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“Questa è la mia terra e io la difendo”: il progetto dedicato a chi vuole rimanere al Sud

I giovani "ritrovati" a Campobello di Licata © Questa è la mia terra e io la difendo

Mentre il Sud Italia ha perso 808mila under 35 in poco più di vent’anni, un gruppo di giovani “ritrovati” della provincia di Agrigento prova a costruire un’alternativa alla necessità di abbandonare il proprio paese di origine per cercare migliori opportunità al Nord o all’estero. La seconda edizione del loro festival dedicato all’attivista Giuseppe Gatì si terrà il 22 e 23 agosto a Campobello di Licata

Si definiscono “ritrovati”, rimasti o rientrati. Sono circa una ventina e vivono per lo più a Milano, Torino, Perugia o Roma. Ma tra loro c’è anche chi ha provato a rimanere in Sicilia, nella provincia d’Agrigento, per riflettere e trovare risposte in merito al restare in uno dei territori da cui più si parte per andare a studiare, lavorare e “cercare un futuro migliore” altrove, nel Nord Italia o all’estero.
Nel 2022, secondo il rapporto annuale della Fondazione Migrantes, gli agrigentini si erano infatti aggiudicati il record di iscritti all’anagrafe dei cittadini italiani all’estero (Aire): 159.733.

“Siamo un gruppo di amici nuovi o vecchi, alcuni sono ex compagni di scuola che parlavano di questi temi già dieci anni fa -racconta Martina Sardo-, ciascuno ha costruito il proprio bagaglio di esperienze che alla fine ci ha riportati qui, il luogo da cui siamo partiti, per iniziare la nostra ricerca su una domanda che prima o poi ha riguardato ognuno di noi: vado o non vado via?”.

© Questa è la mia terra e io la difendo

L’estate scorsa, dopo la prima edizione di “Questa è la mia terra e io la difendo – festival per il diritto di restare al Sud”, si sono riuniti per tirare le somme di quello che si può definire un successo -oltre 5mila partecipanti in un paese che conta meno di 10mila abitanti-, ma che per loro era solo l’inizio. “Ci siamo detti: da dove partiamo? Quali sono i bisogni emersi? -racconta Martina-, e ci siamo risposti domandandoci: le studentesse e gli studenti delle scuole superiori cosa pensano? Quali sono i loro sogni e le loro ambizioni?”.

Hanno quindi sviluppato il progetto “Ma.Dre – Mapping Dreams to Safeguard Students’ Choices”, nato per “raccogliere ed elaborare dati qualitativi e quantitativi che possano aiutare imprese, fondazioni, istituzioni, università, scuole, associazioni e altri attori interessati ad attivarsi sul tema nella progettazione delle proprie azioni di intervento”, si legge sul sito.

A partire da gennaio 2024 è stato quindi somministrato un questionario a studentesse e studenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni di cinque istituti secondari di secondo grado della provincia, per un totale di circa mille ragazze e ragazzi, con l’intenzione di estendere poi la ricerca a tutte le scuole superiori nell’agrigentino.

La prima giornata del festival “Questa è la mia terra e io la difendo” 2023 dedicata al “costruire” © Questa è la mia terra e io la difendo

“Abbiamo chiesto che cosa pensano della Sicilia, a quali condizioni rimarrebbero, quali motivi li spingono ad andare o a restare -spiega Martina-, ponendogli tutta una serie di domande per capire quando, come e perché maturano l’idea di lasciare il proprio paese di origine”.

I risultati di questa prima fase della ricerca verranno resi noti durante la seconda edizione del festival che si terrà a Campobello di Licata il 22 e 23 agosto.

Da una prima ricognizione però le risposte non sorprendono: la maggior parte delle studentesse e studenti ha intenzione di spostarsi al Nord o all’estero alla ricerca di migliori opportunità. Non a caso, secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato in misura crescente le giovani generazioni: tra il 2002 e il 2021 il Sud Italia ha perso 808mila under 35, di cui 263mila laureati.

