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Reportage dalla valle Stura, terra dell’acqua Sant’Anna sacrificata ai mezzi pesanti
La valle alpina in provincia di Cuneo è attraversata ogni giorno da mille tir pesanti fino a 40 tonnellate, in buona parte legati alla filiera del colosso dell’imbottigliamento. Rumore e inquinamento producono forti ricadute sull’abitato e sull’ambiente. Il nostro viaggio
La valle Stura è attraversata dalla strada statale 21 che si snoda lungo le Alpi Marittime e arriva in Francia. Il ritratto idilliaco di questa valle alpina in provincia di Cuneo è solo apparente. Ogni giorno vi transitano infatti mille camion pesanti fino a 40 tonnellate. Da un lato lou pianou, un’area pianeggiante attraversata dal fiume Stura, dall’altro la SS21 che collega i Comuni della valle passando da Gaiola, a 692 metri di altitudine, attraverso Demonte, Aisone, Vinadio, fino ad Argentera, a 1.684 metri.
I tir si vedono ovunque: mentre sfrecciano lungo la statale, in coda ai semafori e parcheggiati nelle piazzole nelle pause pranzo. Secondo i rilevamenti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) del Piemonte, in media sono mille i mezzi pesanti che transitano ogni giorno lungo la statale. Alcuni sono diretti in Francia tramite il colle della Maddalena a 2.000 metri. Il valico internazionale è privo di pedaggi, sebbene irto e impraticabile nei mesi invernali a causa della neve. “Facendo passare gli autisti dalla SS21, l’associazione dei trasportatori Astra Cuneo risparmia dai 600 ai 700 euro a viaggio rispetto al traforo del Frejus che ha pedaggi molto elevati”, spiega un tecnico dell’Azienda sanitaria locale (Asl) di Cuneo. I mezzi pesanti che arrivano in Francia costituiscono però solo una minima parte. Circa la metà (la percentuale oscilla tra il 30% in bassa stagione e il 60% in alta stagione) trasportano le bottiglie dell’azienda dell’acqua Sant’Anna la cui sede si trova proprio in valle Stura.
Fonti di Vinadio Spa -che la distribuisce- imbottiglia ed esporta acqua in tutta Italia, in Nord Europa, in Cina e negli Stati Uniti. All’esterno dello stabilimento si trova la zona di scarico merci: un parcheggio in terra battuta che ospita centinaia di rimorchi. L’azienda, fondata nel 1996 da Alberto Bertone, è stata descritta come un “caso di successo del made in Italy”: nel 2021 si è distinta nel mercato alimentare come terza impresa del Paese, preceduta da Ferrero e Lavazza. Grazie all’impianto automatizzato di produzione più grande d’Europa, Sant’Anna ha triplicato il fatturato negli ultimi dieci anni, registrando ricavi per 276 milioni di euro nel 2020. I contributi versati per lo sfruttamento delle sorgenti rappresentano a malapena l’1% del fatturato annuale di Acqua Sant’Anna. Le concessioni pagate da Fonti di Vinadio alla Regione Piemonte e ai Comuni della valle Stura ammontano a circa due milioni di euro nel 2020, mentre i ricavi, nello stesso anno, hanno superato quota 250 milioni.
Ogni anno a Vinadio vengono imbottigliati 1,5 miliardi di litri d’acqua, pari a 81mila bottiglie all’ora, ma questi numeri sembrano destinati a diminuire. Il maggiore produttore europeo di acque oligominerali ha infatti deciso di fermare le linee di produzione dell’acqua gassata il 7 luglio 2022. La situazione è più grave di quanto non appaia: “Ho dovuto fermare il 30% della nostra produzione perché l’anidride carbonica è diventata introvabile”, ha dichiarato Bertone. La crisi non riguarda solo le materie prime. La siccità che ha colpito il Nord Italia sta impoverendo le fonti. E questo è senza dubbio un altro problema gravissimo che avrà ripercussioni sulle vendite e sul numero di bottiglie che arriveranno sugli scaffali dei supermercati nei prossimi mesi. Anche se il piano dell’amministratore delegato nel 2020 era quello di portare la produzione a 3,8 miliardi di litri annui, ora Sant’Anna è costretta a rallentare.
È troppo presto per poter prevedere quali conseguenze la diminuzione della produzione avrà sul personale. Monica Ciaburro, deputata di Fratelli d’Italia e sindaca del paese d’alta valle Argentera, sottolinea il ruolo fondamentale della Sant’Anna per l’economia della zona, per via dei posti di lavoro che crea. I numeri però sembrano dire altro: la valle Stura conta circa 20mila abitanti, di cui soltanto 160 sono stati dipendenti dell’azienda nel 2021. I benefici economici che Acqua Sant’Anna porta al territorio sono minimi rispetto alle ricadute ambientali causati dallo sfruttamento delle sorgenti e dal traffico di mezzi pesanti. “Le conseguenze del traffico e dello sfruttamento da parte delle Fonti di Vinadio non sono ancora interamente visibili nell’ecosistema della valle”, dice Giancarlo Biglino, guardiaparco delle Alpi Marittime. L’Arpa Piemonte nel 2019 ha raccolto i dati sui tassi di particelle potenzialmente dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente a Demonte. La relazione mostra che “la qualità dell’aria di via Martiri a Demonte è pari a quella di Torino Lingotto, una delle zone più inquinate d’Europa”.
