Diritti / Opinioni
Negli Stati Uniti il razzismo sanitario è un’emergenza
Gli afroamericani hanno meno accesso a cure e test. Una situazione che riflette le disuguaglianze strutturali della società. La rubrica di Nicoletta Dentico
“I can’t breathe”, non respiro, le ultime parole esalate da George Floyd negli interminabili 8 minuti e 46 secondi di immobilizzazione da parte di un agente di polizia bianco a Minneapolis. È il respiro che viene meno il protagonista di questi tempi del nuovo Coronavirus. Il respiro spento, un minuto dopo l’altro, dal ginocchio piantato sul collo di un poliziotto che continua a premere indifferente, mentre i colleghi lo stanno a guardare. Il soffio di vita che cede di fronte alla stratificazione della impunità. Il poliziotto Derek Chuvin ha fatto tesoro di altri atti di violenza razzista in passato su altri neri disarmati. Come lui gli agenti che ad Atlanta hanno ficcato tre proiettili sulla schiena di Rayshard Brooks -solo tre settimane dopo- uccidendolo. I cant’t breathe: la violenza, quando si riversa sull’ambiente e sulle persone, toglie il respiro. Letteralmente.
Che il razzismo sia un’emergenza di sanità pubblica su scala globale lo denuncia la rivista The Lancet in un editoriale che invita tutti coloro che operano nel campo della scienza, della medicina, della sanità pubblica a prendere posizione. Gli abusi contro le minoranze hanno una matrice strutturale e sono diffusi in tutto il mondo, triste eredità del colonialismo che ha permeato storia e cultura politica di molti Paesi in Europa. Non a caso le manifestazioni contro le discriminazioni razziali sono esplose anche fuori dai confini degli Stati Uniti. Il razzismo, scrive The Lancet, “è la prima causa delle disuguaglianze riscontrate nei tassi di morte e di malattia tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Gli afroamericani di età compresa tra 18 e 34 anni hanno tassi di mortalità superiori rispetto ai bianchi in otto delle 10 cause principali di decesso, tra cui le malattie cardiache, i tumori, le patologie cerebrovascolari, il diabete, gli omicidi e l’HIV”.
76,9%: tra il primo marzo e l’11 aprile, secondo uno studio di coorte sui dati delle ospedalizzazioni da Covid-19 realizzato in Louisiana e pubblicato dal New England Journal of Medicine, il 76,9% delle persone ospedalizzate e il 70,6% delle persone decedute erano nere
Covid-19 non fa eccezione. La sua forza virale è un evento naturale ma la portata delle sue conseguenze sugli afroamericani riflette una realtà di disparità sanitarie e socio-economiche che attraversa strutturalmente la società americana. I neri muoiono di Covid-19 con una percentuale tre volte superiore ai bianchi: non fanno smart working da casa e sono più esposti ai mezzi pubblici. Vivono spesso nei “deserti sanitari” di aree periferiche prive di unità ospedaliere, men che meno di terapie intensive. A parità di sintomi, hanno meno accesso ai test, riporta il recente studio di Rubix Life Sciences.
Le disparità etniche e razziali contano anche per entrare negli studi clinici su Covid-19. Gli scontri violenti con la polizia producono ferite profonde pure sulla salute collettiva delle comunità, sulle opportunità di vita, sulla politica. Il razzismo agisce con ruvidezza sulla salute mentale di una società e “provoca danni e malattie psicologiche di lungo periodo”, annota The Lancet. “La narrazione costante dei crimini compiuti dalle forze di polizia su televisione e social media può ingenerare disagi psichici tra gli adulti neri americani”. Un senso di insicurezza che rafforza la paura nei confronti delle forze del dis-ordine, così potremmo chiamarle. La polizia negli Usa uccide molte più persone di quanto accada in altre democrazie avanzate. Uomini e donne afroamericani, uomini e donne indiani americani o nativi dell’Alaska, e uomini di origine ispanica hanno una maggiore probabilità di essere uccisi dalla polizia dei bianchi. Per i giovani neri, l’uso della forza da parte della polizia è una delle principali cause di morte. Lo dice l’evidenza scientifica. La polizia dunque è un determinante strutturale della disuguaglianza negli Stati Uniti. Occorrerà trovare presto un rimedio, come per Covid-19.
Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici Senza Frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development
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