Diritti
Mani tese alle periferie – Ae 76
A Riva del Garda dal 4 al 6 novembre il convegno internazionale di Mani Tese: dedicato a un mondo sempre più diviso tra chi sta al centro e chi sta ai margini Un mondo sempre più diviso tra pochi centri…
A Riva del Garda dal 4 al 6 novembre il convegno internazionale di Mani Tese: dedicato a un mondo sempre più diviso tra chi sta al centro e chi sta ai margini
Un mondo sempre più diviso tra pochi centri e immense periferie, questa è la nuova geografia della globalizzazione: gli squilibri non si misurano più con le distanze tra il Nord e il Sud del mondo ma hanno messo radici anche da noi, con il precariato, l’emigrazione, l’emarginazione. A questa riflessione Mani Tese dedica il convegno internazionale “Chi (è) global? Cittadini di un mondo tra centri e periferie”, che si tiene a Riva del Garda, dal 4 al 6 novembre, dopo quello di grande successo che si tenne a Firenze nel 2002 e che vide la partecipazione di oltre 1.600 persone.
Nata nel 1964, Mani Tese è una delle più interessanti organizzazioni non governative italiane: un’associazione di volontariato che fa cooperazione in una quindicina di Paesi, in Africa, in Asia ed in America Latina. La spina dorsale di tutto questo lavoro sono appunto una quarantina di gruppi, la maggior parte nel Centro Nord Italia, e oltre settecento volontari. Ma anche nel Sud del mondo operano una decina di organizzazioni, oltre a diversi partner locali.
I volontari di Mani Tese si sporcano le mani, da Catania a Trento, da Fossano (Cuneo) a Trieste. Da quarant’anni raccolgono l’usato casa per casa per cederlo nei mercatini, riciclano ferro, stracci e toner di stampanti, sgomberano soffitte. Riutilizzano sfruttando la fantasia: riadattando vestiti usati il gruppo di Massa Finalese (Mo) ha organizzato, e con successo, sfilate di moda e di raccolta fondi. L’ultima a Carpi, “Cocco Chanel”, è stata ripresa dalle telecamere di Arcoiris (www.arcoiris.tv). In una dozzina di città -l’elenco completo è su www.manitese.it- ci sono i mercatini dell’usato, riuniti dall’ottobre 2004 nella cooperativa sociale “Mani Tese onlus”. Il legame tra “l’usato” e i progetti nel Sud è diretto: la raccolta finanzia i progetti e ogni anno decine di volontari, pagando di tasca propria, vanno nei Paesi in via di sviluppo per viaggi di conoscenza o missioni di monitoraggio. L’incontro “diffuso” con il Sud del mondo si moltiplica in decine di incontri (e racconti) tra le tante Mani Tese d’Italia. A luglio c’è stata una “scuola politica” di tre giorni sui temi del commercio equo e del commercio internazionale seguita da quattro giorni di “Manifesta”, la festa nazionale, e il 16 e 17 settembre un seminario sui progetti. “L’usato” non serve solo a finanziare le attività (sensibilizzazione, campagne) in Italia e i progetti di sviluppo nel Sud del mondo (nel 2005, comunque, ha rappresentato il 20% del fatturato totale: altri fondi arrivano da donatori privati, dal ministero Affari esteri e dall’Unione Europa, anche se i fondi pubblici sono in calo, vedi box): la promozione della sobrietà e di un altro modello di consumo è nel dna di Mani Tese. Oltre ad esperienze di vita comunitaria permanente come il centro Sieci sulle colline vicino Firenze (vedi AE n. 60, aprile 2005), dagli anni ‘70 Mani Tese organizza i campi estivi di studio e lavoro. Dieci, quindici giorni in cui una trentina di giovani condividono sobrietà e impegno, volantinaggi e “raccolte”, approfondendo insieme un tema d’attualità. Nel 2006 i campi sono stati una dozzina e i “campisti” quasi 150.
Forte anche l’impegno locale dei gruppi e dei volontari: in Toscana (a Firenze, Lucca e Siena) si lotta contro la privatizzazione dell’acqua e a Mestre contro il Mose insieme al Venezia Social Forum; i “manitesini” di Torino sono nel movimento No Tav e quelli di Napoli lavorano con Alex Zanotelli nel quartiere Sanità. È l’autonomia: solo un paio di volte l’anno i gruppi scendono in piazza per le campagne promosse dalla sede nazionale, per il resto lavorano autonomamente sul territorio. Campagne locali si trasformano in nazionali e l’impegno di Mani Tese nel Forum dei movimenti per l’acqua e nel consiglio direttivo del Comitato italiano per un contratto mondiale dell’acqua ne è un esempio. Nel 2005 una novantina di volontari -formati nei corsi organizzati dal Centro ricerca per l’educazione allo sviluppo (Cres) di Mani Tese- sono intervenuti nelle scuole di tutta Italia, dalle elementari alle superiori, con lezioni su cooperazione, fame, squilibri, stili di vita. I volontari governano l’associazione: sono la maggioranza dei 250 soci di Mani Tese. Sono loro che votano il programma associativo ed eleggono il consiglio direttivo di 9 membri.
