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Logistica e consumo di suolo: il caso dell’ultima zona agricola del Comune di Verona
In una delle Regioni più cementificate d’Italia è a rischio l’area della Marangona, superficie di 150 ettari a Sud-Est di Verona, circondata dalla A4 e dalle due linee ferroviarie direzione Bologna e Mantova. Tutelata dal 1975 vede incombere il progetto di una nuova strada e di un centro logistico. I comitati contestano le scelte della Giunta Tommasi e respingono le compensazioni promesse: “operazione di facciata”
L’ultima zona agricola del Comune di Verona è a rischio per la progettata costruzione di una nuova strada e di un centro logistico. Scenario che aggraverebbe il consumo di suolo già elevatissimo in una delle città più cementificate del Veneto e d’Italia.
Stiamo parlando della Marangona, un’area triangolare di 150 ettari nella parte Sud-Est circondata a vista d’occhio dall’autostrada A4 e dalle due linee ferroviarie direzione Bologna e Mantova.
È al centro del dibattito politico locale dopo che il 17 maggio di quest’anno la giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Damiano Tommasi ha ratificato l’Accordo di programma che permetterebbe la costruzione su una parte dell’area di un centro logistico e produttivo gestito dalla multinazionale belga Vgp. L’approvazione è avvenuta nonostante il voto contrario dell’assessore al Bilancio, Michele Bertucco, ex presidente locale di Legambiente, e le proteste di varie associazioni ambientaliste e dei comitati di cittadini che chiedevano (e chiedono tuttora) di essere coinvolti nel processo decisionale.
Inoltre, nell’ottobre 2023 il Comune, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la società A4autostrada Spa avevano siglato un accordo per la realizzazione della strada di Gronda dal costo stimato di 53 milioni di euro, un collegamento a due corsie per senso di marcia tra la tangenziale Sud e la bretella T4-T9 che taglierebbe a metà la Marangona.
Vicina all’interporto Quadrante Europa, il più grande centro di smistamento merci italiano, e alla Zona agricolo industriale (Zai) storica della città, ben visibile dai campi agricoli, la Marangona si trova in una posizione strategica della città. Per questo motivo l’area è stata vincolata fin dal 1975 con una legge espropriativa presentata dal consorzio Zai (partecipato dalla Camera di commercio, dal Comune e dalla Provincia di Verona) che dichiarava l’urgenza e l’indifferibilità dello sviluppo della zona e indicava il consorzio come unico possibile acquirente dei terreni dei residenti.
Nel corso degli anni sono state presentate varie proposte per edificare quest’area, mai concretizzate, fino a quando nel settembre del 2020 la giunta di centrodestra dell’allora sindaco Federico Sboarina ha firmato un Accordo di programma per lo sviluppo della Marangona che è stata suddivisa in cinque ambiti dei quali solo uno, Corte Alberti, destinato alla logistica.
Quest’ultimo ambito verrà infatti gestito dall’azienda Vgp, costruttrice di immobili logistici e semi-industriali, che ha confermato ad Altreconomia di aver firmato un accordo nel 2019 con il Consorzio Zai per l’acquisizione di Corte Alberti. Secondo un masterplan redatto dalla Vgp nel 2020 e disponibile online, l’azienda dovrebbe costruire un business park produttivo e logistico di circa 76mila metri quadrati suddiviso in quattro corpi edilizi e piattaforme logistiche e produttive su un’area complessiva di circa 147mila metri quadrati.
La Vgp ha dichiarato che il suo progetto “migliorerebbe in modo sostanziale lo stato di degrado e di abbandono dell’area e creerebbe verde e servizi pubblici di collegamento al centro di Verona”.
Attualmente però l’area viene gestita dall’azienda agricola biologica Tomelleri. “Dal 1997 affitto regolarmente circa 150mila metri quadrati di terreno dal Consorzio Zai e lo rinnovo ogni anno senza particolari problemi. Non sono mai stato avvisato dal Consorzio della possibile vendita di Corte Alberti che metterebbe in difficoltà la mia azienda e mi costringerebbe a cercare nuovi terreni”, racconta Francesco Tomelleri, mostrando i campi coltivati a foraggio per i suoi capi bovini.
Le procedure di approvazione per l’edificazione della Marangona hanno suscitato la perplessità di alcune associazioni, come il comitato Verona polis presieduto da Giorgio Massignan, ex assessore alla Pianificazione territoriale nel 1992-1993.
Come detto la Giunta Tommasi ha ratificato a maggio un Accordo di programma molto simile a quello approvato dall’ex sindaco Sboarina, aggiungendo però la variante urbanistica al Piano degli interventi nella quale sono presenti i cinque Ambiti unitari d’intervento con le rispettive destinazioni d’uso. L’accordo del 2024 prevede che quattro ambiti vengano sottoposti a un Piano urbanistico attuativo (Pua) e uno, quello di Corte Alberti, ad un sistema semplificato e più veloce di approvazione, ovvero il Permesso di costruire convenzionato.
