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Crisi climatica / Approfondimento

Snam e Intesa Sanpaolo rafforzano il legame “fossile” tra Italia e Russia

Secondo i dati forniti da Snam a ReCommon, il terminal Offshore Lng Toscana (Olt) nel corso del 2022 ha prodotto 3,62 miliardi di metri cubi di Gnl ed emesso 81mila tonnellate di anidride carbonica equivalente © ANSA

Nonostante le sanzioni il nostro Paese continua a importare Gnl russo direttamente, attraverso il terminal di Livorno, o indirettamente, tramite la Spagna. E la società metaniera spinge per realizzare nuovi (e inutili) gasdotti

Tratto da Altreconomia 261 — Luglio/Agosto 2023

Quando si parla del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) c’è un elemento che sembra sempre finire nel dimenticatoio che invece dovrebbe essere oggetto di un acceso dibattito: i tanti fondi destinati al settore dei combustibili fossili, in particolare al gas. Al centro del nuovo capitolo di spesa che implementa le indicazioni del pacchetto RePower Eu -orientato alla ripresa ma anche a garantire la “sicurezza energetica” italiana ed europea, abbandonando la dipendenza dai combustibili fossili di Mosca- c’è proprio il gas naturale liquefatto (Gnl). Parliamo di 2,7 miliardi di euro addizionali a cui l’Italia potrebbe accedere a fronte di un piano di progetti e riforme che a inizio giugno non era stato ancora presentato. Snam, azienda partecipata dallo Stato al 31% e che controlla la rete per il trasporto del gas, è in prima fila per beneficiare dei miliardi del Pnrr per i terminal di Gnl di Piombino e Ravenna, oltre che per diverse altre infrastrutture orientate all’import via tubo e nave.

Tra i nuovi gasdotti -ora proposti come adatti a trasportare anche idrogeno- ci sono quello tra Italia e Algeria (parte del SouthH2 Corridor, che collegherebbe Italia, Austria e Germania) e quello tra Italia e Spagna, passato in sordina ma oggetto di uno studio di prefattibilità.

Una risposta, quella che il Governo Meloni sta definendo praticamente a porte chiuse, che non prende in considerazione i cambiamenti climatici, gli impatti sull’ambiente e quelli sulle persone: un errore che non tarderà a presentare il conto. Proprio la martoriata Emilia-Romagna dovrà ospitare uno dei due terminal di Gnl che l’esecutivo e Snam vogliono attivare entro il 2024. L’impatto derivante dall’aumento dell’uso di gas fossile (e di processi industriali di rigassificazione) si vedrà già nei prossimi dieci anni soprattutto nelle aree più vulnerabili ed esposte a eventi climatici estremi come quelli che hanno contribuito alle recenti alluvioni.

Già nel 2013 l’International panel on climate change (Ipcc) evidenziava come, al contrario della CO2, il metano rimane ad alte concentrazioni in atmosfera solamente per 12 anni. Tuttavia, il suo effetto climalterante è estremamente potente: parliamo di un impatto 86 volte maggiore di quello dell’anidride carbonica su un arco di tempo di vent’anni, e oltre cento volte su un arco temporale di dieci anni. In altre parole: aumentarne drammaticamente l’estrazione e l’utilizzo, a partire da processi industriali come la liquefazione e rigassificazione nel caso del Gnl, rischia di avvicinare “scadenze climatiche” distanti qualche decennio, vanificando o riducendo significativamente i tempi e i punti cardine per un’azione di adattamento e mitigazione davvero efficace. Un elemento, questo, estremamente importante per rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi del 2015, ma anche per evitare di superare molto prima del previsto tipping point irreversibili, come il disgelo del permafrost.

Snam è in prima fila per beneficiare delle risorse del Pnrr per i terminal di Gnl di Piombino e Ravenna e per altre infrastrutture orientate all’import via tubo e nave

Anche i terminal di Gnl esistenti, tutti in fase di espansione, sono generatori di importanti emissioni di metano. Quello di Panigaglia, vicino a La Spezia, ha più di cinquant’anni, portati non benissimo. Secondo i dati di Snam, comunicati a ReCommon prima dell’assemblea degli azionisti, le sue emissioni in atmosfera nel 2022 sono state di 117,7 kton (migliaia di tonnellate) di CO2 equivalenti, a fronte di 2,24 miliardi di metri cubi di gas (Standard metro cubo, Smc). In proporzione alla quantità di gas processato siamo al doppio rispetto a quelle del terminal Olt (Offshore Lng Toscana) di Livorno: 81,247 kton CO2 eq nel 2022 a fronte di 3,62 miliardi di Smc di gas.

