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Esteri / Attualità

Monitor, osservatorio sul mondo (marzo 2023)

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Negli Stati Uniti non si fermano le trivelle. A Hong Kong si è aperto il processo contro 47 attivisti pro-democrazia. Germania e Cina si contendono le risorse minerarie dell’America Latina mentre circa 13mila cittadini nigeriani hanno presentato una nuova causa contro Shell davanti all’Alta corte di Londra

Tratto da Altreconomia 257 — Marzo 2023

Non si fermano le trivelle sotto la presidenza Biden
Nord America

Nei primi due anni della presidenza di Joe Biden il Bureau of land management (Blm), agenzia che si occupa della gestione di terreni pubblici, ha approvato 6.500 permessi per la trivellazione di pozzi di petrolio e gas contro i 6.300 dei primi due anni della presidenza Trump. Un fatto sorprendente, scrive The Economist, se si considerano i programmi ambientali dell’attuale inquilino della Casa Bianca. La maggior parte dei permessi approvati durante le due amministrazioni interessano il New Mexico, dove le trivellazioni sono andate a gonfie vele grazie al boom dello shale gas. Anche l’Inflation reduction act, la legge sul clima voluta da Biden, presenta aspetti contrastanti: aumenta le royalties a carico dei trivellatori ma proibisce al Blm di affittare terreni pubblici per le energie rinnovabili, a meno che non offra anche locazioni per progetti fossili.


Germania e Cina mirano al litio
America Latina

A fine gennaio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha incontrato i leader di Argentina, Cile e Brasile con l’obiettivo di negoziare contratti di fornitura di litio (di cui i tre Paesi sono importanti produttori)e sfidare l’egemonia cinese nel continente. Ma a differenza del passato, scrive la testata online Quartz, gli Stati latinoamericani stanno conducendo una trattativa molto più dura in merito alla gestione delle proprie risorse naturali e minerarie. Il presidente cileno Gabriel Boric ha chiesto la creazione di una società statale per il litio cui le società straniere parteciperebbero come partner di minoranza. In questo modo vuole mantenere il controllo sulle vaste riserve di minerali del Paese e provare a imporre riforme nel settore. Anche il presidente della Bolivia, Luis Arce, vuole sfruttare il prezioso minerale e ha raggiunto un accordo da un miliardo di dollari con un importante produttore cinese di batterie. Ma il Paese latino-americano (che possiede circa un quarto delle riserve globali di litio) chiede di essere coinvolto in entrambe le fasi del processo produttivo: l’estrazione e la produzione di batterie. 


Nel 2022 Chevron, ExxonMobil, Shell, BP e TotalEnergies hanno registrato profitti per 195 miliardi di dollari secondo le stime dell’Ong Global Witness.


L’obbligo di raccolta del Dna agli autori di reati minori in Russia
Europa

Il 6 febbraio 2023 il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che estende l’obbligo di raccolta di campioni di Dna a chiunque sia sospettato di aver commesso un crimine. In precedenza, solo le persone condannate per reati sessuali o altri gravi crimini erano soggette al prelievo di materiale genetico. Dal 2025, anno in cui entrerà in vigore la nuova legge, anche chi viene condannato a una detenzione amministrativa per un reato minore, dunque, avrà il proprio Dna memorizzato in un database statale per tutta la vita. “Questa nuova legislazione potenzia il massiccio sistema di sorveglianza della Russia e sferra un altro colpo al diritto alla privacy”, denuncia Human rights watch, secondo cui il governo prevede di raccogliere i campioni di almeno 1,8 milioni di persone all’anno. Nel 2019 i tribunali russi hanno imposto quasi un milione di sentenze di detenzione amministrativa e 620mila sentenze penali. I reati amministrativi interessati comprendono la partecipazione ad assemblee “non autorizzate”, le infrazioni al codice della strada, l’ubriachezza in pubblico e il mancato pagamento di una multa minore.

