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Mered, il processo al presunto trafficante passa in Corte d’Assise

La richiesta è stata presentata dal pubblico ministero Gery Ferrara e accolta dal giudice. Il dibattimento riprenderà l’11 settembre, dopo una lunga pausa

Lascia il tribunale di Palermo per passare in Corte d’Assise il processo al presunto trafficante di esseri umani Mered Medhanie Yedhego. Lo ha stabilito, con un’ordinanza, il collegio della quarta sezione penale, presieduto da Bruno Fasciana, che ha dichiarato la propria “incompetenza per materia”, accogliendo la richiesta presentata dal pubblico ministero Geri Ferrara che ha indicato nella Corte d’Assise la sezione competente per i reati connessi alla tratta di esseri umani e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli atti del processo, su richiesta dello stesso pubblico ministero, verranno trasferiti in Assise, in modo tale da poter riprendere il processo dove è stato interrotto. La prossima udienza è stata quindi fissata per il prossimo 11 settembre.

Il processo al “Generale” (questo il soprannome di Mered Medhanie Yedhego) cambia così per la quarta volta giudice. E con il passaggio in Corte d’Assise anche i giudici popolari saranno chiamati a esprimersi su una vicenda già lunga e complessa.  Fin dal momento dell’arresto, avvenuto il 24 maggio, l’uomo estradato in Italia dal Sudan ha ribadito fin dall’inizio la propria innocenza e la propria estraneità alla vicenda. Dice di chiamarsi Medhanie Tesfamariam Berhe e di essere un migrante in fuga, come migliaia di altri giovani come lui, dall’Eritra. Gli iniziali sospetti, scaturiti dal confronto fotografico tra il giovane in manette e il viso dell’uomo ricercato dalla Procura di Palermo, vengono rafforzati dalle testimonianze di amici e parenti del giovane arrestato.

L’avvocato difensore, Michele Calantropo, ha portato diverse prove a sostegno della tesi dello scambio di persona, tra cui il documento di identità di Berhe autenticato dall’ambasciata eritrea in Italia e una serie di riscontri via Facebook sugli spostamenti del giovane, che non combaciano con quelli del trafficante. Al processo, si sono affiancate diverse inchieste giornalistiche, ultima in ordine di tempo quella del Wall Street Journal a fine giugno ha intervistato il vero “Generale” ancora in libertà: “Pensavo che lo avrebbero liberato in pochissimo tempo – ha dichiarato al quotidiano americano -. Loro sanno che non è il Medhanie giusto”. Poche settimane prima il quotidiano inglese “Guardian” era riuscito a contattare e intervistare la moglie di Mered, Lidya Tesfu. Anche la donna, che vive in Svezia e che dal trafficante ha avuto un figlio, non ha riconosciuto il giovane attualmente detenuto al Pagliarelli.

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