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La lezione delle “piccole scuole”, laboratorio di innovazione didattica
In tutta Italia sono circa 12mila gli istituti che hanno le caratteristiche di una piccola scuola. Tutt’altro che un fenomeno marginale. Le nuove tecnologie e la formazione ad hoc dei docenti permettono di superare il rischio dell’isolamento
I bambini delle scuole elementari di Favignana, una delle isola Egadi, in Sicilia, camminano nel Parco naturale regionale del Beigua, nell’Appennino ligure. Non sono in gita, e con loro ci sono i coetanei che frequentano la scuola di Sassello (SV): lavorano insieme, a distanza. Grazie al progetto Mar@Monti, e usando le tecnologie informatiche, le due piccole scuole hanno rotto l’isolamento che rischia di frenare la crescita scolastica dei bambini, realizzando un modello di didattica innovativa.
L’Istituto “Rallo” di Favignana e quello di Sassello sono due “Piccole scuole” che fanno parte del movimento nazionale creato dall’INDIRE (Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa), ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione. Due anni fa, nel giugno del 2017, INDIRE ha promosso un “Manifesto delle piccole scuole”, al quale hanno aderito a oggi 207 istituti, per un totale di 981 plessi scolastici frequentati da circa 50mila alunni, tra scuole primarie (vecchie elementari) e secondarie di primo grado (le “medie”). A presentarlo, nel corso di un convegno a Favignana, fu Giovanni Biondi, presidente INDIRE. “Le Piccole Scuole -spiega ora ad Altreconomia- rappresentano per l’Italia un valore aggiunto, nel momento in cui tutto il sistema scolastico attraversa momenti di trasformazione, che porteranno ad un superamento dell’organizzazione curricolare tradizionale, fondato sulle discipline e sulle competenze di arrivo dei ragazzi”. Oggi, in Italia, “abbiamo ancora un curricolo che parte dalle ‘classi di concorso’ degli insegnanti, ed è un tema da affrontare. Noi lo faremo a partire dalla fiera “Didacta” (in programma a Firenze dal 9 all’11 ottobre, ndr)” aggiunge.
L’obiettivo del lavoro di INDIRE è sostenere la permanenza della scuola in territori geograficamente svantaggiati, mantenendone la funzione di presidio educativo e culturale per contrastare il fenomeno dello spopolamento. “A lungo in Italia si è parlato di ‘piccole scuole’ come di un fenomeno minore -spiega ad Altreconomia Giuseppina Rita Jose Mangione, che coordina il gruppo di ricerca INDIRE sul tema-, ma il censimento fatto con il ministero dell’Istruzione dice altro: 12mila plessi, tra primarie e secondarie, hanno le caratteristiche di una piccola scuola. Ci studiano oltre un milione di studenti, circa un quarto della popolazione studentesca italiana”. A caratterizzare queste piccole scuole sono i numeri bassi, condizione che rende difficile o impossibile istituire un ciclo completo (almeno 5 classi da 25 alunni per le primarie, 3 da 25 alunni per le secondarie di primo grado).
Dato che il fenomeno non è marginale, INDIRE lavora alle soluzioni, anche grazie all’affidamento di progetti ministeriali, come il PON “Per la Scuola” 2014-2020 – Progetto “Piccole Scuole”, che in tre anni ha consentito di attuare azioni formative e di valorizzazione professionale. Azioni frutto di un radicale cambiamento di prospettiva: le piccole scuole non rappresentano un peso per l’istruzione pubblica, non vivono una situazione educativa inferiore alle scuole “normali”, ma sono un luogo di sperimentazione e innovazione pedagogica. “Il percorso di osservazione e accompagnamento ha consentito di rilevare e analizzare metodologie e modelli trasferibili a tutte le piccole scuole italiane, avviando percorsi di formazione/informazione su come migliorare la didattica in questi contesti” spiega Jose Mangione. La formazione docenti è la dimensione principale su cui investire, per dare un supporto a scuole soggette a un elevato turnover degli insegnanti, con particolare attenzione ai contenuti didattici e al set tecnologico funzionale ai modelli da sperimentare e per i quali favorire l’adozione.
“A lungo in Italia si è parlato di ‘piccole scuole’ come di un fenomeno minore ma il censimento fatto con il ministero dell’Istruzione dice altro” – Jose Mangione
Lavorando con insegnanti e plessi scolastici in tutta Italia, INDIRE in questi anni ha raccolto un campionario dell’innovazione. Tra le buone pratiche -raccolte anche in quaderni per la condivisione- ci sono le scuole di Anzano del Parco ed Alserio, nel comasco. Stavano per chiudere. “Ad Anzano 15 anni fa c’erano 48 iscritti, ad Alserio 38. Oggi sono 112 e 160 -racconta l’insegnante Patrizia Fumagalli, referente per il plesso di Anzano-. Grazie alle video-lezioni i bambini pari età lavorano insieme, in classi parallele dello stesso istituto comprensivo”. E con il nuovo anno scolastico parte un’iniziativa di didattica a distanza con una scuola dell’isola di Lussinpiccolo, in Croazia, con l’obiettivo di potenziare l’acquisizione e l’utilizzo della lingua italiana.
