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Monitor, osservatorio sul mondo (febbraio 2023)

© earthobservatory.nasa.gov

Negli Stati Uniti cresce il costo economico dei danni provocati dagli eventi climatici estremi. In diciassette Paesi africani -dalla Nigeria alla Libia- si va al voto nel corso del 2023. Tre Ong francesi hanno fatto causa al colosso Danone: non sta facendo abbastanza per ridurre l’uso della plastica. Lula propone una nuova moneta

Tratto da Altreconomia 256 — Febbraio 2023

Aumenta il costo degli eventi estremi
Nord America

Nel corso del 2022 uragani, inondazioni, incendi e siccità hanno causato negli Stati Uniti danni per un totale di 165 miliardi di dollari, dieci in più rispetto al 2021. Le stime sono contenute nell’ultimo report della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) che nel 2022 ha censito 18 eventi meteorologici e climatici estremi ciascuno dei quali ha avuto un costo superiore al miliardo di dollari.

Sebbene gli Usa abbiano sempre sperimentato fenomeni di questo tipo, il report evidenzia come la loro frequenza e la intensità stiano aumentando. Intervistato dal Guardian il climatologo Adam Smith ha spiegato che nel Paese si stanno verificando stagioni degli incendi sempre più lunghe, maggiori precipitazioni e un numero di uragani di categoria quattro e cinque (i più devastanti) mai registrati in passato.


Lula rilancia l’idea della moneta unica
America Latina

Con l’insediamento di Lula alla presidenza del Brasile, diversi media latinoamericani sono tornati a discutere della possibile creazione di una moneta unica per quella parte di continente. Una proposta avanzata dallo stesso Lula durante la campagna elettorale e che ha trovato consensi da parte dei governi di Argentina e Cile. Secondo quanto riferisce il quotidiano economico argentino El Cronista, i due Paesi avrebbero avviato colloqui formali per la creazione della nuova valuta chiamata Sur (Sud, in spagnolo), che non andrà a sostituire quelle locali, ma avrebbe come obiettivo principale quello di rafforzare i legami commerciali in America Latina. Il presidente cileno Gabriel Boric si è detto “interessato” all’iniziativa ma ha invitato a guardare al progetto a lungo termine: “La Comunità europea del carbone e dell’acciaio è stata fondata negli anni Cinquanta. L’Unione europea è arrivata alla moneta comune quasi mezzo secolo dopo”. Nei mesi scorsi anche il presidente venezuelano Nicolas Maduro si era detto favorevole, mentre il messicano Manuel López Obrador aveva espresso perplessità.


L’11 gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine della pandemia di Ebola in Uganda. Il focolaio era scoppiato il 20 settembre 2022 nelle regioni centrali del Paese e ha causato la morte di 55 persone.


Danone non sta facendo abbastanza per ridurre l’uso della plastica. L’accusa di tre Ong
Europa

Danone, il colosso francese del settore lattiero-caseario, non starebbe facendo abbastanza per ridurre l’uso di plastica nei suoi imballaggi. Questa l’accusa di tre organizzazioni ambientaliste (ClientEarth, Surfrider foundation Europe e Zero Waste France) che a metà gennaio hanno intentato una causa contro l’azienda sulla base della legge sulla due diligence del 2017, che impegna le grandi imprese al rispetto dei diritti umani e ambientali. “Danone continua a operare senza un piano serio per affrontare il problema -ha dichiarato Rosa Pritchard, avvocato di ClientEarth-. Continua a fare affidamento sui contenitori monouso, nella speranza che il riciclo possa miracolosamente far fronte alla marea di rifiuti che immette sul mercato”. Nel 2021 l’azienda avrebbe utilizzato oltre 750mila tonnellate di plastica per la produzione di bottiglie, barattoli, bustine e contenitori vari. Contattata dal quotidiano Le Monde, Danone ha respinto “con fermezza” le accuse mosse nei suoi confronti, assicurando che il suo piano di vigilanza in materia ambientale “soddisfa i requisiti stabiliti dal legislatore”.

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In Turchia cresce la repressione del dissenso
Medio Oriente

In vista delle elezioni presidenziali e parlamentari (in programma a giugno) il governo di Recep Tayyip Erdoğan ha reso più aggressiva la repressione nei confronti di dissidenti e oppositori politici, sempre più spesso colpiti da procedimenti penali pretestuosi. La denuncia è arrivata a metà gennaio da Human Rights Watch (Hrw). “L’esecutivo ha messo in atto interventi molto violenti: divieti generalizzati di protesta in pubblico, l’incarcerazione e la condanna di difensori dei diritti umani da parte di tribunali che agiscono con un mandato politico”, ha dichiarato Hugh Williamson, direttore per l’Europa e l’Asia centrale dell’organizzazione. Nel mirino è finito anche Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e storico oppositore del presidente, che il 14 dicembre 2022 è stato condannato a due anni di carcere per aver insultato alcuni funzionari pubblici: nel 2019, anno in cui venne eletto primo cittadino, aveva definito “folli” i membri della commissione che avevano annullato (dietro forti pressioni di Erdoğan) i risultati della prima tornata elettorale. Se la condanna e la sentenza saranno confermate in appello, Imamoğlu sarà rimosso dalla carica di sindaco e gli sarà impedito di candidarsi a qualsiasi altra carica politica. Human Rights Watch denuncia le crescenti lacune nel rispetto dello stato di diritto in Turchia: “L’esecutivo ha aggiunto nuove leggi su censura e disinformazione online per imbavagliare i media e reprimere il dissenso pacifico, sono state completamente vietate le proteste pubbliche”, ha aggiunto Williamson.


Il 14 gennaio 80mila persone sono scese in piazza a Tel Aviv per protestare contro le riforme di Benjamin Netanyahu. “Non vogliamo diventare una teocrazia” è il titolo del reportage pubblicato da Le Monde.


Nel 2022 circa 400 rohingya sono morti in mare
Asia

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2022 circa 400 persone (prevalentemente rohingya) partite dalle coste del Myanmar e del Bangladesh sono morte in mare nel tentativo di raggiungere la Malesia. Secondo gli attivisti di Arakan project intervistati dal Guardian il numero delle partenze resterà elevato anche nel corso del 2023. A imbarcarsi saranno soprattutto donne e bambini.

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Le persone morte durante il conflitto che per due anni ha contrapposto il governo etiope e i ribelli del Tigray sarebbero circa 600mila


Dalla Nigeria al Mali, cittadini al voto in 17 Paesi
Africa

Nel 2023 i cittadini di 17 Paesi africani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente o il Parlamento. “Una delle domande cruciali è: la democrazia si consoliderà o si allontanerà ulteriormente?”, si legge in un articolo pubblicato dalla Deutsche Welle. In Nigeria (dove si vota il 25 febbraio) nel corso degli ultimi mesi del 2022 si è registrata un’ondata di attacchi: 50 quelli censiti solo a ottobre dalla Commissione elettorale. In Sudan le elezioni sono state fissate a luglio: una tappa importante di un faticoso percorso di transizione verso la democrazia iniziato ad aprile 2019 con la cacciata del dittatore Omar al-Bashir interrotto dal golpe dei militari del 2021. Si voterà anche in Mali (Paese scosso da ben due colpi di Stato tra il 2020 e il 2021), Mozambico, Zimbabwe, Libia (per il rinnovo del Parlamento e l’elezione del presidente) e Sud Sudan. L’ultimo appuntamento è fissato, nel mese di dicembre, nella Repubblica Democratica del Congo dove gli abitanti dovranno scegliere se confermare o meno il presidente Félix Tshisekedi.

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