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Diritti

Occhio alla Lince

Dopo i tragici fatti afghani, pubblichiamo un breve estratto dal libro "Il caro armato" in cui si parla dei mezzi in dotazione al nostro esercito, e in particolare di quello vittima dell’attentato di Herat

Occhio alla Lince. Alcuni esempi sullo stato attuale dei mezzi dell’esercito sono eclatanti. Dell’autoblindo Lince, il mezzo più utile nelle missioni all’estero, sono stati ordinati 1.150 esemplari, da consegnare a scaglioni entro il 2012. Attualmente ne sono operativi 530, di questi 243 sono in Afghanistan, 33 in Libano e 180 in garage in attesa di essere riparati e dell’arrivo dei soldi, che mancano, per farlo. Ogni Lince costa di base 210.000 euro più iva, con l’equipaggiamento sale a 290.000 euro e necessita per la manutenzione di 15.000 euro annuali, se usato in zone operative. Quindi teniamo bloccato un capitale di circa 54 milioni di euro.
Tra l’altro, anche in seguito ai diversi scontri mortali che hanno interessato le nostre truppe in Afghanistan, si è dimostrato come questo mezzo sia poco sicuro per chi vi opera (in particolare per chi è sulla torretta mitragliatrice) e da molte parti se ne è richiesta la sostituzione e l’allontanamento dai teatri operativi. Sempre l’esercito ha in dotazione 246 elicotteri, all’estero ne sono operativi 23 (9 in Afghanistan, 6 in Libano e 8 nei Balcani), per la loro manutenzione sono stati chiesti 110 milioni di euro annui. Ne sono stati stanziati 15 per il 2009 e 10 milioni di euro per il 2010. L’addestramento per almeno 60 ore annue è garantito solo a poche decine dei piloti di elicottero principalmente quelli impiegati in missione, per gli altri le ore variano da 30 a zero!
Le previsioni di spesa per l’investimento nel 2009 ammontano globalmente a 2.885,3 milioni di euro con un decremento di 749,7 milioni di euro, pari al -20,6% rispetto al 2008.
Tali fondi sono ripartiti per i seguenti settori di programma (i dati sono in milioni di euro): sistemi satellitari (26,5); mezzi terrestri (124,2); mezzi navali (238,7); mezzi aerei (1.129,0); sistemi missilistici (342,6); sistemi d’arma e materiale d’armamento(199,4); sistemi comando e controllo (286,6); ricerca e sviluppo (54,1); infrastrutture (287,9); ammodernamenti minori, supporti operativi, logistica (196,2).

Sembrerebbero insomma tagli di una certa consistenza, ma dietro alle prime apparenze si trovano i giochi di prestigio che rendono molto meno “pacifiste” le decisioni del governo. Tali risorse non includono infatti i finanziamenti presenti nel bilancio del Ministero per lo Sviluppo Economico ma destinati a “sistemi d’arma” quali il caccia Eurofighter o le unità navali della classe FREMM, e altri programmi a elevato contenuto tecnologico: programmi su cui scendono spesso molte ombre legate all’effettiva utilità ed ai costi troppo elevati. Per esempio il caso della nuova portaerei “Cavour”, entrata in servizio da poco, e che ci è costata 1.390 milioni di euro, oppure il già citato Eurofighter 2000, un programma in cooperazione con Germania, Regno Unito e Spagna per lo sviluppo di velivoli per la difesa aerea con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie e con capacità secondaria di svolgere missioni di attacco al suolo, il cui completamento è previsto per il 2015 con costi complessivi di oltre 18 miliardi di euro. Non contenti dell’esperienza dell’EF2000 ci siamo gettati subito in un altro progetto elefantiaco, quello del Joint Strike Fighter, un aereo di attacco con capacità di trasporto di bombe nucleari. Di diversi di questi faraonici acquisti daremo conto nel capitolo successivo.

 

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