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Pace e lavoro al centro dell’incontro annuale di Bilanci di giustizia

© Alice Donovan Rouse, unsplash

Dal 25 al 28 agosto la rete di famiglie impegnata nel monitoraggio e nel cambiamento dei propri consumi si da appuntamento a Bergamo per il tradizionale momento di scambio e confronto su salario minimo, giustizia riparativa post-Covid-19, comunicazione non-violenta

“Lavorare in pace. Lavorare per la pace” è il titolo scelto per l’incontro annuale di Bilanci di giustizia, la rete informale di famiglie impegnate in un percorso di monitoraggio e cambiamento dei propri stili di vita e dei propri consumi verso prodotti più sostenibili, più giusti e più trasparenti. Dopo due anni di incontri “virtuali” a causa della pandemia, i “bilancisti” tornano a darsi appuntamento in presenza ad Albino (in provincia di Bergamo) dal 25 al 28 agosto per una quattro giorni che prevede momenti di lavoro interni, dibattiti e laboratori di approfondimento dedicati a salario minimo, giustizia riparativa post-Covid-19, comunicazione non-violenta.

“L’incontro annuale per noi è un appuntamento fisso -spiega Daniela Fossat-. Molti ‘bilancisti’ sono isolati: sono persone o famiglie che hanno fatto una scelta di vita individuale e nella loro quotidianità non hanno molte occasioni di confronto con altri che hanno intrapreso percorsi simili. La possibilità di incontrarsi di persona, almeno una volta l’anno, risponde proprio all’esigenza di superare questo isolamento”. La pandemia da Covid-19, tuttavia, ha costretto la rete a sospendere per due anni gli incontri in presenza e “trasferire” il tutto online: da questa esperienza, nata come risposta a un’emergenza è nato un gruppo virtuale rimasto attivo ancora oggi. “Abbiamo deciso di non smantellarlo completamente perché si è rivelato uno strumento molto utile proprio per chi non ha un gruppo fisico di riferimento sul territorio”, sottolinea Fossat.

Quest’anno il tradizionale appuntamento di Bilanci di giustizia cade in un momento storico particolare, che non poteva non influire sulla scelta dei temi al centro della riflessione della rete: “Siamo nati da una costola del movimento dei Beati costruttori di pace di don Albino Bizzotto e abbiamo sempre lavorato per orientare i nostri consumi all’esigenza di costruire la pace, nella consapevolezza che quando l’economia uccide, bisogna cambiare -sottolinea Fossat-. Da qui l’idea di tornare a riflettere su pace e pacifismo. All’inizio della guerra in Ucraina ci siamo chiesti se l’invio delle armi fosse l’unica risposta possibile e che cosa sarebbe successo se, invece, ci fossero stati i corpi civili”.

“Ci stiamo interrogando da tempo sul lavoro e sulla risignificazione del lavoro, inteso non solo come lavoro salariato, ma in sintonia con la Costituzione italiana che definisce il lavoro come ‘un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’ -si legge nella presentazione dell’incontro-. In questo senso il reddito non deve essere necessariamente agganciato ad un’attività retribuita, da qui condivideremo una riflessione sul reddito di base. Una società più giusta consente a tutti di esprimersi e di avere il necessario per vivere. La condizione di fondo è che si possa vivere in pace. La pace non è scontata: è il frutto di scelte. Noi vogliamo parlare delle scelte non-violente”.

I percorsi di pace e le esperienze non-violente sono al centro dell’incontro in programma venerdì 26 agosto (“Un mondo più giusto è un mondo senza guerra. La risposta della non-violenza alle guerre di oggi: cosa fanno i costruttori di pace?”) durante il quale interverranno una volontaria di “Operazione Colomba” e Marco Mascia dell’Università di Padova e della Rete università per la pace in un dialogo che “ci permetterà di mettere insieme la teoria e la pratica”, spiega Fossat. A questo si aggiunge un laboratorio dedicato alla comunicazione non-violenta. Durante la giornata di sabato 27, si parlerà di lavoro e di reddito universale per tutti (“Un mondo più giusto è un mondo di eguali. Un reddito e/o un lavoro per il diritto e la dignità di esistere”) con il contributo di Andrea Fumagali, economista e vicepresidente di “Basic income network Italia”.
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