Economia / Attualità
Nei paradisi fiscali i profitti dell’azienda che produce il test rapido sul Covid-19
La multinazionale Qiagen avrebbe eluso le tasse per 142 milioni di euro tra il 2010 e il 2018 grazie a un complesso sistema di scambi infragruppo tra le sue filiali basate nei Paesi a fiscalità agevolata. Il centro di ricerca indipendente Somo ha ricostruito il meccanismo che sfrutta le falle della legislazione europea
La società tedesca Qiagen produttrice del test rapido sul Covid-19 utilizzato anche in Italia sarebbe riuscita a eludere almeno 142 milioni di euro di tasse tra il 2010 e il 2018. Il tutto grazie a un complesso sistema di operazioni infragruppo tra le sue diverse filiali basate in Paesi a fiscalità agevolata: Lussemburgo, Malta e Olanda. A denunciare le pratiche dell’azienda, che nel 2019 ha registrato ricavi superiori a 1,5 miliardi di dollari, è un’inchiesta realizzata da Somo, centro di ricerca sulle multinazionali basato ad Amsterdam. In un rapporto pubblicato a ottobre l’organizzazione ha rintracciato ed esaminato le sedi delle filiali di Qiagen e quindi ricostruito l’articolata struttura di “scambi” che le avrebbero permesso di eludere il versamento delle imposte.
Nello stesso periodo preso in analisi nel rapporto, la società ha inoltre ricevuto finanziamenti pubblici dalla Germania, dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Lo European Investment Fund, un’istituzione europea che sostiene lo sviluppo di piccole e medie imprese, insieme al governo dei Paesi Bassi ha contribuito inoltre con 67,5 milioni di euro al finanziamento del capitale di rischio della Gilde Healthcare, uno dei principali investitori dell’azienda spagnola STAT-Dx, acquisita proprio da Qiagen nel 2018, che ha creato il sistema diagnostico alla base del test veloce sul Coronavirus sviluppato da Qiagen. I finanziamenti sono proseguiti durante la pandemia quando l’azienda tedesca è stata la destinataria di 598mila dollari stanziati dal governo statunitense per sostenere lo sviluppo del test rapido sul Covid-19. “Sarebbe particolarmente grave se Qiagen eludesse il pagamento delle tasse sui profitti realizzati grazie ai governi che stanno comprando i test diagnostici. Peraltro gli stessi governi potrebbero usare i proventi fiscali per sostenere la ricerca”, si legge nel rapporto.
Nei primi sei mesi del 2020 il profitto netto di Qiagen è aumentato del 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo scorso marzo il gruppo statunitense di tecnologie per l’industria farmaceutica Thermo Fisher Scientific aveva cercato di acquisire Qiagen per 11,5 miliardi di dollari ma l’operazione era fallita perché gli azionisti ritenevano che l’offerta sottovalutasse il valore dell’azienda alla luce della domanda innescata da Covid-19.
Somo ha ricostruito i sistemi dei prestiti tra le filiali di Qiagen che, sfruttando le normative sui trasferimenti finanziari vigenti nei Paesi a fiscalità agevolata, hanno caratterizzato le operazioni dell’azienda dal 2010 consentendole di eludere il pagamento delle tasse e generare crediti di imposta in Olanda dove è stabilita la sede formale della holding di controllo, la Qiagen N.V., mentre la centrale operativa si trova in Germania. Nel 2011 e nel 2014 la Qiagen N.V. ha effettuato due investimenti (pari rispettivamente a 253 milioni di euro e 138,4 milioni di euro) nella filiale Qiagen Finance Malta Limited, una letterbox company gestita dal prestatore di servizi fiduciari Vistra che “ha uffici in numerosi paradisi fiscali”, continua Somo. La filiale maltese ha a sua volta realizzato un prestito dello stesso valore e senza interessi alla filiale del Lussemburgo, la Qiagen Deutschland Finance Holding (Luxembourg) S.à.r.l., un’altra letterbox company gestita dal prestatore di servizi fiduciari FIDCOMA. La succursale del Lussemburgo ha a sua volta esteso i due prestiti alla filiale in Germania, la Qiagen Deutschland Holding GmbH, applicando rispettivamente un tasso di interesse pari al 6% e al 4,54%. La filiale tedesca ha così effettuato lo stesso prestito alla società madre basata nei Paesi Bassi. “I prestiti non sono stati utilizzati per finanziare le attività dell’azienda. Entrambi gli importi sono tornati nella società madre basata in Olanda. Sembra che l’unico scopo sia stato diminuire il valore delle imposte che la holding avrebbe dovuto versare”, si legge nel rapporto.
Il meccanismo che ha permesso a Qiagen di eludere le tasse inizia nelle falle del sistema fiscale di Malta -che secondo l’indice elaborato dal Tax Justice Network si colloca al 26esimo posto nella classifica mondiale sui peggiori paradisi fiscali- dove non c’è un’adeguata regolamentazione del transfer pricing, cioè le transazioni tra società, imprese o “pezzi” di multinazionali tra loro associati. Queste dovrebbero seguire il “principio di libera concorrenza”, ovvero dovrebbero svolgersi come se accadessero tra parti indipendenti che difendono i propri interessi commerciali. Nel caso maltese non avviene.
Poi c’è il nodo del Lussemburgo. Tra il 2011 e il 2018 Qiagen Luxembourg avrebbe versato appena un milione di euro di tasse sul reddito mentre ha avuto un profitto al lordo delle imposte superiore a 142 milioni di euro con un’aliquota fiscale media pari allo 0,89%. Nel Paese nello stesso periodo l’aliquota variava tra il 26,01% e il 28,8%. Se l’azienda fosse stata sottoposta al regime fiscale del Lussemburgo, avrebbe dovuto versare 40 milioni di euro invece dell’unico versato. Dal 2011 al 2018 la filiale belga ha invece distribuito come dividendi alla società madre nei Paesi Bassi la maggior parte dei suoi redditi non tassati. Sono stati oltre 139 milioni di euro sui quali, “trasferiti” grazie alla direttiva europea “Parent-Subsidiary” (la disciplina che regola la tassazione degli utili distribuiti all’interno di un gruppo societario tra società che appartengono a diversi Stati dell’Ue e che permette di azzerare in determinate condizioni la ritenuta alla fonte a titolo di imposta, ndr) che fa sì che nel Lussemburgo non sia applicata una tassa sui dividendi mentre nei Paesi Bassi lo stesso reddito da dividendi è esente dall’imposta sul reddito della società.
Il centro di ricerca Somo ha chiesto a Qiagen di rendere i suoi bilanci trasparenti e non sfruttare le discrepanze della legislazione europea per eludere il pagamento delle tasse. Inoltre Somo ha sottolineato la necessità che governi e istituzioni siano trasparenti sui tipi di finanziamenti pubblici con i quali supportano lo sviluppo di vaccini e apparecchiature diagnostiche, evitando sostegni a chi ha mostrato di non rispettare il pagamento delle tasse.
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