Gianluca Viaggi, il presidente in carica, di professione è un bancario di Massa Finalese, ed è volontario del gruppo locale da una decina d’anni. Presidente e consiglieri sono volontari, restano in carica un triennio e non sono rieleggibili per più di tre mandati. Altri volontari nominati dal consiglio sono i membri dei quattro comitati consultivi -attività esterne, attività interne, progetti, comunicazione- che sostengono chi lavora nella segreteria nazionale di Milano: una ventina di persone (molte sono anche volontari in un gruppo locale) che hanno il compito di tessere la tela del (complesso) mondo di Mani Tese. Per chi volesse saperne di più, ogni mese l’associazione si racconta in un giornale, stampato e distribuito in 30 mila copie tra sostenitori e donatori. Il mensile è una foto in movimento, come Mani Tese, con un occhio al Sud del mondo ma i piedi ben piantati nelle periferie del nostro Nord, nella polvere della storia.
Chi (è) global?
Gli abbonati ad Altreconomia ricevono a casa insieme a questo numero il pamphlet “De globalizzazione” (a sinistra), curato da Mani Tese. È una sorta di manifesto del convegno “Chi global? Cittadini di un mondo tra centri e periferie” che si terrà a Riva del Garda (Trento) dal 4 al 6 novembre. Tra i relatori Samir Amin, Alex Zanotelli, Nicola Bullard, Innocenzo Cipolletta, Laura Carlsen, Danilo Zolo, Tonino Perna, Alessandro Volpi, Marco Revelli, Sabina Siniscalchi. Una sessione speciale del convegno è dedicata agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Per informazione e iscrizioni (e per i lettori che volessero ricevere altre copie del libretto): numero verde 800 552456; e-mail chiglobal@manitese.it; www.manitese.it.
Dai cieli dell’utopia…
“Dai cieli dell’utopia alla polvere della storia” è il titolo dell’ultimo convegno internazionale di Mani Tese (Firenze, 2002) al quale hanno partecipato oltre 1.600 persone. Ma negli anni ’60 e ’70 Mani Tese è stata protagonista anche di mobilitazioni e marce. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle marce per il diritto al cibo, per una legge nazionale sulla cooperazione, per la partecipazione dei Paesi del Terzo Mondo all’economia internazionale. Chi ha 50 anni ha sentito parlare per la prima volta di cooperazione allo sviluppo forse proprio grazie a queste marce. Un’opera di divulgazione, denuncia e pressione che oggi continua con le centinaia di iniziative di animazione e formazione.
Micro-azioni di grande qualità
Sono una quindicina i Paesi (in Africa, America Latina ed Asia) in cui Mani Tese sostiene e finanzia progetti di sviluppo. Tutti sono realizzati da partner e personale locale. L’ong, a differenza di quasi tutte le altre di questa dimensione, non ha personale italiano espatriato: i progetti vengono visitati una o due volte l’anno dai capi area, che lavorano nella sede di Milano. Più di duemila i progetti realizzati dal 1964 ad oggi. Per lo più si tratta di interventi di modesta entità economica, realizzati e gestibili a livello comunitario: le micro-azioni non cambiano il mondo ma. come dicono quelli di MT, hanno contribuito a migliorare le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone. Per storia e scelte Mani Tese ha sempre coltivato la propria indipendenza, anche economica: solo il 25 per centro delle entrate viene da fondi dell’Unione Europea o del Mae (il ministero degli Affari esteri); il resto arriva da privati e dalle raccolte fondi sui singoli progetti. Quasi 5 milioni di euro il “fatturato” 2005, di cui un milione e 858 mila euro raccolti da privati per i progetti. Negli ultimi anni l’assemblea dei soci ha adottato regolamenti restrittivi rispetto ai finanziamenti da fondazioni bancarie (i gruppi locali possono “stoppare” le richieste se ci sono dubbi sulla coerenza etica dell’istituto di credito: è successo, ad esempio, a Torino con S.Paolo Imi) e sulle sponsorizzazioni (su cui vigila una comitato ad hoc).