Diritti
Omofobi e non solo
Angelo Pezzana, storico protagonista del movimento di liberazione omosessuale italiano (fu, molti anni fa, il fondatore del Fuori), scrive su Libero – all’indomani dell’incredibile fermo di due ragazzi, accusati di avere compiuto “atti osceni in luogo pubblico” per un bacio – che…
Angelo Pezzana, storico protagonista del movimento di liberazione omosessuale italiano (fu, molti anni fa, il fondatore del Fuori), scrive su Libero – all’indomani dell’incredibile fermo di due ragazzi, accusati di avere compiuto “atti osceni in luogo pubblico” per un bacio – che i due carabinieri esecutori del fermo vanno ringraziati. “Grazie – scrive Pezzana – cari carabinieri, grazie a voi quest’Italia ipocrita e bigotta ha mostrato il suo vero volto”.
Pezzana ha ragione, ma c’è di più. I carabinieri – che comunque sostengono di avere agito per un “atto inequivocabilmente osceno”, ossia più di un bacio… – non hanno solo interpretato l’ondata omofobica e perbenista che ha investito l’Italia negli ultimi mesi, ma le hanno anche dato una forma, attraverso il fermo in questura, altrettanto ben vista da un’opinione pubblica tanto passiva quanto feroce. Lo scattare delle manette è un suono che sta tornando familiare: l’intervento delle forze dell’ordine e l’uso del pugno duro sono così invocati, e spesso così a sproposito, che dopo tutto ai carabinieri dev’essere sembrato sensato portare via i due malcapitati, che dicono di essere stati fermati durante un “bacio appassionato”.
La ministra Livia Turco ha commentato il fatto augurandosi che si chieda scusa ai due ragazzi, e questo sarebbe davvero il minimo, ma intanto nessuno lo fa e anzi è toccato leggere e ascoltare prese di posizione, in ambito politico, di legittimazione dell’operato dei due agenti. A questo punto che sia stato un bacio o qualcos’altro poco importa: il dato di fatto è che pare plausibile a tutti l’intervento dei carabinieri per un bacio fra omosessuali.
Livia Turco dice che in un “paese normale” si riconoscerebbe l’errore compiuto, ma la ministra forse dovrebbe fare un passo in più, e cioè prendere atto che non viviamo in un paese normale e che quindi occorre fare uno scatto e agire. Auspicare non basta, perché viviamo una fase d’emergenza che richiede interventi straordinari. L’Arcigay ha indetto una giornata di bacio in pubblico al Colosseo e altre cose saranno probabilmente organizzate. I gay non vanno lasciati soli. Questa vicenda è un aspetto di una questione più grande – la questione delle libertà, dei diritti civili, dei limiti da porre all’azione delle forze di polizia – che ci riguarda tutti.