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Diritti

Rimesse e manovra, una questione di giustizia (e di corretta informazione)

Alla fine un emendamento della manovra vuole colpire le rimesse dei migranti. La stampa parla di un problema serio per i cittadini stranieri, ma dimentica gli impegni che il nostro governo ha già preso.

Spunta un emendamento della manovra finanziaria al vaglio delle (tele)camere e finalmente la stampa comincia a parlare del problema delle rimesse dei migranti. Si scoprono i dati, si riportano le opinioni e le analisi.

In maniera affrettata però, senza ricordare che lo stesso Governo italiano ha aderito ad un’iniziativa internazionale per diminuire il costo delle rimesse che sono un potente fattore di sviluppo, spesso il principale per molti paesi chiamati impunemente "in via di sviluppo".

I quali sono già colpiti, loro malgrado, dalla crisi causata dalla finanza occidentale, e vedono profilarsi l’idea di un nuovo balzello: non basta il debito, non bastano i prezzi oscillanti delle materie prime, serve anche un altra freccia all’arco dell’occidente.

Comunque, reale o propagandistica che sia, l’ultima uscita sotto forma di proposta di emendamento da parte della Lega Nord di tassare le rimesse dei migranti per “fare cassa” smentisce il percorso che il governo italiano ha fatto in questi anni per facilitare l’invio del denaro dei lavoratori di origine straniera nei paesi d’origine.

L’emendamento, che per ora resta tale, pare proprio un tentativo da parte degli “imprenditori morali” che ci governano, di approfittare di un momento difficile, in cui da parte governativa si brancola nel buio, per creare un po’ di consenso nel ventre profondo dell’Italia in cui ribolle un sentimento sempre più contrario agli stranieri.

Non potrebbe che essere così per varie ragioni. Il nuovo balzello prevederebbe un prelievo sui trasferimenti di denaro all’estero da parte di cittadini stranieri privi di matricola Inps e codice fiscale. In sostanza andrebbe a colpire, nella mente dell’ideatore, coloro che non hanno un lavoro regolare.

Sarebbe, secondo le prime informazioni, un imposta di bollo da applicare ad ogni transazione con un prelievo del 2% ed ognuno di esso dovrebbe essere minimo 3 euro e quindi verrebbero acettate solo transazioni da 150 euro. Facile aggirarla affidando ad altri l’operazione o mettendo insieme vari invii per diminuire i costi (come peraltro già accade).
 

Non considerando che provvedimenti come questi faciliterebbero l’invio illegale -o forse sarebbe meglio dire “informale”- delle rimesse dei migranti nei paesi d’origine, tenendo a riferimento gli ultimi dati annuali sull’ammontare dei flussi, si potrebbe raccogliere una cifra più o meno corrispondente a circa 100 milioni di euro, un ammontare peraltro che avrebbe andamento “ciclico” nel senso che è intimamente legata all’andamento dell’economia e alla crescita.

Nel 2010 per la prima volta infatti le rimesse degli immigrati residenti in Italia sono calate a causa della crisi: ogni straniero ha inviato in media al suo paese 1508 euro all’anno, erano 1734 nel 2009 secondo i dati della Fondazione Leone Moressa di Venezia. Le rimesse rappresentano oltre lo 0,41% del Prodotto interno lordo. Per i Paesi cosiddetti “in via di sviluppo” sono spesso la maggior fonte di entrate e sono frutto del lavoro, molte volte in condizioni indegne e con minori tutele, dei migranti nei paesi “sviluppati”. Già qualche mese fa un deputato della Lega Nord, Gianluca Buonanno, aveva proposto di tassarle dell’1%.

Chissà che ne pensa di queste proposte il Ministro Franco Frattini che da diversi anni ha impegnato il governo italiano in sede internazionale a ridurre i costi dell’invio di denaro. Il Governo italiano, ma i giornali in questi giorni non ne parlano, ha infatti cercato di lavorare in un’altra direzione, avendo aderito ad un’iniziativa internazionale, denominata 5×5, per ridurre del 5% i costi dimezzandoli in 5 anni.

Un’iniziativa a cui il Ministro Frattini ha sempre detto di credere molto anche per far apparire un maggior impegno per i Paesi in via di sviluppo in un contesto di drastici tagli alla cooperazione allo sviluppo. Le rimesse, peraltro, sono già “tassate” dal momento che le agenzie di money transfer trattengono, sottoforma di commissioni ed altri costi, in media il 10% secondo la Banca Mondiale.

Già ma di questo, nessuno adesso parla. Come al solito lo sguardo non va oltre il naso di chi ci governa.

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