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Matera capitale europea della cultura. L’indagine della Corte dei conti sul “grande evento”

La magistratura contabile si è occupata della manifestazione e ha messo in luce due significative criticità: il ricorso allo strumento della fondazione e l’inadeguatezza del Comune nel gestire la raccolta della tassa di soggiorno. Una relazione uscita in sordina a fine 2020

Matera © Gabriella Clare Marino - Unsplash

Il successo dell’evento “Matera capitale europea della cultura” del 2019 è stato possibile grazie a un investimento pubblico di circa 50 milioni di euro coperto da Stato, Regione Basilicata, Comune di Matera con un piccolo contributo europeo. Per questo, la sezione regionale di controllo per la Basilicata della Corte dei conti ha svolto un approfondimento sul “bilancio” della manifestazione, mettendo in luce due significative criticità legate al modello di gestione. La prima riguarda la scelta di creare una Fondazione di partecipazione e di affidarle l’organizzazione dell’evento, cosa che ha reso meno efficace il controllo sulla spesa; la seconda è relativa invece all’inadeguatezza dell’amministrazione comunale di Matera nel gestire la raccolta della tassa di soggiorno, in un contesto in cui il numero delle presenze turistiche è cresciuto dell’80 per cento in tre anni, tra il 2016 e il 2019. 

La relazione della Corte dei conti è uscita in sordina nel dicembre 2020. La Fondazione Matera Basilicata 2019 ha espresso “soddisfazione per il risultato emerso dall’indagine”, che non avrebbe “riscontrato alcuna inadempienza amministrativa sulla gestione di questo grande appuntamento”.

La magistratura contabile, in realtà, non è pienamente “soddisfatta”. Il compito della sezione regionale di controllo, peraltro, non è quello di sanzionare ma di esporre “valutazioni, osservazioni, rilievi e suggerimenti finalizzati all’adozione ‘spontanea’ di ‘best practices’ per il futuro”.

La relazione non mette in discussione il grande successo mediatico e di pubblico dell’iniziativa, che ha centrato senz’altro gli obiettivi di accrescere il turismo culturale e il suo indotto, l’occupazione (più 10% a Matera città, incremento anche nel resto della Regione) e la creazione di valore aggiunto da parte del settore culturale e delle industrie creative a Matera e in Basilicata, nonché la capacità della città e della Regione di attrarre imprese e investimenti. 

Alcuni numeri: “Durante il 2019 la Fondazione ha organizzato 1.228 eventi, il 66% nella città di Matera ed il 34% in Regione Basilicata. Oltre il 50% degli eventi sono stati multidisciplinari; gli spettacoli dal vivo ad esempio sono stati 1.105, tra musica, danza, teatro e circo”. Per quanto riguarda le presenze turistiche, quelle per la cerimonia inaugurale “si è calcolato abbia inciso per circa il 12% sugli accessi registrati agli eventi del 2019”. 

La Corte dei conti, senza entrare nel merito dell’evento, ha stigmatizzato invece la scelta di organizzare una manifestazione come “Matera 2019” utilizzando lo strumento della Fondazione a cui partecipano “la Regione Basilicata, la Provincia e il Comune di Matera, l’Università della Basilicata e la Camera di commercio della Basilicata, secondo lo schema ‘classico’ delle fondazioni di partecipazione”.
Quanto scritto nella relazione appare interessante anche in virtù del fatto che l’uso della Fondazione è “ricorrente”, come dimostra anche il caso della Fondazione “Cortina 2021”, nata per organizzare i Campionati mondiali di sci alpino che si svolgeranno a Cortina d’Ampezzo nel febbraio di quest’anno, o la Fondazione “Milano-Cortina 2026”, che ha assunto le funzioni di Comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali in programma tra cinque anni in Italia. 