“In questi mesi il Comune sta compilando il nuovo Piano d’assetto territoriale (Pat), ovvero il piano regolatore che presenta una mappatura urbanistica della città e programma gli interventi futuri. Per quale motivo l’edificazione della Corte Alberti che avrà un significativo impatto ambientale non è presente all’interno del Pat ma viene approvata tramite una procedura semplificata?”, chiede Giorgio Massignan.
Inoltre per costruire sull’area della Marangona il Comune dovrebbe rispettare alcune norme regionali, in particolare il Piano d’area quadrante europa (Paqe), un regolamento del 1999 sullo sviluppo del territorio intorno all’interporto che ne indicava le finalità d’uso in “attività ad alto valore innovativo”.
Il Paqe è stato preparato quando la crescita industriale a Verona stava volgendo al termine, infatti negli anni successivi molte aziende presenti nella Zai hanno chiuso o si sono convertite al settore terziario e commerciale. “Nonostante i cambiamenti dell’economia locale, il Comune di Verona non ha mai chiesto alla Regione di modificare o aggiornare le indicazioni del Paqe -continua Massignan-, un documento vago che non tiene conto degli impatti ambientali”.
Nell’area della Marangona dovrebbe passare anche la strada di Gronda, un collegamento pensato per diminuire il traffico nella parte Sud e Ovest della città. Quest’anno sono partiti i lavori di progettazione, l’anno prossimo ci saranno gli studi di fattibilità e le autorizzazioni tecniche, per poi realizzare una strada dalla lunghezza di 3,4 chilometri.
Secondo le previsioni del Comune dalla costruzione della Strada di Gronda dovrebbero beneficiarne il Quadrante Europa e la zona della Marangona, per il tramite di un collegamento di fatto per il suo sviluppo logistico. Tuttavia quest’ultima verrebbe trasformata definitivamente dal passaggio di questa strada, facendole perdere i terreni agricoli.
Per rispondere alle critiche dei gruppi ambientalisti, lo scorso 8 luglio la Giunta Tommasi ha approvato una delibera per la redazione di un masterplan sulla Marangona, un documento programmatico che indica le destinazioni d’uso per i quattro ambiti ancora da assegnare, che dovranno essere legate all’innovazione e alla ricerca tecnologica. Anche lì è indicato che Corte Alberti venga destinata al settore logistico.
Le indicazioni presenti nel masterplan prevederebbero l’aumento delle aree verdi dal 40% al 50% del totale, ovvero circa 450mila metri quadrati, la realizzazione lungo l’autostrada di una fascia ampia 100 metri di alberi, la costruzione di una pista ciclabile che colleghi i due forti di epoca risorgimentale (Azzano e Gisella) situati vicino alla Marangona.
I comitati però criticano queste proposte sottolineando come la creazione di aree verdi sia un’operazione di facciata, poiché per legge è prevista una fascia di rispetto di 60 metri non edificabile a fianco delle autostrade, e perciò l’area destinata alla piantumazione ha un basso valore economico.
“Nel masterplan sono presenti molte promesse che difficilmente verranno mantenute, la perdita di un milione di metri quadrati di terreno agricolo per costruire strutture industriali non verrà compensata da una pista ciclabile o dalla presenza di piccole aree verdi”, sostiene Giorgio Lonardi del comitato Verona Sud.
La costruzione di parte della Marangona aggraverebbe come detto all’inizio il consumo di suolo nell’area di Verona, un fenomeno in costante aumento secondo i dati sul Veneto raccolti e pubblicati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Nel 2022 la provincia di Verona è stata la seconda a livello nazionale per aumento del territorio cementificato, pari a 296 ettari, e il Comune di Verona risulta il secondo in Veneto per incremento del consumo di suolo (più 29,7 ettari), legato principalmente all’apertura di 15 cantieri dell’Alta velocità e di otto progetti logistici.
Proprio quest’ultimo settore è stato uno dei fattori principali dell’aumento della superficie edificata in Veneto, poiché per costruire strutture logistiche sono stati cementificati 772 ettari nel periodo 2006-2022. Il territorio veronese è quello maggiormente segnato in termini di dimensioni degli interventi, per esempio in alcuni Comuni della provincia nel 2022 sono stati consumati importanti quantità di suolo da progetti logistici, come i 14 ettari a Oppeano e Vigasio o i nove ettari a Cerea.
L’espansione di questo settore e il relativo consumo di suolo preoccupano i comitati dei cittadini che chiedono di essere inclusi nella progettazione urbanistica e avanzano una proposta. “Nella zona industriale accanto alla Marangona alcuni membri del comitato hanno censito una decina di capannoni abbandonati che potrebbero essere riqualificati e utilizzati anche per centri logistici”, conclude Giorgio Lonardi indicando alcuni capannoni. “Chiediamo al Consorzio Zai di considerare questa ipotesi creando alla Marangona solamente degli spazi verdi per la cittadinanza come parchi e ciclabili che mancano in questa parte della città”.
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