Diritti
L’omicidio di Gheddafi e il trionfo della menzogna
L’uccisione di Gheddafi a Sirte getta un tragico fascio di luce sulla spaventosa ipocrisia dell’occidente e quindi sull’intrinseca fragilità di sistemi "democratici" (ma usare questa parola è sempre più imbarazzante) che si pretende di indicare come un modello e di imporlo sulla…
L’uccisione di Gheddafi a Sirte getta un tragico fascio di luce sulla spaventosa ipocrisia dell’occidente e quindi sull’intrinseca fragilità di sistemi "democratici" (ma usare questa parola è sempre più imbarazzante) che si pretende di indicare come un modello e di imporlo sulla punta dei cannoni, negando alla radice le premesse di ciò che intendiamo per democrazia: cioè libertà, giustizia, legalità.
L’intera vicenda libica e questa sua feroce conclusione, con l’uccisione dell’ex dittatore ad opera di un nuovo regime del quale si sa ben poco (ma sono già note torture, abusi, soprusi), rende grotteschi i richiami retorici ai diritti umani, al diritto internazionale, alla giustizia, alla democrazia. Sarà difficile risollevarsi da questo abisso di violenza e protervia.
I commenti soddisfatti di queste ore stridono poi in maniera impressionante con le geremiadi ascoltate in questi giorni per "le violenze di Roma": chi ha pontificato pretendendo nonviolenza dagli altri, che cosa ha da dire oggi? Perché non si scaglia contro la Nato, i governi occidentali, il nuovo regime libico che hanno distrutto migliaia di vite prima di giungere a questo barbaro epilogo?
Vale la pena leggere questo testo scritto nei giorni scorsi da Carlo Gubitosa, un attivista che la nonviolenza la conosce e cerca di praticarla tutti i giorni, non a comando. Capitini insegnava che uno dei cardini della nonviolenza è la nonmenzogna e mai come in questi frangenti si capisce quanto fosse vera e profonda la sua indicazione.