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Diritti / Opinioni

Rialzare l’attenzione contro mafie e corruzione

Un momento dell'assemblea nazionale di Avviso Pubblico che si è svolta il primo dicembre 2022 a Bologna © Avviso Pubblico

A trent’anni dalla stagione delle stragi occorrono nuovi strumenti per combattere la criminalità. Un impegno che riguarda tutti. La rubrica di Pierpaolo Romani

Tratto da Altreconomia 256 — Febbraio 2023

È da poco iniziato il nuovo anno, tempo di bilanci e progetti. Con questo spirito il primo dicembre 2022, a Bologna, si è svolta l’assemblea nazionale di Avviso Pubblico. Un incontro partecipato, ricco di spunti e proposte a cui sono intervenuti più di 120 amministratori locali da tutta Italia. L’associazione conta attualmente 522 enti soci, tra cui 11 regioni, otto Province, nove unioni comunali e centinaia Comuni di grandi, medie e piccole dimensioni governati da maggioranze politiche diverse. L’assise si è aperta con una riflessione generale: stiamo vivendo in un mondo complesso e la complessità non si può affrontare con soluzioni semplici.

A trent’anni dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio e dell’inchiesta Mani pulite, le mafie e la corruzione non sono scomparse dalla vita quotidiana e non hanno smesso di condizionarla. Sono fenomeni tuttora presenti e in espansione in Italia, in Europa e nel mondo. Sono cambiate le dinamiche con cui agiscono: meno violenza, più affari. Trent’anni fa le piazze erano piene di persone che manifestavano contro la criminalità organizzata e il malaffare tangentizio.

Oggi quelle piazze sono vuote. Il tema della prevenzione e del contrasto a questi fenomeni, come abbiamo più volte scritto su Altreconomia, non occupa da troppo tempo una posizione centrale nel dibattito politico e nemmeno in quello pubblico. Quella delle mafie e della corruzione è una “questione dimenticata”, per usare le parole del sociologo Ilvo Diamanti. Le preoccupazioni oggi sono altre, acuite dalle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina.

La crescente precarietà e disoccupazione, l’aumento delle disuguaglianze, della povertà e dell’insicurezza, le tensioni sociali e geopolitiche, insieme alla crescente sfiducia verso le istituzioni e la politica -generata anche dalla messa in atto di comportamenti illeciti da parte di alcuni suoi rappresentanti, come nel caso del Qatargate– hanno contribuito, e contribuiscono, ad alimentare la paura, l’incertezza verso il futuro, la rabbia sociale e ad allontanare diversi cittadini dalla partecipazione alla vita democratica.

Sono 552 gli enti soci che attualmente aderiscono ad Avviso Pubblico. La maggior parte sono Comuni di piccole, medie e grandi dimensioni, governati da maggioranze politiche diverse

La democrazia sta vivendo un momento di crisi in diversi Paesi. Sovranismi e nazionalismi avanzano. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti e poche settimane fa in Brasile dove si è arrivati ad assaltare fisicamente le sedi delle istituzioni. In Italia alle ultime elezioni politiche, l’astensionismo ha registrato il picco nella storia repubblicana: 16,5 milioni di cittadini non hanno votato, tra cui tanti giovani. Sommando le schede bianche e nulle si arriva a diciotto milioni di astenuti, pari al 39% degli aventi diritto al voto, come ha ricordato il Censis nel suo ultimo rapporto annuale.

Che cosa fare di fronte a questo scenario? Il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, si è pronunciato in questo modo: “Rialzare l’attenzione a tutti i livelli è l’imperativo del 2023, partendo dalla conoscenza, dalla consapevolezza, dalla formazione e informazione quali precondizioni affinché ciascuno faccia la propria parte. I cittadini, nell’esercizio responsabile del diritto-dovere al voto; gli attori economici e sociali, nel contemperare la libertà di impresa con la necessità di non scendere in affari con mafiosi e corrotti; le istituzioni e la politica nel legiferare, promuovere politiche e assumere atti che siano coerenti e rispettosi con la memoria delle vittime innocenti di mafia. A trent’anni dagli attacchi alle istituzioni e alla democrazia possiamo e dobbiamo rigenerare la nostra identità e il nostro impegno per affrontare con strumenti nuovi e adeguati una presenza altrettanto pericolosa per il nostro Paese”.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso Pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

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