La concentrazione di ozono e di materiale particolato (PM10) ha raggiunto una soglia critica, potenzialmente dannosa per le vie respiratorie e per gli ecosistemi vegetali. L’Asl di Cuneo non condurrà però uno studio per verificare l’incidenza di malattie endemiche tra gli abitanti di Demonte. “Non ci sono né i fondi, né la volontà di procedere -dice ad Altreconomia Ilario Bruno, responsabile dell’ufficio stampa dell’Asl Cuneo 1- abbiamo altro di cui occuparci al momento”, riferendosi all’emergenza pandemica e al caso d’inquinamento pesante di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria.
Tra le zone più penalizzate della valle c’è via Martiri e Caduti per la Libertà, il tratto della SS21 che attraversa il centro storico di Demonte. “Il pavimento di quel balcone lassù se l’è portato via un camion”, indica Sergio Giraudo, residente nel paese. Si vede la ringhiera, ancora attaccata alla facciata dell’edificio. “È da vent’anni che questo paese è scosso dai camion. Negli anni Novanta in via Martiri ci abitavano 86 famiglie. Ora ne sono rimaste quattro”, spiega Silvio Rosso, presidente dell’associazione culturale Amici di Demonte. “La gente ha cercato di vendere ma le case non valgono più nulla. Questa palazzina di due piani ha affreschi del 1200 e sul mercato vale a malapena 35mila euro”, aggiunge.
Mariangela, 78 anni, si affaccia dal balcone di casa sua in via Martiri, dove abita da oltre 40 anni: “I camion passano di continuo, giorno e notte. Spesso si incastrano, proprio qui sotto dove la via è più stretta”. Anche Denise, 80 anni, si è trasferita in via Martiri prima dell’arrivo dell’imbottigliamento. Da dieci anni a questa parte pulisce ogni mattina con un panno bianco le persiane delle finestre di casa dalla polvere nera dei tubi di scappamento. Il suo balcone si affaccia su una stretta curva a gomito all’ingresso del paese, dove i tir sono costretti a salire sul marciapiede per farsi strada. Gli abitanti di Demonte subiscono il fragore e le vibrazioni dei tir quotidianamente, a ogni ora del giorno e della notte: sotto i portici il rumore si amplifica a tal punto da costringere i passanti a urlare per parlarsi.
Nel corso degli ultimi vent’anni sono state pensate, dibattute, progettate e scartate tante soluzioni. Nel 2011 Sergio Giraudo si è mobilitato e ha costituito il comitato “Sì Dav”, che promuove il progetto di una circonvallazione nota come variante Demonte-Aisone-Vinadio. Lo scopo della bretella stradale è permettere il passaggio scorrevole dei camion al di fuori dei tre centri abitati. La Dav non è stata ancora realizzata: dal 2005 al 2022 sono stati proposti sei diversi progetti di variante e tutti sono stati bocciati per ragioni economiche o per vincoli paesaggistici. In un volantino distribuito dal comitato “Sì Dav” a fine 2021 si legge: “Dopo dieci anni siamo ancora qui. Siamo stanchi e frustrati. Rivendichiamo il diritto costituzionale alla salute, il diritto di abitare e il diritto alla conservazione del nostro patrimonio storico”. A ottobre dello scorso anno l’Unione Montana, costituita dal consiglio dei sindaci della valle, ha ascoltato la voce degli attivisti e ha deciso (quasi all’unanimità) di fare appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
Non tutti i valligiani appoggiano però questa decisione. Il “Sì Dav” infatti non rappresenta l’intera comunità. Proprio nel 2011, quando Giraudo raccoglieva le prime adesioni, un altro gruppo di cittadini faceva sentire la propria voce con lo slogan opposto, “No Dav”. Erano principalmente studenti e ambientalisti. Tra loro c’era Asia Renaudo, studentessa di medicina di 25 anni, cresciuta nella valle e residente a Lansè, un borgo del Comune di Demonte. “Anche se i giovani qui sono sempre meno -racconta Renaudo- ci troviamo spesso a discutere del problema del traffico. Vogliamo trovare una soluzione lungimirante che pensi al futuro della valle e non soltanto a tamponare il problema al momento”. La studentessa fa parte di Movimenti, un gruppo di cittadinanza attiva che facilita il dialogo tra gli abitanti della valle. Durante gli incontri si discutono spesso le ripercussioni della cementificazione sull’ambiente, nell’ottica della transizione ecologica.
Un timore comune è che “se la Dav viene costruita, la Sant’Anna potrebbe aumentare la produzione. Così ci ritroveremo con il doppio dei camion e dell’inquinamento, soltanto che invece di passare sotto la finestra di casa, passeranno a qualche centinaio di metri dal paese”, aggiunge Giancarlo Biglino. Le proposte alternative alla circonvallazione Dav non mancano. Il progetto della ferrovia Fossano-Cuneo-Vinadio è stato proposto nel 2008 ma poi è stato accantonato. La nuova linea del treno risolverebbe il problema dell’inquinamento atmosferico e fornirebbe un mezzo di trasporto ai residenti, riducendo anche il traffico di automobili. Rimane aperto il dibattito sulle soluzioni per il futuro della valle. Intanto, sulla SS21 i camion continuano a passare.
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