I saluti finali della prima edizione del festival “Questa è la mia terra e io la difendo” © Questa è la mia terra e io la difendo

Ma.Dre è il primo progetto del Centro studi Giuseppe Gatì, la cui costituzione era tra gli obiettivi della prima edizione del festival. “Abbiamo pensato a un luogo dove si potessero studiare i motivi per cui si decide di partire e in futuro cercare le soluzioni e fare delle proposte concrete”, racconta Gaetano Gatì.

È così che è nato il centro studi che porta il nome del ventiquattrenne di Campobello di Licata morto nel 2009 per un incidente sul lavoro. “Ricordo perfettamente quanto fu toccante per noi giovani”, dice Martina, che quando la notizia sconvolse il paese frequentava i primi anni delle scuole superiori.

Giuseppe Gatì era infatti un “attivista” quando ancora la parola non era conosciuta e diffusa come oggi. Aveva scelto di rimanere in Sicilia per lavorare nel caseificio del padre e dedicarsi al recupero della capra giurgintana -varietà propria dell’agrigentino- ed era impegnato anche sul diritto di restare.

“Questa è la mia terra e io la difendo” era infatti il nome del blog in cui raccontava la sua lotta: “è arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continuerà a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci”, scriveva.

A lui sono dedicati anche i due giorni di festival che l’anno scorso ha portato in un paese dell’entroterra siculo tanti ospiti come l’attivista La Malafimmina, il giornalista Gaetano Savatteri o i cantanti Eugenio Cesaro e Anna Castiglia e molti altri. Tutti con l’obiettivo di riflettere sul tema della restanza, teorizzata dal filosofo calabrese Vito Teti che la definisce come “il sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente”.

Eugenio Casaro e Anna Castiglia alla prima edizione del festival “Questa è la mia terra e io la difendo” © Questa è la mia terra e io la difendo

Quest’anno si replicherà con lo stesso format dell’anno precedente e con lo volontà di dare ancora più spazio a chi fa arte e musica in Sicilia.

Il primo giorno sarà infatti dedicato al “costruire”: “una giornata in cui cerchiamo di mettere attorno a un tavolo giovani e meno giovani che possano confrontarsi e discutere sul diritto di restare”, racconta Gaetano. Nel 2023 le persone coinvolte sono state 250, rappresentanti di più di 40 organizzazioni del Terzo settore o singoli individui che hanno scelto di partecipare all’iniziativa e collettivamente hanno scritto il Manifesto per il diritto di restare.

Il concerto del 23 agosto sarà invece l’occasione per “celebrare”: “che significa portare in piazza artisti per festeggiare questo diritto. Dopo aver riflettuto e dibattuto arriva il momento di cantare e ballare perché è anche bello riuscire a comunicare attraverso la musica e lo stare insieme”, prosegue Gaetano.

Le attiviste la Malafimmina e la Figheria sul palco della prima edizione del festival “Questa è la mia terra e io la difendo” © Questa è la mia terra e io la difendo

Il lavoro è ancora lungo, secondo dati emersi da Anci Sicilia, dal 2019 al 2023 la popolazione della provincia di Agrigento è diminuita del 3,46%, pari a meno 14.826 abitanti (solo Enna e Caltanissetta hanno ottenuti dati peggiori, rispettivamente del -4,58% e -3,91%). Ma i primi passi sono stati fatti: “in questi mesi di ricerca abbiamo scoperto che molti studenti e studentesse non conoscono le offerte formative presenti sul territorio e quindi dovremo lavorare anche su questo aspetto: sulla divulgazione e sul fare rete -prosegue Martina-, penso davvero che l’importante sia non tanto scegliere di andare o restare, ma farlo con consapevolezza”.

La restanza nella provincia di Agrigento va quindi costruita passo dopo passo e coincide con la libertà, cioè con la possibilità di scegliere. “Scegliere dove mettere radici -conclude Martina-, dove costruire i propri sogni e il proprio futuro con cognizione e non per necessità che è la diretta conseguenza dell’assenza di possibilità”.

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