Diritti
Obiezione di coscienza?
L’incredibile vicenda di Napoli – l’irruzione della polizia in ospedale sulla base di un esposto riguardante un aborto – ha fatto riemergere la questione dei medici obiettori di coscienza. La legge riconosce questa facoltà, ma il tema andrebbe approfondito, visto…
L’incredibile vicenda di Napoli – l’irruzione della polizia in ospedale sulla base di un esposto riguardante un aborto – ha fatto riemergere la questione dei medici obiettori di coscienza. La legge riconosce questa facoltà, ma il tema andrebbe approfondito, visto che l’esercizio dei diritti previsti dalla legge 194 è sovente limitato, se non compromesso, dall’alto numero di medici obiettori.
Occorre domandarsi qual è l’origine del diritto all’obiezione di coscienza, che trova le sue ragioni d’essere nella salvaguardia della coscienza individuale di fronte a un obbligo, una costrizione imposta a una collettività. E’ in base a questo principio che si arrivò, a suo tempo, al riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, che era appunto un obbligo di legge riguardante tutti i maschi maggiorenni.
Nel caso dei medici la questione è diversa, perché la legge non impone alcun obbligo universale e il “diritto” all’obiezione è ovviamente riservato al personale sanitario. Prevedere il diritto all’obiezione può dunque avere un senso per chi si sia trovato – già medico – a fare i conti con la legge sull’aborto, ma coi medici entrati in servizio dopo il varo della legge il discorso cambia. Nessuno li ha obbligati a fare i medici, e tanto meno a entrare nel servizio pubblico: a quel punto chi sceglie la professione ed entra nel sistema sanitario, sa che cosa lo aspetta, inclusa la legge 194. O no?