Diritti / Opinioni
Le scelte dei singoli, per quanto piccole siano, cambiano la storia
Trent’anni dopo piazza Tienanmen ricordiamo quel singolo uomo, il “rivoltoso sconosciuto”, la sua scelta definitiva, simbolica. E ricordiamo anche chi era alla guida del carro armato, che non volle, non seppe falciarlo. Anche di lui non abbiamo mai avuto notizie. Oggi quelle “decisioni” che cosa hanno lasciato? L’editoriale del direttore di Altreconomia, Pietro Raitano
“Il rivoltoso sconosciuto”: venne chiamato così, il 5 giugno 1989, il ragazzo che, armato di una giacca nella mano destra e di una busta nella mano sinistra, bloccò l’avanzare di quattro carri armati in piazza Tienanmen, a Pechino. L’immagine è iconica, nel video si comprende la dinamica: l’uomo si para davanti al primo tank, quest’ultimo scarta di lato, il “rivoltoso” si sposta di conseguenza. Come formiche in fila, i carri armati rispondono a cieca disciplina e non sanno girargli attorno. Alla fine il ragazzo sale sulla torretta e parla con il guidatore. Poco dopo viene portata via e di lui non sapremo più nulla. Sono passati 30 anni.
La protesta di piazza Tienanmen era cominciata quasi due mesi prima, il 15 aprile. Iniziò come manifestazione di cordoglio per la morte dell’allora segretario del Partito comunista cinese, considerato un riformista. Vi parteciparono studenti, intellettuali, operai. Decine di migliaia di persone scesero in piazza. La reazione repressiva del governo spinse però gli studenti a proclamare uno sciopero generale, e di lì la situazione degenerò con il ricorso alla legge marziale prima, l’arrivo dell’esercito, gli arresti e i morti poi. Sono passati trent’anni e ancora non sappiamo quanti furono. In quel dramma mondiale, che ha segnato un’intera generazione, noi ricordiamo quel singolo uomo, il “rivoltoso sconosciuto”, la sua scelta definitiva, simbolica. E ricordiamo anche chi era alla guida del carro armato, che non volle, non seppe falciarlo. Anche di lui non abbiamo mai avuto notizie. Le scelte dei singoli, per quanto piccole siano, cambiano la storia. Pochi mesi dopo Tienanmen, a settembre, 13mila tedeschi della Germania Est erano scappati in Ungheria, per poi essere accolti come profughi -profughi, sì- nel democratico Occidente. L’avvenimento scatenò un’ondata di protesta dei loro concittadini, provocò le dimissioni dell’allora leader della DDR, e il nuovo governo di Krenz decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per viaggiare nella Germania dell’Ovest. A novembre il Partito Socialista al potere decise che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma senza comunicare al ministro della Propaganda Günter Schabowski quando e come questo sarebbe avvenuto. Interrogato il giorno stesso, su questo punto, da un giornalista -dell’Ansa, tra l’altro- durante una conferenza stampa ormai storica, in diretta televisiva, Schabowski azzardò che le nuove “regole di viaggio” sarebbero diventate efficaci immediatamente. Era la fine del muro di Berlino, in piedi dal 1961. Gli abitanti di Berlino Est si diressero verso i posti di blocco e pretesero dalle guardie di poter passar, perché “così era stato detto alla televisione”. E le guardie, senza ordini precisi, ciascuno con una singola decisione personale, li fecero passare. Sono passati quasi 30 anni.
Oggi la Cina esporta in poche ore quanto esportava in un anno intero negli anni 70, “l’economia socialista di mercato” è un’espressione entrata nella Costituzione e un operaio riceve un centesimo di sterlina per ogni bambola prodotta e poi venduta nei Paesi ricchi a 35 sterline. I fatti di piazza Tienanmen sono un tabù in patria, un ricordo sbiadito nel resto del mondo. In Europa e nell’Occidente ricco si costruiscono sempre più muri, avanzano populismi e si indeboliscono le democrazie. I resti del muro di Berlino meta di turismo, souvenir e selfie. Eppure faremmo bene ad avere una memoria più solida, e concentrarci sul destino che le singole scelte di oggi avranno nei prossimi 30 anni.
Per i soci di Altra Economia soc. coop.: vi ricordiamo che l’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio 2018 della cooperativa si terrà in seconda convocazione l’11 maggio 2019, alle 11, qui nei locali della redazione, in via Adriatico 2 (zona Niguarda). Vi aspettiamo!
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