Dati che in realtà forniscono solo un quadro parziale dell’impatto dei due terminal: il calcolo della CO2 equivalente viene effettuato dall’industria con parametri conservativi, che fanno riferimento all’impatto climalterante del metano su un arco di cento anni. Cioè 25 volte quello del carbonio. Ma la scienza ci dice che nei prossimi dieci e vent’anni l’effetto di questi terminal sarà ben più alto. Fare finta che non sia così, sovvenzionando una ripresa a tutto gas, è a dir poco miope.

Il terminal Olt nel 2022 ha ottenuto un finanziamento per 442 milioni di dollari da un pool di banche europee; 49 milioni sono stati erogati da Intesa Sanpaolo

Questa ripartenza viene sostenuta da istituzioni finanziarie private che, in nome del profitto, stanno speculando sul business della sicurezza energetica. Il terminal Olt, ad esempio, nel 2022 ha beneficiato di un finanziamento di 442 milioni di dollari da parte di un pool di banche europee, tra cui Intesa Sanpaolo, che ha concesso al progetto un prestito di 49 milioni di dollari. Si tratta solo un piccolo tassello dell’esposizione della prima banca italiana al business del Gnl, che ha concesso finanziamenti per 3 miliardi di dollari alle prime venti società coinvolte nell’espansione del settore, nonché 890 milioni di investimenti al primo gennaio 2023. Sempre secondo i dati forniti da Snam, la gran parte del gas “naturale” liquefatto importato da Olt proviene dagli Stati Uniti (il 62% nel 2022, il 54% nel primo trimestre 2023). Un dato che conferma gli interessi di Intesa Sanpaolo che tra il 2016 e il 2022 ha finanziato con 2,1 miliardi le società che gestiscono i terminal attivi sulla costa del Golfo del Messico e ne stanno pianificando l’espansione.

Secondo l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, il 40% della domanda italiana di gas entro il 2026 sarà coperta da quello liquido. A questo fine il Decreto energia di marzo 2022, all’articolo 7, ha messo nero su bianco che una buona parte di questo Gnl arriverà dalla Spagna, attraverso il terminal di Panigaglia. La società conferma i dati di ReCommon: le importazioni nel 2022 sono arrivate dalle infrastrutture di Barcellona, Sagunto, Huelva e Cartagena.

Tra il 2016 e il 2022 Intesa Sanpaolo ha erogato finanziamenti per 2,1 miliardi di dollari alle società che gestiscono i terminal Gnl attivi sulla costa del Golfo del Messico e ne stanno pianificando l’espansione

Piccolo dettaglio: da gennaio 2022 la Spagna ha iniziato a importare Gnl dalla Russia, che è oggi il terzo fornitore di gas di Madrid. Il combustibile arriva via nave e viene poi rivenduto ad altri Paesi europei (e non solo), Italia compresa. Quali garanzie abbiamo che il gas liquido che già stiamo importando dalla Spagna -oltre che da altri terminal europei in reloading (rivenduto)- non sia alla fine sempre di provenienza russa?

Non solo. Snam afferma che nel primo trimestre del 2023 il 9% del Gnl importato dal terminal di Livorno è giunto direttamente dalla Russia, più precisamente dalla penisola di Yamal nell’Artico. Una chiara scappatoia nelle clausole poco chiare delle sanzioni imposte a Mosca e una pacca sulla spalla a Novatek (il secondo più grande produttore di gas del Paese) e il suo Yamal Lng, mega-impianto di liquefazione tra i più impattanti al mondo: Intesa Sanpaolo lo ha finanziato con 750 milioni di euro, dietro garanzia dell’assicuratore pubblico Sace.

La quota di gas naturale liquefatto che il terminal di Livorno ha importato direttamente dalla Russia nel primo trimestre del 2023 è pari al 9%

Inoltre, il Cremlino intende fornire supporto al nuovo progetto di Novatek: Murmansk Lng, un impianto di esportazione vicino al porto settentrionale di Murmansk sul mare di Barents. Un’operazione che testimonia la presenza della società nel cerchio ristretto di Vladimir Putin, nonostante non sia formalmente soggetta a sanzioni. Chissà se l’iniziativa vedrà il coinvolgimento di Intesa Sanpaolo, considerando anche che al momento l’istituto ha solo congelato il prestito verso l’altro progetto chiave di Novatek (Arctic Lng-2) e che la policy sull’ambiente e il clima della banca le permette di continuare a finanziare progetti di gas onshore nell’Artico. Il filo che lega Roma a Mosca sembra abbastanza resistente e gli interessi italiani nei confronti del business del gas “naturale” liquefatto non fanno altro che rafforzarlo, grazie soprattutto a Snam e Intesa Sanpaolo.

Lo spazio “Fossil free” è curato dalla Ong ReCommon. Un appuntamento ulteriore -oltre alle news su altreconomia.it– per approfondire i temi della mancata transizione ecologica e degli interessi in gioco

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