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Esteri / Attualità

Monitor, osservatorio sul mondo (luglio-agosto 2023)

Il centro d'accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo inaugurato sull'isola greca di Samo nel 2021 © shuttestock.com

Negli Usa DuPont patteggia sull’inquinamento da Pfas. Lula annuncia un nuovo piano per fermare la deforestazione in Amazzonia. Le autorità del Rojava annunciano l’avvio del processi agli ex combattenti del sedicente Stato Islamico. Amnesty International chiede un’inchiesta sulle violenze commesse ai danni dei manifestanti in Senegal

Tratto da Altreconomia 261 — Luglio/Agosto 2023

L’accordo sui “migranti” del Consiglio dell’Ue farà crescere gli abusi ai confini
Europa

L’accordo raggiunto lo scorso 8 giugno dal Consiglio dell’Ue sulle politiche migratorie “apre le porte a un aumento degli abusi ai confini dell’Unione”. A lanciare l’allarme, all’indomani dell’intesa, è Judith Sunderland, direttrice per l’Europa di Human rights watch (Hrw). L’accordo crea una “procedura di frontiera” accelerata per chiunque richieda asilo a seguito di un ingresso “irregolare” o di uno sbarco dopo un salvataggio in mare. A questo iter saranno sottoposti anche i richiedenti asilo provenienti da quei Paesi che hanno un tasso di riconoscimento inferiore al 20%. “In pratica, molte persone, se non la maggior parte, saranno incanalate in queste procedure accelerate con meno garanzie, come l’assistenza legale, rispetto alla procedura normale”, scrive Sunderland. La Ong esprime preoccupazione per la decisione di prevedere il rimpatrio verso un “Paese terzo sicuro” sulla base di un vago e discrezionale collegamento con la persona che viene respinta come, ad esempio, il fatto di essere semplicemente transitato in un determinato Stato o avere dei familiari che vi risiedono. Le nuove misure dovranno ora essere approvate dal Parlamento.


Pfas, la società chimica Dupont patteggia
Stati Uniti

Il 2 giugno la società chimica DuPont ha dichiarato di aver raggiunto un accordo con il tribunale della Carolina del Sud: pagherà 1,19 miliardi di dollari “per patteggiare le richieste di risarcimento avanzate dalle società che gestiscono i sistemi idrici pubblici che servono la maggior parte della popolazione degli Stati Uniti” a causa dell’inquinamento da Pfas causato dall’azienda, scrive il Guardian. Questi polimeri -utilizzati in molti settori industriali per rendere diversi prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi- sono altamente tossici: se rilasciati nell’ambiente contaminano le falde idriche e mettono a rischio la salute dei cittadini. Resta ancora aperto intanto il procedimento contro il colosso chimico 3M: la causa è una delle circa quattromila intentate in Carolina del Sud da singoli cittadini o municipalità contro le aziende accusate di aver contaminato le falde idriche.

© Adobestock

Gli ex combattenti dell’Isis a processo nel Rojava
Medio Oriente

L’Amministrazione autonoma a guida curda nel Nord-Est della Siria (il Rojava, entità autonoma rispetto al governo di Damasco) ha dichiarato che inizierà a processare i presunti combattenti dell’Isis di origine straniera. Si tratta di circa diecimila persone tra uomini e donne catturati a seguito della caduta delle roccaforti dello Stato islamico nel Paese tra il 2017 e il 2019. Da anni le autorità locali chiedevano ai Paesi stranieri (tra cui Canada, Francia, Regno Unito) di rimpatriare i propri concittadini, oltre alle migliaia di donne e bambini che si trovano nei campi di detenzione del Nord-Est della Siria. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Reuters la decisione delle autorità curdo-siriane, annunciata il 10 giugno, è stata presa proprio a seguito dei ritardi e delle mancate risposte degli Stati occidentali. I sospettati, assicurano, saranno sottoposti “a un processo aperto, libero e trasparente” sulla base di una normativa antiterrorismo aggiornata lo scorso anno e che non prevede la pena di morte. La possibilità di affidare alle autorità del Rojava i processi nei confronti degli ex combattenti dello Stato islamico era stata discussa in passato ma accantonata, “soprattutto per questioni legate alla legalità di un tribunale regionale che operasse separatamente dal governo siriano”, scrive Reuters. Per Letta Tayler, specialista di antiterrorismo per Human Rights Watch, la comunità internazionale dovrebbe sostenere questa iniziativa per dare finalmente giustizia alle vittime dell’Isis e ai loro familiari.


