove, secondo l’associazione ambientalista, i tratti di costa senza cemento sono pochi, aumentano le spiagge date in concessione ai privati e diminuiscono quelle libere, spesso relegate a zone periferiche e non suggestive. Una situazione che mostra ulteriormente le sue criticità nell’estate post-pandemia quando le misure stabilite per rispettare le distanze di sicurezza anti-Covid-19, tra cui il distanziamento di un metro tra le persone in spiaggia, diminuiranno la possibilità di us

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