Diritti
No alle modifiche senza confronto sul commercio di armi
Bisogna stralciare dalla legge comunitaria le modifiche alla legge 185 del 1990. Rete Italiana per il Disarmo si mobilita per mantenere alto il controllo sull’export di armi
La Rete Italiana per il Disarmo denuncia il rischio che l’Italia, con l’approvazione del disegno di legge “comunitaria” (AC 4059) che andrà in aula il prossimo 27 giugno alla Camera, diminuisca i controlli sui trasferimenti di armi e che la trasparenza faccia un passo indietro.
La modifica della legge 185 del 1990, che è considerata un modello a livello internazionale per i divieti che contiene, per i controlli e le misure di trasparenza, non può avvenire senza un adeguato dibattito parlamentare e un confronto con la società civile.
Inoltre i sei commi dell’art. 16 che contengono il dispositivo in merito predisposto dall’esecutivo non definiscono in modo definito e rigoroso i principi e criteri direttivi che dovrebbero improntare la redazione del decreto legislativo conseguente, lasciando mano libera all’esecutivo di modificare, senza troppi paletti, la legge 185/90 sul commercio di armi.
Come già denunciato da Rete Disarmo lo scorso novembre, all’inizio dell’iter, il Governo ha deciso per la prima volta su una materia così delicata – che riguarda la politica estera e di sicurezza del Paese – di fare approvare al Parlamento una Legge Delega. Sarà quindi poi l’esecutivo a scrivere le norme sul commercio di armi sulla base delle poche indicazioni contenute nella proposta di legge “comunitaria” attraverso un decreto legislativo. Senza alcuna trasparenza e senza nessun confronto in Parlamento.
Rete Italiana per il Disarmo e le organizzazioni che la compongono esprimono la propria contrarietà a questa proposta che in sordina e sotto il falso abito di passaggio “tecnico” permette al Governo una mano libera pericolosa sulle norme e i controlli delle esportazioni di armi: su questi temi un’approvazione senza un vero confronto nelle competenti sedi istituzionali è sicuramente un rischio per la democrazia e la sicurezza. Tanto più che i dati degli ultimi anni, desunti proprio dalle Relazioni al Parlamento che la trasparenza delle attuali norme impone al Governo, dimostrano come siano costantemente cresciuti i trasferimenti di armi italiane all’estero.
Rete Italiana per il Disarmo e gli Istituti di ricerca che la compongono hanno ripetutamente denunciato come molte di queste armi “tricolori” siano state consegnate a paesi sotto embargo dell’ONU e dell’Unione Europea e a paesi in stato di conflitto. “In questo senso valgano come esempio i trasferimenti degli anni 2005-9 verso paesi problematici come la Turchia per 1.483 milioni di euro (10,1% del totale), l’Arabia Saudita per 1.212 milioni euro (8,2%), gli Emirati Arabi Uniti con 682 milioni (4,6%), il Pakistan (648 milioni – 4,4%) e l’India (594 milioni – 4,0%) in costante conflitto fra loro; e poi il Qatar (2,2%), l’Oman (2,0%) e la stessa Libia che pure oggi è sotto attacco anche delle nostre forze armate” commenta Giorgio Beretta analista di Rete Disarmo.
“Al regime di Gheddafi l’Italia ha poi fornito nel 2009 oltre 11.000 tra fucili e pistole di natura anche militare, senza dover passare per alcuna autorizzazione all’export che non fosse un semplice nulla osta della Questura locale – aggiunge Francesco Vignarca coordinatore della Rete – Ciò proprio perché le armi leggere, di cui l’Italia è tra i massimi produttori, non ricadono sotto i controlli accurati della 185/90. Eppure ora si cerca di indebolire tale legislazione e non rafforzarla tenendo sotto controllo anche le armi leggere e prevedendo pene per gli intermediari trafficanti, che ad oggi nel nostro paese non sono punibili”. (NB in calce a questo comunicato trovate link di approfondimento ragionato su tutti i dati di esportazione italiani e sul caso delle armi italiane in Libia)
Le associazioni che fanno parte della Rete Italiana per il Disarmo chiedono di stralciare l’articolo del disegno di legge che diminuirebbe controlli e la trasparenza sui trasferimenti armi con il rischio di esportare armi italiane in teatri di guerra e che siano utilizzate per commettere gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Contemporaneamente la Rete e i suoi esperti si mettono a disposizione di Governo e Parlamento per un confronto che porti ad un miglioramento della legislazione di controllo dei trasferimenti internazionali di armi, anche nell’ottica del Trattato Internazionale su questo aspetto che è in discussione in sede ONU e che dovrebbe essere redatto ed approvato quest’anno. “L’Italia, con la sua grande qualificata esperienza derivante proprio dalla legge 185/90, dovrebbe essere in prima linea per aumentare gli standard di controllo di questo commercio problematico anche e soprattutto a livello internazionale” conclude Maurizio Simoncelli vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Archivio Disarmo.