Secondo l’ultimo studio del World poverty clock circa 71 milioni di persone vivono in estrema povertà in Nigeria


In Giappone una stretta alla legge sull’asilo
Asia

Il 9 giugno il Parlamento giapponese ha approvato una controversa revisione della legge sull’immigrazione che consente il rimpatrio forzato dei richiedenti asilo dopo il secondo diniego della domanda. Secondo le opposizioni e la società civile questa legge metterebbe molti migranti a rischio respingimento in Paesi dove potrebbero subire gravi persecuzioni o essere condannati a morte.


Le ondate di calore che nella prima metà di giugno hanno colpito gli l’Uttar Pradesh e il Bihar (nel Nord dell’India) hanno causato la morte di circa cento persone. Le temperature hanno toccato i 43 gradi, cinque in più della media del periodo.


Il piano di Lula per tutelare l’Amazzonia
America Latina

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato il 5 giugno un nuovo piano per contrastare la deforestazione dell’Amazzonia entro il 2030. In particolare, il programma mira a documentare e tracciare, attraverso immagini satellitari, le operazioni illegali di disboscamento, allevamento ed estrazione mineraria. Verranno monitorati più attentamente anche i flussi finanziari provenienti da attività illecite nella foresta pluviale. In aggiunta, verrà sviluppato un sistema per certificare l’origine del legno e dei prodotti agricoli provenienti da aree a rischio disboscamento.

“Il Brasile ha ripreso il suo ruolo di primo piano nell’affrontare il cambiamento climatico, dopo quattro anni in cui l’ambiente è stato trattato come un ostacolo al profitto immediato di una minoranza privilegiata”, ha dichiarato Lula in un post su Twitter. Le nuove politiche segnano un cambio di rotta rispetto a quelle adottate all’ex presidente Jair Bolsonaro, che, durante i quattro anni del suo mandato, hanno portato a un aumento annuale medio del 75% di deforestazione rispetto al decennio precedente.

Il presidente brasiliano Inácio Lula da Silva con la ministra dell’Ambiente Marina Silva © Ricardo Stuckert

Out of balance” è l’inchiesta pubblicata il 15 giugno dalla testata non profit Pro publica che indaga sui danni causati da un progetto della Banca mondiale nello Stato africano della Guinea.


Amnesty chiede indagini sulle violenze in Senegal
Africa

Amnesty International ha chiesto alle autorità senegalesi di condurre rapidamente un’indagine trasparente sulle violenze commesse dalle forze di polizia ai danni delle persone che, per alcuni giorni a partire dal primo giugno, sono scese in strada a Dakar e in diverse altre città del Paese per protestare contro la condanna a due anni di reclusione del leader dell’opposizione Ousmane Sonko per “comportamento immorale”. Secondo l’Ong la repressione delle proteste avrebbe causato la morte di 23 persone e il ferimento di altre 390: diversi testimoni hanno raccontato che le manifestazioni sono state caratterizzate da una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui l’uso eccessivo della forza e l’utilizzo di armi da fuoco senza una reale necessità e per motivi di ordine pubblico. Ad aprire il fuoco sui manifestanti non sarebbero state solo le forze di polizia del Paese ma anche uomini armati in abiti civili. Negli stessi giorni, inoltre, le autorità avrebbero sospeso l’accesso a internet, limitando così la libertà di espressione.

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