Tra i punti di forza dell’esperienza nei plessi dell’Istituto comprensivo statale “Carlo Porta” di Lurago d’Erba (CO) ci sono la stabilità dei docenti e -ad Alzano- un nuovo edificio scolastico, su cui ha investito l’amministrazione comunale, che offre anche servizio di prescuola e doposcuola.
Adriana Santoro è la dirigente dell’istituto comprensivo di Pianello Val Tidone, appennino piacentino. Tra i 13 plessi, un paio hanno il carattere della piccola scuola con pluriclassi. Di fronte a questa situazione, spiega, “abbiamo intrapreso la strada del curriculum inclusivo, anche perché la situazione ‘pluriclasse’ oggi è presente anche nelle classi considerate normali, con la presenza di alunni di origine straniere, altri con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o con disabilità. Siamo intervenuti cercando di potenziare la sinergia col territorio, in modo interattivo: il Comune di Alta Val Tidone ha coinvolto i bambini del plesso di Trevozzo nella realizzazione del piano urbanistico generale, manifestando le loro idee concrete, disegnate su carta e usando una stampante 3D”.
In Cilento, la scuola di Torraca (SA) fa parte dell’istituto comprensivo di Sapri. “Da 2015 ad oggi, abbiamo avuto una decina di progetti FSE PON” spiega la dirigente Paola Migaldi: significa che la scuola ha vinto numerosi bandi del Programma Operativo Nazionale (PON) del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. Questo ha permesso di offrire agli alunni -tra gli altri- percorsi di formazione per la certificazione d’inglese Cambridge, “anche per quei ragazzi che non possono accedere a corsi privati” sottolinea Migaldi, ma anche un modulo sulla musico-terapia, realizzato a partire dalla auto-produzione di strumenti musicali, e poi la Scuola dello sport, con corsi di vela e canoa in partnership con il circolo nautico di Sapri.
“La scuola è un presidio del territorio, da preservare. Contribuisce a far restare le persone” – Irene Vizzarri, istituto di Torricella Peligna (CH)
È la scuola che cambia, innovando. “La scuola è un presidio del territorio, da preservare. Contribuisce a far restare le persone” sottolineano Irene Vizzarri e Flora Pasquale, rispettivamente dirigente ed insegnante dell’Istituto comprensivo di Torricella Peligna (CH). A inizio luglio hanno ospitato una “Summer school INDIRE”, momento di formazione per i docenti degli istituti comprensivi di Palena, Castiglione Messer Marino-Carunchio e Quadri: si è parlato di gestione delle pluriclassi e di come trasformare le esigenze organizzative in opportunità di apprendimento e di crescita professionale. È stata presentata l’esperienza della “comunità educante”, tessuto di relazioni che la scuola instaura con il territorio in cui opera, strumento di conservazione di tradizione e patrimonio culturale.
INDIRE interviene sulla valorizzazione professionale dei docenti anche attraverso un “Repertorio di professionalità”, che rende disponibili risorse qualificate per l’innovazione e per la messa a sistema e il miglioramento della piccola scuola italiana. È un progetto pilota. “Nella sua prima applicazione sarà attivato il profilo di tutor per la piccola scuola -spiega Jose Mangione-: a metà strada tra formatore e facilitatore, supporta la scuola e i docenti del piccolo plesso nell’attuazione di pratiche didattiche innovative ed inclusive, nell’interazione con il territorio, nella gestione delle classi e delle pluriclassi, nell’integrazione delle tecnologie nella didattica, nella progettazione e realizzazione di forme di curricolo particolarmente confacenti alle esigenze del piccolo plesso”.
Alla ri-organizzazione disciplinare si affianca quella degli ambienti: “La cattedra ha perso il suo valore al centro della classe”, spiega l’architetto Silvia Napoli
Secondo Mangione, “i docenti delle piccole scuole vivono situazioni di isolamento che spesso li porta a cristallizzare pratiche didattiche obsolete o poco confacenti alle situazioni nelle quali operano”. Una condizione strutturale che spesso frena anche i più avanguardisti, bloccati in una logica non funzionale agli scopi in quanto pensata per le grandi scuole.
Alla ri-organizzazione disciplinare si affianca quella degli ambienti: “La cattedra ha perso il suo valore al centro della classe. Oggi si parla di cooperazione tra gli studenti, di imparare facendo. Se prima si entrava in ambienti pensati per un’educazione di massa, oggi ne servono di adatti all’apprendimento. Al centro non c’è l’insegnare ma l’apprendere”, spiega Silvia Napoli, architetto, esperta a supporto del ministero dell’Istruzione nell’ambito della Strategia Nazionale Aree Interne, che dialoga con INDIRE nel definire o sostenere interventi a sostegno del settore istruzione. Per costruire il futuro nelle aree interne del Paese, partendo dai bambini. Portando i margini al centro.
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