Diritti / Opinioni
Popolo rom sotto attacco
La pressione sale in tutta Europa. Slovacchia condannata per un caso di sterilizzazione forzata
La condizione dei rom in Europa è un termometro fedele sullo stato di salute della società: nei tempi più cupi, la discriminazione e le violenze contro questo popolo pressoché indifeso si moltiplicano, fino a toccare punte estreme, come accadde negli anni Quaranta quando la loro sorte fu accomunata dai nazisti a quella riservata agli ebrei (altra minoranza martoriata della storia europea, ma che ha seguito tutt’altro percorso dopo la seconda guerra mondiale).
Oggi il popolo rom è sottoposto a pressioni estreme, in un’epoca di grave crisi sociale e di perdita di consenso per gli stessi sistemi democratici europei, sempre meno credibili e sempre più privati. Un po’ in tutta Europa si è diffusa, come senso comune, una forte ostilità per gli immigrati stranieri, spesso legittimata a livello istituzionale (il razzismo istituzionale di cui ormai parlano i sociologi). E dappertutto ha trovato nuovo vigore l’astio per il popolo rom.
Ne abbiamo testimonianza in Italia, un paese che nemmeno si rende bene conto del livello raggiunto dalle politiche pubbliche: gli sgomberi dei campi rom sono considerati un successo amministrativo; abbiamo numerose città in cui è stata dichiarata una fantomatica e razzista "emergenza nomadi"; tutto si ignora di rom e sinti, ma tutti i pregiudizi trovano ampia eco nei media.
L’Europa è attraversata da movimenti xenofobi (in Italia sono addirittura al governo, oltre che alla guida di città e regioni) e in particolare nella zona orientale del continente la pressione sul popolo rom sta diventando insostenibile, dall’Ungheria alla Romania alla Slovacchia. Da quest’ultimo paese arriva la notizia della condanna del governo di Bratislava, da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo, per la sterilizzazione forzata cui fu sottoposta, nel 2000, una donna rom.
La sterilizzazione, ricordiamolo, fu uno degli strumenti preferiti da tutte le politiche razziali: negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso, nella Germania nazista, ma anche nelle democrazie nord-europee. Pensavamo che quest’assurda prospettiva fosse tramontata, ma in questo spaventoso inizio degli anni Duemila, le peggiori esperienze del passato stanno tornando d’attualità.