© freepick.org

I ghiacci dell’Artico norvegese sono contaminati da livelli allarmanti di Pfas. Quando i ghiacci si sciolgono, avvertono i ricercatori di Oxford, queste sostanze raggiungono gli ecosistemi a valle contaminando la catena alimentare.


Il Tribunale dell’Aia avvierà un’indagine sui Territori occupati
Medio Oriente

Lo scorso 8 febbraio la Corte internazionale di giustizia (Cig) ha annunciato che procederà con l’indagine sulle conseguenze legali dell’occupazione israeliana dei Territori palestinesi. La corte ha fissato una prima scadenza -il 25 luglio- entro la quale dovranno essere presentate le osservazioni scritte da parte di enti e organizzazioni statali in merito alla vicenda. La Cig, con sede all’Aia, è il massimo organo giurisdizionale delle Nazioni Unite che si occupa delle controversie tra Stati. Le sue sentenze sono vincolanti ma non ha il potere di farle rispettare. L’annuncio è arrivato dopo che a metà gennaio l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha inviato alla Corte una richiesta di fornire un parere consultivo sull’illegalità dell’occupazione israeliana in Palestina. La richiesta dell’Onu riguarda “l’occupazione, l’insediamento e l’annessione di Israele, comprese le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo status di Gerusalemme, e dall’adozione di leggi e misure discriminatorie correlate”. La risoluzione chiede inoltre alla Cig di esprimere un parere su come tali politiche e pratiche “incidano sullo status giuridico dell’occupazione” e su quali conseguenze legali derivino da tale status per tutti i Paesi. Sia l’approvazione della risoluzione Onu sia l’annuncio dell’avvio dell’indagine da parte del Tribunale dell’Aia sono state condannate da Israele: il premier Benjamin Netanyahu ha definito la richiesta di un parere della Cig una “decisione spregevole”. Per approfondire potete scaricare il nostro dossier.


Gharidah Farooqi, Gauri Lankesh e Aryee Davis sono tre giornaliste che hanno subito violenti attacchi per il loro lavoro di denuncia. Il Washington Post ne scrive in un longform del 14 febbraio.


Gli attivisti per la democrazia a Hong Kong alla sbarra
Asia

È iniziato a febbraio a Hong Kong il processo contro 47 persone accusate di “sovversione” sulla base della controversa legge sulla sicurezza nazionale del giugno 2020. Tra gli imputati ci sono alcune delle figure di spicco del movimento pro-democrazia della città tra cui Joshua Wong e Benny Lai. La sentenza per molti è già scritta: se saranno ritenuti colpevoli, la pena prevista è l’ergastolo.

Un n ritratto dell’attivista Joshua Wong © www.flickr.com/photos/home_of_chaos

I cittadini nigeriani fanno ancora causa a Shell
Africa

Circa 14mila cittadini nigeriani hanno presentato un nuovo ricorso contro Shell davanti all’Alta corte di Londra per “l’inquinamento devastante” causato dalla società alle loro fonti d’acqua e per la distruzione del loro stile di vita. I querelanti -contadini e pescatori che vivono nel Delta del Niger- chiedono al colosso di bonificare l’area e un risarcimento per la perdita dei loro mezzi di sussistenza a causa delle continue fuoriuscite di petrolio. Shell -che nei primi tre trimestri del 2022 ha dichiarato profitti per 30 miliardi di dollari- sostiene che le comunità non abbiano alcun titolo per obbligarla a ripulire i terreni inquinati. “Questo caso solleva importanti questioni sulle responsabilità delle compagnie petrolifere e del gas -ha dichiarato al Guardian l’avvocato, Leigh Day-. Sembra che la Shell stia cercando di lasciare il Delta del Niger (l’annuncio è stato dato nel 2021, ndr) libero da qualsiasi obbligo legale di affrontare la devastazione ambientale causata dalle fuoriuscite di petrolio dalle sue infrastrutture nel corso di decenni”.


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