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Ambiente / Attualità

Biodiversità a rischio, aumento della temperatura e del consumo di suolo: come sta l’ambiente secondo Ispra

Flora e fauna sono minacciate. Meno della metà dei fiumi raggiunge “uno stato ecologico buono” ed è cresciuto il consumo di suolo. L’Annuario dei dati ambientali, realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, presenta lo stato di salute di acqua, aria e terra in Italia

Foto d'archivio © 20centesimi - Flickr

In Italia è grave la situazione per la flora e la fauna, minacciate dall’inquinamento e da specie aliene. Si trova in buono stato solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi ma è buona la condizione delle aree protette. Il consumo di suolo non si arresta: si sono ormai persi 23mila chilometri quadrati con una velocità di trasformazione di quasi due metri quadrati al secondo tra il 2017 e il 2018. La temperatura cresce, più che in altre parti del mondo, ma diminuiscono le emissioni di gas serra. Sono alcuni dati contenuti nell’Annuario dei dati ambientali 2019, redatto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), che illustra lo stato di salute dell’ambiente in Italia. Arrivato alla diciassettesima edizione, il rapporto è stato presentato in una diretta streaming insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Le informazioni sono state lette da Hans Bruynincks, il direttore generale dell’Agenzia europea dell’Ambiente (Eea), in rapporto al “Soer 2020-State of the Environment Report” presentato lo scorso dicembre a Bruxelles.

Con oltre 60mila specie animali e 12mila vegetali, l’Italia è caratterizzata da un’altissima biodiversità ed elevatissimi tassi di endemismo, vale a dire un’alta percentuale animali e piante esclusive che la rendono uno dei Paesi più ricchi di biodiversità in Europa. Ma la situazione di flora e fauna è a rischio, colpita dalla frammentazione del territorio e dal consumo di suolo provocati dall’urbanizzazione e dall’infrastrutturazione. A minacciare flora e fauna è soprattutto l’introduzione di specie esotiche potenzialmente invasive, che rappresentano un fattore di rischio per la biodiversità. Il loro numero è in costante aumento: nell’ultimo secolo, in Italia ne sono state introdotte più di 3.300 e 3.182 sono ancora presenti. Uno strumento che permette di fermare la perdita di biodiversità è rappresentato dalla Rete Natura 2000 e dal Sistema delle aree protette italiane che, si legge nell’Annuario, ha portato a incrementare, anche se lentamente, “il numero di aree tutelate, soprattutto in ambito marino”: le aree protette terrestri sono 843 e coprono il 10,5% del territorio nazionale. Sono 29 le aree marine protette e sono 2.613 i siti della Rete Natura 2000, corrispondenti a circa il 19,3% del territorio nazionale.

Dopo una fase di rallentamento, causato dalla situazione economica, dal 2018 il consumo di suolo ha ripreso a crescere: si sono persi 23mila chilometri quadrati di territorio, con una velocità di trasformazione di quasi due metri quadrati al secondo tra il 2017 e il 2018. I valori più alti di suolo consumato si registrano nel Nord: molte province della zona della Pianura Padana hanno superato il 10% di superficie impermeabilizzata con un sensibile aumento di ettari consumati tra il 2017 e 2018, in particolare nella pianura veneta. Nelle aree costiere i valori sono superiori rispetto al resto del territorio nazionale: è artificializzato il 23,4% della fascia entro i 300 metri, il 19,7% tra i 300 metri e i 1000 metri e il 9,3% tra un chilometro e 10 chilometri a fronte di un 7% oltre i 10 chilometri. I valori più elevati, oltre il 45% di suolo consumato entro i 300 metri dal mare, si riscontrano per la Liguria e le Marche.

Oltre ai litorali, è buona la situazione delle acque di balneazione: il 90% delle acque di balneazione costiere è stato classificato come “eccellente”. Una media superiore rispetto a quella europea, che è pari all’85,1%. Non può dirsi lo stesso della qualità delle acque interne, lontane dagli obiettivi europei. A livello nazionale, su un totale di 7.493 fiumi raggiunge l’obiettivo di uno “stato ecologico buono o elevato” solo il 43%. La percentuale è più bassa per i laghi: si ferma al 20%. Quanto allo stato chimico, la situazione migliora: il 75% dei fiumi presenta uno stato buono, il 7% non buono mentre il rimanente 18% non è stato ancora classificato. Per i laghi, invece, l’obiettivo di qualità viene raggiunto dal 48%.

Guardando alla qualità dell’aria, secondo l’annuario, il bacino padano è una delle aree in Europa dove è più rilevante l’inquinamento atmosferico. Nel 2018 il valore limite giornaliero del PM10 (50 microgrammi per metro cubo da non superare più di 35 volte in un anno) è stato superato dal 18% delle stazioni di monitoraggio. Sono stati rispettati invece i limiti per il PM2,5. Si legge nel rapporto che “nel medio periodo tuttavia si osserva, in Italia come in Europa, una riduzione significativa delle emissioni generalmente accompagnata da un trend decrescente delle concentrazioni”. In Italia, nel 2017 le emissioni totali di gas serra sono diminuite del 17,4% rispetto al 1990.

Uno dei dati principali dell’annuario riguarda l’aumento della temperatura, che cresce più che in altre parti del mondo. Da quando sono iniziate le osservazioni, in Italia il 2018 è stato l’anno più caldo e ha visto la registrazione di un’anomalia media pari di +1,71 gradi rispetto alla media climatologica del periodo 1961-1990. Ha superato la media globale sulla terra ferma, arrivata a +0,98 gradi. “Sebbene gli sforzi globali intesi a ridurre le emissioni si stiano rivelando efficaci, alcuni aspetti del cambiamento climatico sono inevitabili”, si legge nell’annuario. “E sono quindi necessarie azioni complementari per un adattamento agli effetti che lo stesso produce”.

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