Secondo i magistrati contabili è criticabile la pratica delle pubbliche amministrazioni “di ricorrere alla creazione di soggetti di natura privata per il perseguimento di fini interesse pubblico e per l’erogazione di servizi pubblici”. Se è vero che una Fondazione di partecipazione può essere lo strumento attraverso il quale un ente pubblico persegue “uno scopo di utilità generale, nel tentativo di creare un sodalizio (partnership) pubblico-privato e consentire di usufruire di maggiori disponibilità finanziarie e di attività di amministrazione (management) nella gestione dei servizi, venendosi così a ridurre il rischio associato all’attività della produzione di servizi”, lo è anche che si tratta di una forma “sicuramente meno regolamentata e responsabilizzata nonostante tali entità basino la propria attività su un utilizzo totalizzante di risorse pubbliche”. Nel caso di Matera 2019 il finanziamento complessivo, in larga parte a carico dello Stato, è di 50 milioni di euro.  

Poiché nessun ente locale più immaginare di esercitare su una Fondazione di cui è socio un controllo analogo, tipico del modello “in house” (quello, ad esempio, di molte società pubbliche di gestione del servizi idrico integrato), secondo la relazione della Corte dei conti c’è un problema: “come rendere controllabile e giustiziabile nell’interesse pubblico, eventuali scelte amministrative consistite in irragionevoli adesioni a fondazioni di partecipazione”?

Nel caso della Fondazione Matera 2019, ad esempio, la Corte dei conti indica l’incongruenza di alcuni contratti a tempo indeterminato (riguardano complessivamente sei persone, di cui due con qualifica dirigenziale) in contrasto “con la natura temporalmente definita della fondazione” che dovrebbe cessare di esistere nel dicembre del 2022, completate le azioni di rendicontazione e chiuse tutte le attività connesse a Matera 2019. “Potrebbe porsi un problema o di licenziamento per cessazione attività o di ricollocazione di detto personale in uno degli enti pubblici partecipanti con ciò però violando patentemente il principio costituzionale dell’assunzione per concorso nella pubblica amministrazione” sottolinea la Corte. 

C’è poi un secondo aspetto critico e legato al Comune di Matera e alla riscossione della tassa di soggiorno. La Corte ha richiesto i dati alla Guarda di finanza, un prospetto da cui ha rilevato che le strutture ricettive presenti nella città di Matera “nell’anno 2018 hanno avuto 342.628 ospiti e nel 2019 450.581”. Sulla base di una tariffa modulata tra i due e i quattro euro a persona, le somme riscosse ammontano rispettivamente per l’anno 2018 ad 1,06 e per l’anno 2019 a 1,59 milioni di euro. 

Secondo la Corte dei conti, però, esiste nella città lucana “un gravissimo vulnus nel sistema di accertamento dell’imposta di soggiorno dovuta in quanto il Comune di Matera non si è curato -a distanza di anni dalla sua istituzione- di creare un sistema di banca dati connesso con le strutture responsabili della esazione dell’imposta che consenta la verifica tempestiva degli introiti dovuti e di quelli poi riversati, così come accade nella stragrande maggioranza dei Comuni che hanno istituito detta imposizione”. In pratica, “il Comune non ha una reale capacità accertativa in merito, dovendosi rimettere ‘passivamente’ alle attestazioni delle strutture ricettive tanto da avere rappresentato con nota del 12.08.2020 del settore Risorse economiche e finanziarie, ufficio tributi […] l’impossibilità, da parte del servizio tributi, di verificare eventuali responsabilità patrimoniali dei gestori delle strutture ricettive che non hanno provveduto al riversamento delle somme riscosse a titolo di imposta di soggiorno”. 

Chi amministra la città lo sa: a febbraio 2020, ormai alla fine dell’evento Matera 2019 e poco prima del lockdown a causa del Covid-19, il “Comune di Matera, la società Servizi locali e il comando provinciale della Guardia di finanza, hanno definito e messo a punto ulteriori azioni di contrasto all’evasione e all’elusione della tassa di soggiorno e dei tributi comunali”. Il tema del mancato controllo e della relativa evasione si lega alla massiccia presenza nei Sassi di operatori non professionali, quelli che affittano le proprie case utilizzando portali online come Airbnb. Nel 2017 secondo una ricerca del Laboratorio dati economici storici territoriali (Ladest) dell’Università di Siena il 25 per cento delle case nel centro storico è affittato ai turisti utilizzando la piattaforma nata in California. La città si è riempita di turisti ma svuotata di abitanti. E il grande evento non può che aver acuito il fenomeno.

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