Diritti
Siamo moderni, cacciamo i mendicanti
Qui a Firenze l’assessore Graziano Cioni, protagonista nella scorsa estate della crociata contro i lavavetri, ha spiegato che bisogna eliminare dai marciapiedi tutto ciò che ingombra: transenne, biciclette legate ai pali, mendicanti… E’ una questione di sicurezza, di incolumità fisica,…
Qui a Firenze l’assessore Graziano Cioni, protagonista nella scorsa estate della crociata contro i lavavetri, ha spiegato che bisogna eliminare dai marciapiedi tutto ciò che ingombra: transenne, biciclette legate ai pali, mendicanti… E’ una questione di sicurezza, di incolumità fisica, specie per i più deboli: non a caso il divieto è stato pensato dopo una lettera scritta da una signora non vedente, caduta per non essersi accorta di un mendicante steso in terra.
Cioni naturalmente spiega che il provvedimento è fatto proprio per proteggere i più deboli, e certo non per accanirsi contro i mendicanti (oltretutto chiedere l’elemosina non è un reato). Diceva le stesse cose a proposito dei lavavetri, che sono scomparsi dalla strade ma restano a Firenze e dintorni: più di duecento sono in baracche improvvisate in una zona inclusa nel territorio di Sesto Fiorentino: il sindaco di quel Comune ha recentemente firmato un’ordinanza di sgombero, e quindi presto gli ex lavateri con le loro famiglie dovranno spostarsi un po’ più in là.
Quel che conta, per l’assessore fiorentino e il sindaco sestese, è che lavavetri e mendicanti – in genere stranieri, quasi sempre rom – non si facciano vedere in centro. La priorità è per il decoro urbano e certi “scarti umani” (è una citazione da Bauman, naturalmente) sono fonte di degrado. E’ il motivo per cui lunedì scorso, in occasione della visita del presidente Napolitano in città, si è provveduto a rastrellare e spostare per 24 ore i senza tetto che normalmente dormono sotto una pensilina della stazione e in alcune piaze e strade cittadine. L’azienda pubblica per l’immondizia ha provveduto a distruggere cartoni, coperte, eccetera: tutti gli averi dei senza niente. Così Napolitano non ha visto “il degrado” e ha potuto celebrare contento il sessantesimo anniversario di una Costituzione tanto bella quanto ormai inutile…
Altro tratto in comune fra le ordinanze contor i lavavetri e l’annunciato nuovo regolamento sul divieto di sosta sui marciapiedi, è l’insinuazione che vi sia un racket a gestire le attività di questua. Nell’estate scorsa la procura disse di non avere mai avuto notizia di un racket dei lavavetri e così l’argomento scomparve repentinamente dalla scena; stavolta Cioni evita di nominare la parola racket ma risponde così ai giornalisti: “La parola racket l’ha usata lei. Ma solo io vedo questi mendicanti portati la mattina e presi la sera?”
Cioni, come si vede, si contraddice: evidentemente non c’è solo un problema di agibilità dei marciapiedi, ingombri di oggetti e… persone, ma c’è proprio uno specifico caso riguardante i mendicanti. Quel che non torna è perché Cioni non denunci quello che sa alla magistratura e perché se la prenda con le vittime del racket trascurando chi ne trae profitto.
La verità, naturalmente, è che Cioni prosegue la sua “campagna sulla sicurezza”: l’assessore è perfettamente consapevole che il Comune (e lo stato) nella società moderna devono garantire l’incolumità fisica dei cittadini (non di tutti, solo quelli autoctoni e benestanti) e che questa è l’unica fonte di legittimazione per il potere. I diritti civili e sociali non sono più contemplati nel nuovo ordine, che teorizza la priorità del mercato e la riduzione ai minimi termini della mano pubblica. Perciò Cioni e quelli come lui si sentono moderni e giudicano sorpassate, ideologiche, estremiste le persone e le organizzazioni che si battono per l’universalità dei diritti, per la priorità della sicurezza sociale su quella poliziesca, per l’estensione dello spazio pubblico e la subordinazione del mercato all’interesse generale.